Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

14. DOVE FINISCE IL CAMPO DELL’ALTRO E DOVE INIZIO IO?

Immaginiamo un’altalena, che nel suo movimento oscilla da una parte all’altra rimanendo centrata sull’asse della struttura che le permette di essere bilanciata nel suo moto fluttuante. Stesso vale per noi, esseri straordinari di anima, psiche e corpo, che nel nostro continuo procedere siamo sintonizzati con il mondo in uno scambio costante. È questa apertura, che ontologicamente possediamo, a permetterci di essere parte attiva nello splendido viaggio chiamato esistenza e di scegliere la direzione da solcare. Eppure, molto spesso, per quanto a livello razionale possiamo credere di essere autori del nostro percorso di vita, non sempre a livello profondo siamo liberi da quei vincoli invisibili che ci ostacolano rendendo il cammino più arduo da seguire. La vita ci chiama in ogni istante a scegliere chi essere.

Molto spesso, però, ci si ripiega su scelte e obiettivi che non ci appartengono a livello profondo, in quanto modellati velatamente su volontà, scelte, ambizioni degli altri significativi per noi, da cui traiamo la nostra stabilità personale. E su questi planiamo figurandoci una falsa immagine, specchio di ciò che ci rimanda l’esterno e non l’interno. Lo scarto tra ciò che realmente siamo, e ciò che invece pensiamo di essere, si nota nel momento in cui non ci sentiamo degni e all’altezza dei nostri sogni. Questi spesso cadono lasciando spazio alla realtà che mostra che siamo stati incapaci nel raggiungere ciò che più avevamo a cuore. Forse non ci abbiamo creduto abbastanza? O forse senza saperlo stavamo scegliendo vie energetiche sbagliate?

Sorgono le ansie, una morsa invisibile ci inchioda, bloccando la nostra totalità e non lasciandoci nessuna via di fuga. L’ansia è una bussola concreta, l’energia di fondo che ci dirotta in quella tensione perenne tra passato e futuro: anticipando ciò che deve venire e, allo stesso tempo, cristallizzandoci nella paura di un passato che non vogliamo rivivere. Essa è frutto di diverse dinamiche interiori e delle relazioni che intessiamo con gli altri, al di sotto della quale c’è sempre un groviglio emotivo celato, che molto spesso viene inibito nel suo manifestarsi, soprattutto quando trova origine nei confronti di “quell’alterità” significativa da cui ci lasciamo sottilmente direzionare e che, senza saperlo, diventa fonte di emozioni sia positive che negative. Quando accade questo, siamo sull’uscio del malessere, dell’instabilità e al cospetto pervasivo di sedimenti emotivi nocivi che compromettono la formazione dei nostri pensieri, che cadono nel circolo vizioso del “non sono capace, non sono all’altezza”.

Infatti, la presenza dominante degli altri molto spesso, più che darci stabilità, ostacola la nostra massima espressione e ci “con-fonde”, rendendoci incapaci di fare scelte autonome e di rivolgere la nostra attenzione sulle priorità. Nel costante incedere, non ci accorgiamo che gli altri prendono il sopravvento. Ciò avviene sempre a livello vibrazionale, in quanto il passaggio delle informazioni, da una fonte all’altra, sotto forma di frequenze è continuativo. Assorbiamo come grosse spugne pensieri, emozioni e ciò che l’ambiente ci invia a livello frequenziale, pensando nella maggior parte dei casi che sia nostro e non di qualcun altro a cui abbiamo dato il permesso di orientare sottilmente la nostra vita per sentirci più al sicuro. Pertanto, dove finisco io e dove inizia l’altro? Questa è la domanda che deve guidarci e farci prendere atto che in questa dialettica costante si gioca gran parte della nostra esistenza.

Queste cariche hanno potere di influenzarci solo nel momento in cui noi gli permettiamo di toccarci per timore di non farcela da soli. Sentirsi confusi e in balia del caos interiore è il segno concreto dell’assottigliamento dei nostri confini energetici che si sono con-fusi con l’energia dell’altra persona. Pensieri, emozioni e sentimenti disturbanti diventano manifestazione e segnale evidente dell’essersi accordati inscindibilmente a quest’energia in entrata. Questo è il processo profondo che ostacola la nostra massima espressione verso la realizzazione e il benessere personale. Come e cosa fare in questi casi?

Fermarsi, dando spazio a quella voce sottile in fondo al nostro petto che svela la nostra profonda sensibilità, imparando a dar ascolto alle sensazioni che ci fanno sentire ad agio nel mondo, così da non perderle, ma farne presenza stabile che ci direziona. Quando il nostro cuore è centrato nella serenità, ogni cosa può compiersi perché non c’è moto del mare altrui che possa scuoterlo, ma al contrario l’acqua calma dell’oceano emotivo permette di generare, rendendoci forti e saldi nella nostra identità così da condurci in vetta.

Carmen Di Muro

Libro-Carmen-di-Muro-Anima-Quantica

14-dimuro

 

 ..

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Lascia un commento con Facebook