Spesso ci facciamo male da soli… Fate caso, ad esempio in autobus, in metropolitana o in treno, ai discorsi più comuni delle persone che vi sono attorno: alcuni fanno a gara vantandosi di poter elencare un numero di acciacchi fisici maggiore di quelli del loro interlocutore; altri si auto-celebrano come “colonne” dell’ufficio o dell’azienda in cui lavorano vantandosi di non fare mai ferie, di vedere raramente la propria famiglia. A me è capitato di sentire un padre dire: “No, non ho assistito alla nascita di mio figlio. Avevo una riunione importante alla quale non potevo mancare”. Oppure una fidanzata, in treno, riferendosi al fidanzato che viveva in altra città: “Sì, vado a trovarlo ma tanto questa storia non durerà. Chissà quante altre donne frequenterà quando io sono via…”.
Sono milioni le frasi depotenzianti che si pronunciano in ogni istante. E tutte sono generate da convinzioni negative, più o meno gravi, che dominano la mente di chi le ha espresse. Il primo è il caso di colui che non può vivere senza malattie. Per sentirsi amato, accettato, deve essere malato. Il secondo può essere il caso di colui che è stato portato dalle proprie convinzioni ad avere solo il lavoro come meta realizzativa nella vita. Il terzo tra gli esempi, può essere il caso di un padre che in realtà era convinto di non essere pronto per esserlo o di non volerlo. Quindi si è inconsciamente organizzato per non essere presente sin dal primo minuto di vita del figlio. L’ultimo caso è la tipica situazione di chi è convinta che resterà per sempre sola senza trovare l’anima gemella. E il dramma è che non la troverà!
Potrei elencarvi decine e decine di casi analoghi. E anche voi, se analizzate con razionalità e onestà i vostri pensieri e le vostre parole troverete decine e decine di pensieri depotenzianti. E’ giunto il momento (lo farò tra poche righe), di introdurre un altro concetto chiave preziosissimo per proseguire lungo il percorso che ci porta a migliorare il proprio stile di vita: il pensare positivo.
Continua..
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