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07. FIGLI DI GARIBALDI

Nessuno mette in dubbio la grandezza di Napoleone. Fu uomo non solo di grandi disegni bellici, ma pure di grandi principi, amato, rispettato e obbedito come un dio dalle sue truppe. Ma, tutto sommato, lo lasciamo volentieri ai francesi.

Preferiamo tenerci il nostro più umano Giuseppe Garibaldi, che non provocò epiche stragi di soldati e di eserciti, che vinse le sue battaglie in modo più modesto e convincente, anche se non meno coraggioso e temerario, e che viene ricordato soprattutto per le sue grandi doti di umanità, per la generosità con cui trattava i suoi soldati, le genti che incontrava, e per le straordinarie attenzioni che prestava agli animali in generale.
Era capace di accarezzare e di parlare a lungo ai suoi muli e ai suoi cavalli e, quando uno di essi veniva ferito, gli venivano prestate le stesse amorevoli attenzioni e cure che si davano ai soldati.

Per Garibaldi, gli animali erano esseri puri, dotati della stessa innocenza dei nostri bambini, e dunque meritavano una speciale considerazione da parte dell’uomo. Chiunque maltrattasse un animale non era degno di appartenere all’umanità, e si beccava l’etichetta di persona riprovevole e meschina. E Garibaldi stava molto attento affinché le sue truppe non trasgredissero mai tale modo di pensare. Egli dava il buon esempio ed era un grande educatore, prima ancora che un ardimentoso comandante.
Lo Sbarco dei Mille, la liberazione storica della penisola italica dalle varie milizie e occupazioni straniere, fece di Garibaldi un mito. Il condottiero temerario e audace, buono e vincente, che minimizza le perdite e i disastri nelle battaglie, e che interviene a proposito e nel momento giusto per liberare delle popolazioni soggiogate dal nemico. 07aCosì, come tutti i francesi tendono a sentirsi un po’ dei napoleoni, togliendo però dalla memoria il finale tragico di Waterloo, così gli italiani tendono spesso a sentirsi dei garibaldini, nello spirito e nell’anima.

Peccato però che questi ultimi si ricordino solo del Garibaldi guerriero e liberatore, e che abbiano invece dimenticato i suoi valori di alta umanità. I suoi moniti a difesa dei deboli, degli oppressi, degli innocenti, degli animali. Nessuno storico si è mai preso la briga di focalizzare le sue attenzioni sul vegetarianismo e l’animalismo di Garibaldi, quasi che un condottiero abituato alle battaglie, alle ferite e al sangue, dovesse per forza essere privo di cuore e di riguardi per i deboli e gli indifesi.
Non c’è un solo libro di storia che parli di questo importantissimo aspetto umano del Capo dei Mille.

L’Eroe dei due Mondi non esiterebbe a rinnegare oggi molti dei suoi connazionali…
Nessuno tratti male un bambino innocente e indifeso, nessuno che tradisca, offenda, manchi di rispetto a un animale bonario e amico, abbia l’impudenza di chiamarsi garibaldino, e di stare in sintonia con i fondatori della nostra bella e romantica Italia del Risorgimento.

(Tratto dalla mia tesina online “Tutti figli di Leonardo e di Garibaldi”)..

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