Ma non è troppo egocentrico? Torniamo alla questione iniziale: un animo sensibile può trovare un po’ troppo crudele il fatto che, nelle istruzioni di Dio a Noè, non sia nemmeno sfiorata la possibilità di mettere in guardia il prossimo dal disastro imminente. Dio non chiede a Noè di trasformarsi in profeta, in maestro, guru, sacerdote, critico sociale o cos’altro. Gli raccomanda soltanto di preoccuparsi di sé, della sua famiglia: gli dice, a un certo punto, «prendi con te la tua sposa, i tuoi figli e le spose dei tuoi figli» (Genesi 6,19) e tutti quegli animali a coppie – ma nessun altro.
È duro, sì, da accettare; e a guardar bene, decifrando i geroglifici dell’ebraico antico, questa limitazione risulta ancor più stretta. I tre figli di Noè si chiamavano Shem, Kham e Yapheth, e in ebraico significavano: Shem, «il Nome», cioè la facoltà di dare il nome, di intuire il senso delle cose; Kham, «il sole di mezzogiorno», la chiarezza cioè nel pensare e nel decidere; e Yapheth, «l’estendere», la capacità cioè di guardare più oltre, di allargare il tuo orizzonte, i tuoi progetti. Erano dunque tre funzioni fondamentali di Noè, dell’uomo che sa costruirsi un suo linguaggio indipendentemente dalle certezze altrui.
E anche le «spose» non erano donne in carne e ossa. L’espressione «la tua sposa», nei primi capitoli della Genesi, ha sempre un valore simbolico, e rappresenta ciò che non sai di te: ciò che imparerai a scoprire nella tua anima o nelle tue capacità, e che ti cambierà la vita via via che lo scoprirai – ti darà figli, farà nascere cioè nuovi aspetti di te.
Quanto alle coppie di animali, sono simboliche anch’esse: sono l’immagine di tutto ciò che di vivo e fertile puoi trovare nel tuo mondo. Dunque l’equipaggio dell’arca sei sempre e di nuovo tu, soltanto: ciò che tu sai di te, ciò che saprai di te e ciò che per te vale la pena di sapere di quel che ti circonda.
Vengono in mente certe frasi terribili di Gesù: «chi mette mano all’aratro e si volta indietro non è degno del Regno», «lascia che i morti seppelliscano i loro morti» ecc. Insomma, non perdere tempo a cercar di convincere gli altri! Questa durezza è un po’ mitigata dall’idea che Noè sia non un vecchio fortunato di migliaia di anni fa, bensì il simbolo di chiunque sappia essere se stesso. Ma come non sentirsi a disagio, almeno un po’, davanti a un tale disprezzo del repertorio consueto dell’altruismo, della corretta condivisione… E there’s the rub, come diceva Amleto: qui è un incaglio, cioè, su cui conviene riflettere.
«Badate a voi stessi!»
Luca 17, 3
Igor Sibaldi
(continua)
In effetti, caro Igor, questo è il profilo del tuo sistema di pensiero che fatico di più a comprendere, a metabolizzare. Io, io, io, sempre io.
Gli altri come ostacolo, come limite, come trauma, come impedimento.
Gli altri sono anche scoperta, passione, miccia che accende l’energia, specchio per guardarci più a fondo, trampolino per farci saltare più in alto, rottura dei nostri monotoni schemi.
Non so se davvero nei testi biblici sia così forte questo elemento “singolare” a cui assegni tanta centralità. L’antico Testamento è anche e soprattutto la storia di un popolo. Il nuovo, la storia di Gesù e di un gruppo di discepoli. Per quanto mi sforzi, non riesco a vederci questo individualismo così esasperato. Certo, in molti passaggi possiamo trovare questo “badate a voi stessi”. Ma in tanti altri si percepisce un forte senso di comunità. Dopo il deserto, Gesù si sceglie degli amici con cui condividere la sua avventura. Molti dei suoi insegnamenti vengono dal dialogo e non da una riflessione solitaria. C’è un mischiarsi e un compromettersi, più che il chiudersi in un’arca con le proprie personalissime categorie di pensiero.
Non è questione di buonismo, o di altruismo sdolcinato o di attaccamento alla tradizione. È proprio “the rub”, quello che non mi permette di seguirti fino in fondo.
Ciao Igor, non ti puoi ricordare di me, ma io certamente di te! Ti contraddistingue sempre la tua grande capacità di trasmettere , attraverso la traduzione di antiche lingue, i contenuti manipolati di testi sacri , che hanno conservato nei secoli , un messaggio ancora molto attuale ! Ti seguo sempre con interesse. Grazie di cuore, e un saluto cordiale, anna