Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

136. BUON SENSO

Le sostanze proposte e diffuse dalle industrie alimentari sono innumerevoli. Possiamo comunque dotarci di una chiave valutativa e interpretativa sempre valida. La chiave ha un nome preciso. Si chiama Buoni Principi, ovvero Buon Senso.

Possedere un criterio selettivo è importantissimo nella vita quotidiana, perché è da lì che parte tutto. Ovvio che tale criterio deve avere delle caratteristiche qualitative particolari.

Il criterio selettivo della gente comune è spesso quello bonario e imitativo della pecorella che segue il gregge. “Se una cosa la prendono in tanti, vuol dire che va bene”, “Se un consiglio lo dà il medico, vuol dire che è verità garantita”, “Se una cosa arriva dallo schermo televisivo, vuol dire che è credibile”.

Selezione significa Scelta con la esse maiuscola, usando non il setaccio a maglie larghe, ma quello microscopico che cattura e scarta ogni sassolino, ogni impurità, ogni errore. Un comportamento, un pensiero, una sostanza, per poter essere accettate devono rispondere a norme di buona salute nel breve e nel lungo periodo, a norme di eco-compatibilità con l’ambiente, col rispetto per il prossimo umano e animale e con criteri di accessibilità economica.

È NATURALE? È SANO? È INNOCENTE? È NON-DOPANTE? È ECOLOGICO? VIENE DA UN ALBERO O DA UN MATTATOIO?

Quanto vicino alla natura, al buon senso, alla salute, alla semplicità, alla schiettezza, alla economicità, è l’uso di questo prodotto?”, ecco la domanda concreta che mi pongo di fronte a qualunque cosa che mi si presenti davanti.

Anche perché poi il nostro corpo è ancor più selettivo, e classifica tutte le sostanze come nutrienti (assimilate) o come veleni (rifiutate, espulse con luce verde renale, o depositate internamente con luce rossa renale).

ANCHE NEL MONDO VEGETALE CI SONO VELENI

Anche le piante non sono qualcosa di sempre innocente e valido per la nostra alimentazione. Sappiamo benissimo della velenosità estrema della cicuta, dei cianuri che stanno in determinati semi amari (…), delle tossine che si racchiudono in una cinquantina di funghi mortali come l’amanita phalloides.

Prima di andare a funghi per i boschi, ricordo che, da studente, a ogni nuovo fungo che incontravo sul mio cammino, mi sobbarcavo 10 km andata e 10 di ritorno con la mia Vespa e lo portavo a esaminare e a discutere presso l’ufficio micologico di Udine. Anche perché, da ragazzino, avevo subito un avvelenamento fungino in zona Mattuglie (Croazia) e non avrei mai voluto rifare tale esperienza.

Valdo Vaccaro (dalla conferenza di Padova del 23 marzo 2014)

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