Dire che l’uomo ha sempre e dovunque mangiato carne – come si sente affermare ogni tanto – non risponde per niente alla realtà storica.
Gli antichi Greci erano tutti essenzialmente vegetariani, sia a Sparta sia ad Atene. Questo non riguardava solo gli artisti e i grandi filosofi, ma anche i soldati, anche il popolo.
Etruschi, Romani, Sabini, avevano una alimentazione bilanciata, con abbondanza di frutta, ortaggi e cereali.
A quei tempi non c’era divorzio tra salute e tavola. Il cuoco era anche medico.
Gli insegnamenti di Pitagora e di Ippocrate, che prescrivevano cibi crudi per prevenire i mali, erano ancora troppo recenti per essere dimenticati.
La caduta dell’Impero Romano causata dal pasticcio di carne e dai cibi stracotti
Ad Olimpia si sapeva benissimo che il crudo rende più forti e veloci, e che fa pure vincere le maratone.
E’ stato grazie al cavolo crudo che i romani hanno fatto a meno dei medici per 6 secoli ininterrotti, scrive Catone.
E fu poi il cotto, lo stracotto, i pasticci di caccia, ad affossare l’Impero Romano, non le sconfitte militari.
I legionari e i combattenti romani avevano un rancio basato suvegetali, frutta e orzo abbrustolito.
Furono le diete intossicanti e devitalizzate della classe agiata a indebolire Roma.
Il cotto ha sempre caratterizzato il declino dell’individuo e quello dei popoli.
Un esercito di cuochi e di sommelier col nobile scopo di rovinare l’umanità
La cottura è un processo di adulterazione e di corruzione dei cibi giusti, e un trionfo dei cibi assassini.
Un esercito interminabile di cuochi occupati a rovinare i micronutrienti e a rendere attraenti e appetitose le peggiore schifezze dei macelli, con frotte di sommelier pronti a ingozzare di vino, a mandare giù ed a nascondere i miasmi, le puzze e il voltastomaco delle carogne.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. I conti tornano alla perfezione.
Miliardi di animali sgozzati e brutalizzati ogni poco-santo giorno da un lato, e milioni di malati gravi in tutto il pianeta.
La putredine reale che diventa putredine popolare
Nel periodo medioevale e negli anni successivi, la plebe mangiava a volte carne, ma solo a Pasqua e a Natale, più per imitare le gozzovigliate continue dei re e dei loro cortigiani.
Tanto che, a quel tempo, il cancro non si chiamava cancro, ma “putredine reale”.
Oggi, la putredine reale si è finalmente trasformata in putredine popolare, visto che il veleno-carne è a pronta disposizione del popolo.
Anche nelle nostre campagne di un tempo, la carne veniva consumata assai raramente.
Non erano ancora di moda le pratiche sado-masochistiche e le teorie suicide che affliggono l’attuale nostrasocietà dei consumi sballati…
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