Anche Amleto voleva salvare e convertire sua madre – che nel dramma di Shakespeare rappresenta anche il popolo oppresso dall’usurpatore – e ci lasciò la pelle. Forse è capitato anche a voi di chiedervi, in questi ultimi tempi, se per parte vostra avevate fatto abbastanza per evitare che questo Paese andasse tanto in rovina.
Io credo che la risposta migliore sia questa: le vicende dei popoli, delle civiltà, obbediscono a forze sulle quali il singolo individuo non ha alcun influsso; non puoi pretendere di cambiarle; viceversa, il tuo compito è crescere in modo che quelle vicende di popoli e civiltà cambino te. «Ti servano i popoli!» come disse Isacco benedicendo Giacobbe (Genesi 27,29).
Sia i periodi belli, sia – soprattutto! – i periodi cupi dei popoli che conosci e ami, servono a far emergere in te qualità, desideri, energie che non sapevi ancora di avere. E la cosa più utile e importante che tu possa fare per la gente è non ignorare, non trascurare, non negare queste tue qualità e desideri ed energie, e continuare a crescere e accorgertene. Nessuno, infatti, cambia in meglio la gente, più di chi si accorga dei cambiamenti che avvengono in lui. Non occorre spiegarli a parole, cercando di tradurli nei linguaggi altrui: quando hai nuove energie e capacità e desideri, e ne gioisci, avviene regolarmente che anche con il tuo modo di sorridere, di guardare, di camminare, con il tono di voce, con i colori che indossi, con una carezza o una stretta di mano, tu risvegli nella gente nuove possibilità evolutive, nuove verità.
Ma attenzione: nella gente, non nei cosiddetti «molti» di cui parlavo qualche puntata fa. Sono due concetti ben distinti. I «molti» sono quelli che ragionano con la testa altrui, e che censurano ogni pensiero e sentimento secondo quel che sembra corretto a chi è come loro. La gente, invece, non ragiona. Sente. Ha bisogni, intuizioni, passioni. I «molti» possono aver ragione o sbagliare, ma in ogni caso nessuno di loro è mai veramente se stesso: se riescono in qualcosa, non sono loro a riuscire ma solamente le idee, le norme, le certezze a cui loro obbediscono.
La «gente», invece, ha sempre ragione, salvo quando cerca di capire ciò che sente, ama, intuisce: lì, quasi sempre, sbaglia, perché la razionalità non è il suo forte – soprattutto in conseguenza del fatto che la gente tende a pensare come i «molti». Ma tu non sei né la gente né i «molti». Tu sei tu. E per esserlo occorre coraggio. E generosità anche: perché quanto più salvi la tua autenticità, tanto più puoi aiutare altri come te a destarsi e a scoprire cosa valga la pena di salvare davvero.
Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di pietre preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. (Matteo 13,45-46)
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