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31. MALATTIE E TRASMUTAZIONE DELLE EMOZIONI NEGATIVE – PARTE 1

La sclerosi sistemica progressiva o sclerodermia è una malattia che colpisce diffusamente il tessuto connettivo con tendenza a deposizione di calcio nei tessuti lesi. Prevalentemente è colpito il connettivo cutaneo e sottocutaneo e quello degli organi interni. Con andamento lento e progressivo, con fasi infiammatorie transitorie, porta ad una sclerosi atrofica diffusa.

La causa della malattia è tuttora sconosciuta. Numerosi dati clinici e laboratoriali ipotizzano un suo stretto collegamento con eventi eziopatogenetici che creano squilibri nel sistema immunologico. Numerosi studi medici documentano, in modo inequivocabile, l’esistenza di uno stretto rapporto tra stress, emozioni negative e alterazioni del sistema immunitario. Per questo motivo la terapia medica della sclerodermia viene spesso affiancata da un supporto psicologico per il paziente con l’obiettivo di aiutarlo a saper gestire le componenti emozionali patologiche nella propria vita affettiva e gli eventi stressanti.

31_postIn quest’ottica di possibili correlazioni tra psiche e soma e di adempimento professionale a richieste di psicoterapia d’appoggio, ho avuto modo di interagire terapeuticamente con numerose persone affette da sclerodermia, prevalentemente donne tra 30 e 50 anni d’età.

L’aspetto di queste donne affette da sclerodermia è sempre molto particolare: presentano una cute rigida, anelastica, atrofica, pallida. Soprattutto le mani, i piedi, il viso ed in particolare la fronte e la regione perilabiale ne sono colpite.

Solamente con due di queste pazienti, conosciute in vari anni di attività professionale, mantengo tuttora una relazione terapeutica: Mariangela e Roberta.

Quando le ho incontrate al primo colloquio Mariangela soffriva di gravi ulcerazioni alle dita delle mani e ricordo che Roberta mi mostrava piangendo le sue mani con varie dita bloccate in modo irreversibile in uno stato di flessione. Tutte le pazienti che ho conosciuto soffrivano di dolorose artralgie con osteoporosi. Presentavano gravi atrofie delle ossa delle mani. Molte lamentavano disturbi esofagei e rallentamenti della peristalsi intestinale.

Due di esse, tra cui Mariangela, sono portatrici di un normalizzatore elettrico dei battiti cardiaci in quanto la malattia ha interessato il cuore.

Per molte di esse ho avuto modo di osservare per vari anni l’andamento clinico e laboratoriale della loro malattia. Il decorso si è presentato cronico, con riesacerbazioni e remissioni alternanti; progressivamente ingravescente fino a rendere impossibili i movimenti delle mani, a provocare ulcerazioni, complicazioni infettive e compromissioni della funzionalità cardiaca, respiratoria e renale.

Parlare, nel setting psicoterapico, dei loro rapporti interpersonali, della vita familiare o lavorativa, dei fattori di stress subiti, delle loro, più che comprensibili angosce per l’andamento della malattia… non è servito a modificare il progressivo processo di atrofia.

Nei testi di medicina è scritto “in casi rarissimi l’evoluzione della malattia si arresta” (Teodori).

La personale esperienza mi porta a condividere questa affermazione ma, al tempo stesso, a rilevare che in due pazienti affette da sclerodermia (Mariangela di Bolzano e Roberta di Salò), rispettivamente in trattamento psicoterapeutico da cinque anni e da due anni, presentano in modo persistente una stazionarietà dei sintomi, per altro molto aggressivi all’inizio del processo terapeutico, e della malattia nel suo complesso.

A differenza delle altre pazienti hanno entrambe intrapreso un percorso psicologico-spirituale per imparare a trasmutare le emozioni negative in opportunità per sviluppare le qualità dell’anima.

Mariangela ha 53 anni. Suo padre era un notissimo uomo politico ed un capace imprenditore. Di lui ricorda in particolare le minacce che spesso subiva da ignoti, e due terribili episodi durante i quali alcune bottiglie molotov erano state lanciate nelle finestre di casa per intimorirlo.

La paura, le reazioni aggressive, i momenti di collera incontrollata, l’ipocondria sono state le caratteristiche emotive costanti nella sua vita.

Ricorda che i primi sintomi della sclerodermia hanno coinciso con il terrore che si viveva in casa per le minacce che il padre subiva. Inoltre, in quel periodo aveva patito una dolorosissima delusione a seguito di un innamoramento non corrisposto.

Roberta era una donna sana e felice al momento del suo matrimonio. Poi, costretta a subire la convivenza con la madre ed il fratello del marito, è “iniziato il calvario”, così riferisce. “Ogni giorno subivo umiliazioni e disconoscimenti. Mio marito mi ha messo al secondo posto rispetto alla sua famiglia d’origine. Dal ritorno dal viaggio di nozze ho iniziato a reprimere in me il rancore e non riuscivo a manifestare la mia infelicità”.

Tra le pazienti affette da sclerodermia, solamente Mariangela e Roberta hanno accolto la mia proposta di un percorso di crescita spirituale oltre al supporto psicologico. Ora hanno acquisito consapevolezza delle loro ferite emotive; praticano regolarmente la meditazione silenziosa, contemplano la natura, pregano, hanno sviluppato la compassione ed un atteggiamento d’amore incondizionato per la vita. Sanno portare le loro emozioni negative nel “Maestro del cuore” per trasmutarle.

Mi auguro che possano rientrare nella frase riportata nel trattato di medicina del Teodori, a proposito dei malati di sclerodermia: “Sono rarissimi i casi di sclerodermia in cui l’evoluzione della malattia si arresta”…