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13. RICONOSCERE E NEUTRALIZZARE CHI CI RUBA ENERGIA

CENTRATURA EMOTIVA: RICONOSCERE E NEUTRALIZZARE CHI CI RUBA ENERGIA

Quante volte è capitato di sentirci deboli e sfibrati, percependo un calo di energia vitale, senza una causa apparente? Un maremoto di sensazioni spiacevoli capaci di far crollare gli argini che nel tempo avevamo fissato come punti fermi e di equilibrio?

Da esperti marinai, non di rado, cediamo inconsapevolmente il comando al mondo circostante, permettendogli di dirigerci nel bene e nel male e, di conseguenza, di derubarci linfa preziosa. Questo accade soprattutto quando siamo in presenza e intratteniamo rapporti con “ladri di energia”, detti anche “parassiti psichici”, persone che attingono alle nostre risorse interiori sfibrandoci profondamente con la loro sola presenza. Questi sono individui che con i loro bisogni, le loro continue richieste invadono il campo personale dell’altro, soprattutto quando questo è una persona sensibile, che per timore di deludere chi lo circonda diviene “complice” delle sottili manipolazioni affettive che ripetutamente gli vengono inferte sotto forma di lamentela, di commiserazione e compatimento.

I ladri di energia attingono alle nostre riserve psichiche trovandone beneficio, nel momento in cui si è ignari della loro presenza nella nostra esperienza quotidiana. Quanti di noi agiscono costantemente in funzione degli altri e non per sé? Quanti di noi hanno bisogno di rassicurazioni e consigli continui da persone che non li hanno chiari, in primis, per se stessi? Mantenere queste presenze centrali nella nostra vita, invece di donarci stabilità, drena forza indispensabile per dirigerci verso ciò che abbiamo più a cuore.

Però, attenzione! Non basta solo il contatto coatto e ravvicinato o il perpetuo assecondare le loro richieste per derubarci!

Nel dinamico mondo dei quanti di comunicazione non locale, anche il semplice richiamo psichico è in grado di produrre un dispendio di energia, togliendoci la possibilità di occuparci di cose che riguardano esclusivamente noi. Facciamoci caso: quanto tempo il nostro panorama mentale è impegnato nella ruminazione di pensieri nei confronti di chi ci chiede attenzione, oppure di chi non tolleriamo, ma a cui non sappiamo dire di no, pena il giudizio? Questo processo si realizza a prescindere dal luogo, e non necessita della presenza effettiva dell’altro, poiché ci accordiamo istantaneamente attraverso la sfera energetica dei sentimenti, dei pensieri e dei nostri stati d’animo.

Immaginiamo il nostro corpo come una ricetrasmittente che emette messaggi e che, allo stesso tempo, riceve informazioni da parte dell’ambiente. Il trarre informazioni non è un processo statico in quanto durante il passaggio le frequenze in entrata si andranno ad accordare inscindibilmente con quelle contenute nel ricevitore. Quando risuoniamo con le basse frequenze vibratorie di queste persone, ciò che avvertiremo a livello di primo malessere sarà uno stato d’animo disturbante. Esso, in quel momento, veicola il messaggio circa l’energia che ci sta toccando, o ancor meglio, ci informa che le basse frequenze con cui abbiamo contatto, fisico o psichico, si stanno accordando alle nostre e che, pian piano, sintonizzandoci in modo continuativo con fonti di emittenza difformi, si creerà una guaina di energia spuria nel nostro campo energetico vitale, impedendoci di ricollocarci e di richiamare vibrazioni alte. Compiutamente questo significa bloccarsi per aver dato accesso a frequenze disarmoniche, la cui ampiezza andrà a toccare tutto ciò con cui entrerà in contatto, compreso il nostro corpo fisico che, con il tempo, manifesterà lo scompenso energetico sotto forma di indebolimento e carenza di forze.

La consapevolezza diviene fondamentale al fine di riconoscere e neutralizzare queste energie. Ma come fare?

La risposta potrebbe snodarsi prendendo come esempio l’arte del “Tai Chi Chuan”, antica disciplina psicofisica cinese basata sui principi della filosofia taoista dello Ying-Yang, l’eterna alleanza degli opposti. Nata come sistema di autodifesa, Tai Chi Chuan significa letteralmente “suprema arte di combattimento” e si basa sul controllo e la difesa dalla forza, ovvero opporsi alla potenza meccanica, ma non usando altra forza, ma al contrario la fluidità, la morbidezza, l’impermeabilità, centrandosi sulle proprie radici, nonostante l’energia del mondo e di chi circonda si muova e ci tocchi continuamente.

Proprio prendendo spunto da quest’antica arte, possiamo capire, che sebbene tutto si muove intorno a noi, la nostra energia può rimanere ferma e centrata. Dove? Su sentimenti, valori e convinzioni positive, aspetti che sono funzionali all’evoluzione e alla crescita, malgrado chi ci circonda veicoli messaggi negativi. Sta a noi avere la capacità di rimanere immobili con le nostre strutture fondanti, ben piantate a terra dando attenzione a sé e non facendosi influenzare. L’immobilità nel Tai chi, come nella vita, è solo una conseguenza di un’azione di fluidità e di morbidezza in risposta agli stimoli esterni. Difatti ciò ci insegna a “neutralizzare l’avversario” (energia che impatta su di noi) molto più facilmente essendo fluidi, piuttosto che contratti, imparando a percepirlo e a conoscerlo e lasciando che la sua energia scorra senza trattenerla, così che non ci derubi di risorse preziose.

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Carmen Di Muro

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