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30. ALBINA E MARIA ANTONIETTA

RIFLESSIONI IN TEMA DI CONSAPEVOLEZZA – II PARTE

Al termine del primo colloquio con M. Antonietta, operatrice olistica in un qualificato centro medico di Mantova, le chiedo di poter conoscere, durante il successivo incontro, sua madre: la signora Albina.

M. Antonietta è una splendida donna di 25 anni, molto femminile, dolce ed intuitiva nella comunicazione. Il comportamento è aggraziato. Stupisce pertanto il sintomo che porta al primo colloquio: crisi bulimiche ricorrenti con successivo vomito forzato che si procura per evitare “di assorbire nel suo corpo fisico” il cibo ingerito in modo compulsivo. Condivide la visione dell’uomo tripartito, costituito di corpo, mente ed 30_01anima. E’ convinta dell’esistenza dei corpi sottili e delle forme pensiero.

Riferisce di essere consapevole dei meccanismi psicodinamici alla base dei suoi sintomi, ma è più forte di lei non riuscire a controllarsi.

Certamente le sono stati utili i tre ricoveri in cliniche private, specializzate in disturbi dell’alimentazione ed i diversi anni di psicoterapia (psicodinamica prima e cognitivo-comportamentale successivamente). E’ grazie a queste terapie che ora ha una vita professionale appagante ed una relazione affettivo-sessuale soddisfacente con un compagno, coetaneo, con cui convive.

Ma nonostante tutto ciò il sintomo persiste e mi chiede di aiutarla a controllare le sue emozioni quando si scatenano, “costringendola”, come in uno stato confusivo-compulsivo, alla bulimia con successivo vomito.

All’età di 19 anni, contro la volontà di tutti i suoi familiari, “ha rotto un fidanzamento ufficiale, voluto dalla madre e dalla nonna, con un benestante coetaneo e compaesano di Rossano Calabro, in Calabria”. La sua ribellione al codice d’onore della famiglia le ha causato, per diversi anni, ritorsioni e minacce.

Così mi riferisce: “Sono ancora piccola, ho bisogno della mia famiglia e di mia madre. Non riesco a sopportare l’ostilità dei miei parenti. I miei genitori mi hanno lasciato dai nonni, in Calabria, per cercare lavoro al Nord. Io avevo tre anni. Da allora temo l’abbandono ed ho sempre bisogno di molto amore. So che i miei problemi sono legati a questi due traumi. Dentro di me c’è una bambina ferita, di tre anni d’età, ed una adolescente di 14/15 anni non riconosciuta nel suo bisogno di autonomia dalla famiglia. E’ lì l’origine di tutto. Ma è più forte di me ingurgitare il cibo e poi vomitarlo”.

29_01E’ evidente che M. Antonietta ha un Io normostrutturato ed il suo livello di consapevolezza è elevato. Su queste basi solide è possibile cercare soluzioni terapeutiche più profonde e intervenire sul piano dell’anima e delle energie sottili. Per questo motivo le chiedo di conoscere sua madre.

La signora Albina accoglie cortesemente la mia richiesta e si presenta con la figlia M. Antonietta al secondo colloquio. E’ una signora gradevole, di bell’aspetto. Ostenta un atteggiamento allegro e socievole. E’ disponibile a collaborare per aiutare la figlia. Mentre mi parla della sua vita mi trasmette la sensazione che soffra di depressione mascherata da sintomi fisici e da un comportamento che la porta a controllare le relazioni affettive. Un meccanismo inconscio in base al quale, esercitando un potere che la rassicura da abbandoni o da cambiamenti di ruolo, inconsciamente manipola la relazione con la figlia costringendola “ad uno stretto abbraccio” che toglie libertà e autonomia di movimenti.

La sua biografia giustificherebbe questi comportamenti inconsci. Nasce in una famiglia numerosa (quartogenita di sei fratelli) e povera. Suo padre, dopo aver tentato l’occupazione come pastore nell’entroterra di Rossano Calabro, di fronte al dramma della morte delle sue pecore per una epidemia influenzale, legata ad una terribile annata di freddo e maltempo, decide di emigrare in Germania per cercare lavoro. Vi rimane per oltre 30 anni. E’ ben comprensibile pensare che la piccola Albina abbia convissuto con stati d’animo di paura per le difficoltà economiche, l’assenza del padre, la precarietà della vita…

Si sposa per modificare queste condizioni di vita, ma dopo pochi anni si ripete la solita storia. Il marito, piccolo imprenditore edile, si trova a perdere il lavoro. A fallire per varie circostanze negative. Si ripresenta la stessa situazione vissuta con il padre da piccola: emigrare per cercare lavoro.

Albina segue il marito nel trasferimento al Nord ed “abbandona” la figlia, M. Antonietta, bambina di tre anni alla nonna, affinché la accudisca. Considerato il livello di consapevolezza raggiunto da M. Antonietta, soprattutto acquisito grazie alle psicoterapie precedenti e stimolato dalla sofferenza, unitamente alla valutazione clinica della struttura dell’Io, decido di intervenire, tecnicamente, sul piano dell’anima.

Favorisco uno stato di concentrazione meditativa. Applico una pulizia delle forme pensiero e creo una “atmosfera” interpersonale che interconnette i loro corpi sottili più elevati (corpo mentale superiore). E’ M. Antonietta che interrompe per prima il silenzio creato appositamente nel setting terapeutico. Così si esprime, rivolta alla mamma: “Mi dispiace, ti perdono, ti ringrazio e ti voglio bene. Il mio bisogno di mamma e di famiglia mi tengono legata a te e viceversa. Le tue paure per la vita divengono le mie e viceversa. Da lì parte poi il mio disturbo con l’alimentazione”.

Poi mi guarda e mi chiede: “ Dottore sono pronta, mi assumo la responsabilità della mia vita, mi aiuti a trasmutare le emozioni negative della rabbia e della paura”. Su queste basi è ora molto facile, tecnicamente, usando gli strumenti dell’immaginazione e il potere “numinoso” degli archetipi, aiutarla a trasformare le emozioni negative in qualità dell’anima…