Il coraggio è, naturalmente, indispensabile per la costruzione della tua Arca-linguaggio. Occorre un buon terzo chakra, direbbero gli orientali; ci vuole fegato, usiamo dire anche noi. E a questo riguardo vale la pena di spendere qualche frase, dato che sul coraggio girano tante convinzioni non tutte fondate. Il coraggio è, come dice la parola stessa nelle lingue neolatine, l’ampiezza del tuo cuore.
E ciò che generalmente riduce le dimensioni del tuo cuore è soprattutto il passato. Sono le ferite che hai subito, gli errori che hai commesso, e i rimorsi, i rancori, la rabbia, il rimpianto che ti porti dietro dal tuo passato. Sono anche le condizioni in cui vivi, e che è stato il tuo passato a determinare. Sono gli influssi che hanno esercitato su di te le circostanze, dall’istante in cui sei nato e fino a un secondo fa. Sono le circostanze in cui è vissuto, nei secoli e fino a un attimo fa, il popolo in cui sei nato. Sono le leggi e le istituzioni a cui quel popolo obbedisce, e che sono cominciate a esistere prima che esistessi tu e senza chiedere il tuo assenso. Tutto ciò comprime il tuo cuore-coraggio, nella misura in cui tu lo ritieni più forte, più importante, più decisivo del tuo presente.
Le persone di scarso coraggio danno perciò tanto rilievo al principio di causa-effetto, e si convincono – in ogni campo dello scibile – che qualunque cosa esista e qualunque atto o decisione tu possa compiere, abbiano una lunga serie di cause determinanti, e siano dunque il prodotto del tuo passato – dato che una causa non può che trovarsi nel passato. Tu dirai che molti (i soliti «molti») la pensano così.
Ed è verissimo, ma ciò non toglie che sia obbligato a pensarlo anche tu. Le cose, a quel che ne so io, stanno diversamente.
Alle tue spalle, nel tuo passato, tu trovi miliardi di circostanze, ciascuna delle quali potrebbe essere causa di qualche tua decisione o comportamento. Ma quei miliardi di circostanze non agiscono tutte insieme. Agiscono – e diventano cause determinanti – solo quelle circostanze che corrispondono a ciò che tu decidi adesso di fare e di ottenere. Se decidi di avere gioia, riuscita, affetti, agiranno dal tuo passato milioni di cause che determineranno la tua gioia, la tua riuscita e l’abbondanza dell’affetto che riceverai. Se vuoi ammalarti, soffrire, morire, agiranno le cause necessarie alle tue malattie e alla tua morte. Dipende solo da te. Non puoi dare la colpa a nessuno.
Il coraggio consiste nell’accorgersi di questo. E da un lato, ti fa sentire completamente libero, come infatti sei – e come devi necessariamente essere, per poterti costruire l’Arca. Dall’altro, ti pone il problema di difendere, di non intralciare (solo tu potresti farlo) la tua libertà.
«Conoscerete la verità, e sarà la verità a rendervi liberi».
Giovanni 8,32
Video con Igor Sibaldi: Cosa vuol dire avere fede?
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Gentile Igor, grazie per aver pubblicato un’altra puntata di questo viaggio che seguo con molta attenzione, ero davvero impaziente. Volevo chiederle una precisazione a cui ci tengo molto: si traduce Tebah o Thebah? Un mio amico linguista sostiene che ci va una H tra le lettere T e E. Secondo Renato Quaglia di Resia (Udine), infatti, la parola allude anche al ciclo respiratorio in cui si armonizzano le correnti discendenti (inspirazione-identificazione, THE) e ascendenti (espirazione-astrazione, BAH). Mi potrebbe dare la sua opinione? Le sarei molto grata.
Saluti, Nicoletta Zattra
Tutte le ipotesi sono interessanti: si ignora la pronuncia esatta di questa lingua antica. Attualmente è scritto TeBaH, nel codice di traslitterazione che uso io. Ma ce ne sono altri, anch’essi validi.
Igor