La febbre che scioglie gli acidi
L’aumento della temperatura è uno dei metodi per sciogliere gli acidi accumulati nell’organismo. Ecco ancora una volta l’utilità estrema delle influenze stagionali per maschi e femmine, per bambini e anziani.
Ecco ancora una volta l’importanza di ricordare il nostro grande Parmenide da Elea o Velia (oggi Castellamare della Bruca), che nel VI secolo avanti Cristo lanciava, con 2500 anni di anticipo sulla retrograda medicina vaccinatoria odierna, una frase coniata sulla pietra: “Datemi la potenza della febbre e saprò fare mirabilie”.
La straordinarietà di Parmenide
Parmenide, illustre sconosciuto per i medicastri e per i baroni della sanità, ha un’importanza strabiliante, e lo continuo a ripetere e a martellare.
Al pari di Pitagora, di Ippocrate, di Galeno e di Paracelso, oltre che di Béchamp, Kuhne, Ehret e Pettenkofer, Parmenide rappresenta una autentica spina nel fianco alla medicina ufficiale.
Con nove parole fa crollare rovinosamente al suolo ogni base ideologica e metodologica della medicina prevalente, ogni cosa che si dice, si pensa, si ritene e si fa negli ospedali, nei ministeri della sanità, negli ambulatori e in campo medico ortodosso. Ogni discorso sui batteri, sui virus, sui farmaci e le vaccinazioni.
L’importanza basilare dell’acido cloridrico nella digestione
Tornando alla digestione, uno dei fattori più importanti per godere di appropriata disgregazione, assimilazione ed evacuazione dei cibi, e dunque di salute radiante, è una sufficiente quantità di acido cloridrico nello stomaco.
Solo con abbondante acido cloridrico il cibo viene digerito rapidamente, i batteri acidificanti vengono contenuti, lo stomaco si svuota nei tempi normali e non letargici, e l’intestino prosegue il lavoro con regolarità, evitando situazioni di congestione sanguigna, di anemia periferica, di ileiti, coliti e rettocoliti.
L’acido cloridrico è essenziale anche per l’assimilazione del calcio e degli altri minerali.
Esiste un violento tipo di diarrea che colpisce spesso i turisti che si recano in America Latina e soprattutto in Messico, e viene chiamata per l’appunto Diarrea Tourista, e colpisce solo chi è in carenza di acido idrocloridrico.
Effetti e sintomi della carenza idrocloridrica
Chi non possiede acido cloridrico diventa l’immagine della sofferenza e della malnutrizione, perché lo stomaco va troppo lento e si assiste alla formazione di pericoloso acido lattico.
La carenza di idrocloridrico condiziona pesantemente tutte le parti e le zone del sistema digestivo, creando una reazione a catena che propaga il malfunzionamento fino alla parte terminale, con spasticità e ritardata peristalsi, con scompensi e ritardi digestivi e costipazione, con impedimenti nei condotti biliari e pancreatici, con congestione biliare in zona epatica.
I sintomi di carenza idrocloridrica sono la fermentazione acida della frutta nello stomaco, il sentirsi gonfi dopo il pasto, la formazione di gas intestinali, l’alitosi in bocca, la scarsa assimilazione del cibo.
Le ultime ricerche della gastroenterologia giocano tutte a favore del veganismo crudista
Per anni la medicina si è basata sulla convinzione generale che, avendo gli umani il sangue alcalino, si dovesse alcalinizzare pure lo stomaco. Ma le ultime ricerche dimostrano il contrario.
Una dura batosta per Big Pharma, per le diete carnivore e acidificanti propugnate dalla medicina, e per i brodi di carne ospedalieri tanto cari a primari e infermieri:
1) Il sangue umano fruttariano e alcalino, pH 7.30-7.45, va mantenuto tale, mediante dieta fruttariana e crudista.
2) Lo stomaco, che nell’uomo-fruttariano (cioè in tutti gli umani) rivela possedere 10 volte meno acido cloridrico degli animali onnivori-carnivori, va mantenuto acido a un livello di 1.00-2.00 pH circa.
3) Tutti gli antiacidi nella forma di liquidi, tavolette, soda, cloruri, carbonati ecc. fanno alla lunga un danno gravissimo in quanto aumentano la deficienza di cloridrico e intaccano innaturalmente gli equilibri del pH.
Il ph acido dello stomaco
Il chimo superacido stomacale, quotato a pH 1.00-2.00, viene attaccato da numerosi enzimi enterici che sono l’amilasi (per la digestione degli amidi), la lipasi (per quella dei grassi) e la tripsina pancreatica per quella delle proteine), ed anche da bicarbonato, muco e sali biliari, che hanno la funzione di neutralizzare il pH del chimo, trasformandolo in chilo, riportandolo vicino alla neutralità, rendendo il materiale accettabile per il sangue.
I sali biliari contenuti nella bile hanno una struttura simile a quella dei detergenti, e servono a emulsionare i grassi suddividendo le grosse gocce di grasso in minutissime goccioline.
La variabilità continua del pH nelle urine
L’acidità delle urine poi, a differenza di quella del sangue che è stabile ed immutabile, varia in continuazione. Dal pH 4.60 dopo i pasti, va al 7.80 del mattino a digiuno.
Nel caso poi di disfunzioni tipo calcoli, diete iperproteiche (problema diffusissimo), farmaci e vaccini (problema diffusissimo), di acidosi respiratoria o respiro corto o aria viziata e nicotinata (problema diffusissimo), il pH mattiniero delle urine va sul valore 5.00 anziché sul 7.80 alcalino normale.
Il valore pH delle urine va poi verso l’alcalino quando si abbonda di dieta di agrumi, quando c’è alcalinosi respiratoria (respiro lungo) o quando si prendono integratori o correttivi farmacologici tipo bicarbonato di sodio e citrato di potassio.
Le disgregazioni intestinali
La digestione dei grassi è operata dagli enzimi, ma resa possibile dalla bile, liquido giallo-verde che sta nella cistifellea, un serbatoio annesso al fegato che, 30 minuti dopo il pasto, passa il condotto chiamato coledoco e va a spruzzare nell’intestino il suo contenuto.
Nell’intestino, per l’azione combinata dei succhi enterici (azione chimica) e dei movimenti peristaltici (azione meccanica), il chimo proveniente dallo stomaco viene trasformato in liquido lattescente chiamato chilo, che contiene in soluzione piccole molecole capaci di attraversare per osmosi la parete intestinale. A questo punto gli amidi (già intaccati in bocca dall’amilasi salivare) sono completamente demoliti in glucosio. Le proteine, già ridotte nello stomaco in peptidi, sono completamente demolite in aminoacidi. Gli acidi nucleici sono decomposti nei nucleotidi che li compongono. I grassi residui sono demoliti in glicerolo e acidi grassi.
Le degenerazioni nel caso di dieta alto-proteica di tipo onnivoro-carnivoro
Ovvio che quella è la soluzione ideale e virtuale.
In realtà, con le diete alto-proteiche animali, la demolizione delle proteine è una chimera, per cui i residui proteici indigeriti causano putrefazione e miasmi insopportabili. A quel punto pure la demolizione degli amidi e dei carboidrati in genere diventa problematica e produce fermentazione alcolica.
E da questa degenerazione cibaria nascono problemi a non finire che portano alle diverticoliti, alle rettocoliti alla disbiosi intestinale, con proliferazione patologica dei batteri anaerobi e dell’Helicobacter pylori.
L’assimilazione delle sostanze nell’intestino tenue
L’ultima fase digestiva, prima della evacuazione, è l’assimilazione o l’assorbimento, che è il passaggio nel sangue delle sostanze ottenute tramite la digestione delle macromolecole contenute negli alimenti, cioè glucosio (da amido e zuccheri), aminoacidi (da proteine), glicerolo e acidi grassi Omega3-Omega6 (da grassi), vitamine e sali minerali.
Gran parte dell’assorbimento ha luogo attraverso le pareti del digiuno e dell’ileo.
Tremila villi per centimetro quadrato
Per aumentare la superficie di assorbimento, le pareti intestinali sono sollevate in pieghe o pliche ricoperte da migliaia di sottili estroflessioni a forma di dito, chiamate villi.
Ogni villo è lungo 1 mm e ce ne sono 3000 per ogni centimetro quadro.
La superficie di ogni villo è ulteriormente aumentata perché le cellule di ciascuin villo hanno la loro stessa membrana sollevata in migliaia di microvilli.
Un campo da tennis dove ci giochiamo la vita
Un sistema moltiplicativo di assorbimento che ha del miracoloso e dello stupefacente, per cui la reale superficie assorbitiva equivale a un campo da tennis da 400-600 metri quadri, dove stanno localizzate le 150 centraline linfatiche che costituiscono il cuore e il cervello del sistema immunitario.
La peggior cosa che possa succedere a questa delicatissima superficie è quella di intasarla con un velo di collosa caseina, come succede ogniqualvolta l’uomo si latticizza con latte, burro, merendine al latte-cacao, gelati al latte, formaggi e grana.
In quel caso, l’assorbimento di tutti i micronutrienti viene rallentato, abbattuto e compromesso, causando devitalizzazione e letargia.
Ed è proprio in questo campo da tennis che si gioca l’intera partita e l’intera sfida tra salute e malattia.
Villi e microvilli, carte assorbenti delle sostanze nutritive
Ogni villo è percorso all’interno da una rete di capillari in cui scorre il sangue, dove si riversano il glucosio, gli aminoacidi, i sali e le vitamine.
I capillari sanguigni convergono infine in un vaso sanguigno che entra nel fegato, ed è la vena porta epatica.
Dopo aver superato la membrana dei microvilli, il glicerolo e gli acidi grassi si ricombinano per formare i trigliceridi, che vanno in un piccolo condotto linfatico.
La linfa è un liquido che ha una composizione simile al sangue, ma che è priva di globuli rossi e che più avanti confluisce pure nel sangue.
Un tempo di transito intestinale che si allunga terribilmente con le proteine animali
Dall’intestino tenue, il chilo procede nell’intestino crasso, e in particolare nel cieco, poi nel colon e poi nel retto, per sboccare all’esterno attraverso lo sfintere anale, un muscolo circolarmente disposto intorno all’orifizio terminale con la funzione di regolarne l’apertura e la chiusura.
Nell’intestino crasso le ghiandole della mucosa producono solo muco e non enzimi.
Anche se la parete è lubrificata dal muco, il tempo di transito dei materiali intestinali è piuttosto lungo e va dalle 2 alle 7 ore. Ma nel caso di digestioni carnee complicate e difficoltose, il tempo di transito e di liberazione totale può anche quintuplicarsi.
La parte finale del percorso
Nel crasso avviene il riassorbimento dell’acqua e dei sali minerali, nonché l’eliminazione con le feci del cibo non utilizzato.
Il riassorbimento dell’acqua è importante perché, ogni giorno, vengono riversati nel tubo dirigente, sottoforma di succhi digestivi, ben 7 litri di liquido.
Se il materiale si muove troppo velocemente lungo il colon si ha scarso riassorbimento idrico, con diarrea e disidratazione. Diarrea si ha anche in caso di infiammazioni intestinali e mancato riassorbimento acqueo.
Al contrario, se il movimento è troppo lento, si ha eccessivo riassorbimento e pertanto stitichezza, ovvero difficoltà ad espellere le feci.
In questo caso serve più movimento fisico, più acqua nella dieta (soprattutto acqua biologica della frutta e della verdura cruda), e più fibre naturali.
Come regalare vitalità e idrocloridricità al sistema
Per concludere, ribadiamo l’importanza straordinaria dell’acido cloridrico in fase digestiva.
Come incrementare l’acido idrocloridrico nello stomaco? Semplicissimo.
Una dieta vitalizzante e cruda, carica anche di tutti gli enzimi che servono a far autodigerire il chimo senza assorbire o rubare micronutrienti all’organismo, senza creare acidificazioni e processi di leucocitosi digestiva, senza pesare dunque sul sistema immunitario e senza spingere in basso il livello salutare di radiazioni del corpo umano, che sta sui 6500 Angstrom, e che la frutta e la verdura spediscono in alto (producendo radiazioni dai 7000 al tetto max di 10 mila Angstrom dell’infrarosso), mentre carni bianche e rosse, latticini, pesce, formaggi, caffè, zuccheri, alcol, farinacei, cibi stracotti, spingono in basso (coi loro livelli da 5000 e giù fino allo zero, verso i colori grigi e verso i raggi X delle onde negative ed ammalanti).
Valdo Vaccaro..
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