Il genio italiano di Leonardo da Vinci
Gli italiani che stanno all’estero, e quelli che si muovono spesso sul piano internazionale, preferiscono comunque specchiarsi … con quel Leonardo Da Vinci autore di quadri unici come La Gioconda, autore di ricerche e disegni anticipatori di tutte le scienze, le tecniche e le invenzioni più moderne. Colui che ideò quasi profeticamente sottomarini ed elicotteri, quando non esistevano nemmeno i metalli, i materiali, i motori, per realizzare tali meraviglie della tecnologia umana. Colui che disegnò il corpo umano e parlò della salute in termini molto più avanzati di quanto non sappiano fare i medici e i terapisti di oggi.
Leonardo vale molto di più di qualsiasi re o imperatore, di qualsiasi intera dinastia di regnanti. Le sue opere e il suo segno lo hanno elevato al gradino più alto dell’intelligenza umana. Tanto che il mondo intero ce lo vuole sequestrare.
A quei livelli, uno non appartiene più a una comunità locale e ad una singola nazione, ma appartiene davvero all’umanità nel suo complesso. Non a caso, i best-seller sul nostro Leonardo arrivano persino da scrittori d’oltre atlantico, e ci viene in testa, ad esempio, Il Codice Da Vinci.
Italiani e non, tutti eredi del mitico Leonardo, tutti col diritto di dire che alle nostre spalle c’è Lui. Un puntello storico che garantisce a tutti gli uomini indistintamente una quota di sicurezza, di grandezza, di fantasia, di arte, di ingegnosità. Un qualcosa che riempie la coscienza di orgoglio e di senso di appartenenza al genere umano…
Ma nessuno che si chieda, in Italia e fuori di essa, se il proprio valore individuale e personale sia commisurabile e rapportabile a una semplice unghia dell’autore dellaGioconda. E nessuno, soprattutto, che capisca e intenda i veri segreti che hanno portato e fatto lievitare l’uomo Leonardo ai livelli eccelsi che tutti paiono riconoscere.
Più che codici segreti inventati per spiccato senso del glamour e per ragioni di interresse commerciale, i reali segreti della grandezza di Leonardo stanno tutti nella struttura morale dell’uomo nato a Vinci, nella sua sensibilità, nella sua curiosità, nella sua illimitata voglia di conoscere, a fondo e non in modo superficiale e approssimativo, le cose del mondo. Nel suo stare vicino e fedele alla natura di figlio di un Dio da rispettare, nel suo sapersi immedesimare con quel Dio rivelatore, nel suo amore per il creato, nel suo voler insegnare, registrare e trasmettere le cose che percepiva e sapeva.
Tutti pronti ad adorare la Gioconda. Ma nessuno capace di intuire che la bellezza di Monna Lisa non arriva a caso, ma è frutto, come tutte le sue opere, della moralità e del cuore grande e sensibile di Leonardo. “Giorno verrà, verrà giorno in cui l’uccisione di un singolo animale sarà giudicata come crimine odioso e insopportabile“. Questa frase che Leonardo pronunciava ad ogni buona occasione, e che pure scriveva nei suoi appunti, pare non interessi troppo ai discendenti di Leonardo, imbastarditi e confusi dalla volgarità e dalla mediocrità del loro tempo. Essi sono attratti soltanto dalla esteriorità e dalla perfezione percettiva e sensoriale della sua opera, non di quello che c’è sotto.
“Giorno verrà”, diceva Leonardo. In realtà, quel giorno fatidico, non solo è arrivato, ma è sempre esistito. Non è un discorso dipendente dalla moda o dai tempi. Ammazzare e uccidere sono sempre stati un crimine. Sin dall’origine dei tempi. All’ombra delle Piramidi, all’ombra del Partenone, non si uccidevano gli animali, e nemmeno gli uomini. Le battaglie epiche di certo esistevano, e l’uomo guerriero era costretto a dare il meglio di sé, a misurarsi con l’elmo e la spada, a compiere atti eroici in favore della sua patria. Ma non si azzardava a colpire e offendere l’indifeso e l’innocente. “Dio non ama chi uccide”, è parola di Gesù che riecheggia da 2000 anni.
“Come puoi pretendere giustizia dalla vita quando tu, per crudeleghiottoneria e per vile avidità, sacrifichi creature innocenti legate fraternamente a te da fraterna alleanza e profonda simpatia?” È parola di Pitagora che risuona nei cuori e nelle menti umane da 2500 anni.
Leonardo Da Vinci era fine conoscitore dei classici, nonché ammiratore di Pitagora. Sapeva dunque benissimo che quella era una verità eterna. Ma volle ricordare al popolino mediocre che “Giorno verrà”… L’umanità di oggi non può dunque che sentirsi retrograda e infima rispetto a questo artista del Rinascimento Italiano. Non può che sentirsi fuori luogo e fuori del tempo, spiazzata scientificamente e moralmente nelle sue attitudini nutrizionali, comportamentali, filosofiche, etiche, estetiche.
Se uno ama davvero Leonardo, lo ama da cima a fondo, nella sua centralità spirituale, nella sua interiorità. Ne condivide i principi, gli ideali, lo spirito. Non si limita al segno e al colore. Il quadro della Gioconda non è quotabile alla borsa delle opere d’arte. Non avrebbe nemmeno senso dire che vale mille o diecimila miliardi. Un’opera unica al mondo non ha valore. Ma quella frase “Giorno verrà”, non solo non vale un centesimo, ma pare non esista nemmeno. Nessuno che ne parli.
Chi va al museo ad ammirare la Monna Lisa con attenzione devota e religiosa, e poi passa indegnamente e disinvoltamente alle “porcherie” di un menù ideato e redatto da uno dei tanti briganti carnivoristi del nostro tempo, farebbe meglio a riflettere sulle proprie scelte.
Se ci tiene davvero al pezzo di cadavere sul piatto, se ci tiene davvero a coinvolgersi in quell’odioso crimine, si astenga almeno dall’avvicinarsi a Leonardo. Farà un grosso favore alla sua anima.
(Tratto dalla mia tesina online “Tutti figli di Leonardo e di Garibaldi”)..
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