Parlando di crudismo, ho sempre sostenuto che va inteso in senso tendenziale e non fanatico. Il discorso degli amidi relativi all’insalata, come mi suggerisce qualcuno, può starci benissimo, visto che esistono diversi vegetali e diverse verdure amidacee, contenenti cioè amido, sostanza granulosa idrocarbonata di alto valore nutritivo e calorico. Cereali, legumi, tuberi, patate e castagne, sono le prime cose che mi vengono in testa. Ma anche le zucche, le melanzane, le zucchine, i peperoni, i carciofi e gli stessi cavoli, sono elencabili tra i vegetali ad alto tasso amidaceo.
Il limone nell’insalata (zuccheri più amidi) è una questione controversa. Fa di sicuro meno male il limone dell’aceto. Diciamo che le qualità di un buon piatto di insalata verde, con dell’extravergine d’oliva e con qualche goccia di aceto o di limone, non va assolutamente messa in discussione.
IL COMPROMESSO DEI CEREALI
Quanto ai cereali, andiamoci piano nel demonizzarli.
Sono un ammiratore di Hilton Hotema e mi reputo tra i più convinti fruttariani al mondo, non solo a parole, ma con i fatti. La lotta al cereale lanciata da Hotema negli USA aveva motivi e scopi ben precisi, in quanto si contrapponeva alla tendenza dell’agricoltura americana a produrre enormi quantitativi di mais destinati all’alimentazione animale.
Se si usa l’accorgimento di non cuocerli troppo, e di precederli da un buon piatto di insalata, offrono un ottimo nutrimento, senza acidificare troppo.
Il miglio è più leggero del farro e dell’orzo, ma vanno bene tutti, nella versione integrale, e senza esagerare. Il mais tenero, cotto nel suo cartoccio, è eccezionale. Anche il pop-corn è fantastico.
Chiaro che, se uno vive in zona equatoriale o tropicale, ha la possibilità di massimizzare l’apporto in frutta, e di lasciare solo un piccolo ed insignificante margine ai cereali e alle loro farine integrali.
Ma vivendo in zone temperate, dove la stagione fredda prevale nettamente su quella calda, sarebbe grottesco e autolesionistico rinunciare alle magnifiche granaglie chiamate cereali.
Un riso integrale alle verdure, un piatto di farro o di orzo con le ortiche e il pungitopo, un buon panino con insalata e melanzana, spalmato di crema di olive, ma anche una pizzetta o della pasta integrale alle verdure, vanno tutti accettati come validi compromessi a coronamento della perfezione fruttariana, e non come insanabili trasgressioni.
FERMENTAZIONE DEI CARBOIDRATI
Ribadisco qui alcuni concetti-chiave.
La fermentazione riguarda soprattutto i carboidrati (zuccheri e amidi), sia naturali tipo frutta e verdura, che cotti (tipo dolci, pasta, pane, pizza). La fermentazione non è altro che la trasformazione degli zuccheri in alcol, come succede al succo d’uva che diventa vino.
In pratica chi vive con la fermentazione costante nel proprio intestino, finisce per alcolizzarsi ed ubriacare il sistema senza nemmeno bere.
Per evitare la fermentazione, occorre che gli zuccheri non trovino sulla loro strada dei residui proteiciche ne rallentino il percorso e ne modifichino la formula chimica. Soprattutto la frutta, che viene assimilata e passa nel sangue in mezz’ora, pretende un tubo gastrointestinale libero e pulito.
Questo riguarda tutta la frutta, e in particolare quella più facile alla marcescenza, come le angurie e i meloni, mentre mele, ananas e papaia sono più resistenti alla fermentazione, grazie ai loro enzimi antifermentanti.
Anche la verdura cruda tende a fermentare.
Frutta e verdure cotte non fermentano facilmente, visto che la cottura le ha private dei loro preziosi catalizzatori, devitalizzandole, rendendole dunque cibo pressocché morto e non reattivo.
PUTREFAZIONE
La differenza tra la degenerazione carbonica (fermentazione) e quella proteica (putrefazione) è enorme. La fermentazione è soprattutto perdita di nutrimento. La putrefazione è avvelenamento vero e proprio.
E’ la putrefazione che appesantisce e viscosizza il sangue in modo micidiale.
E’ la putrefazione che produce l’acido urico.
E’ la putrefazione l’origine di tutte le malattie dell’uomo.
E’ la putrefazione che intasa, costipa ed avvelena, non certo le cosiddette infezioni batterico-virali (vedi mie tesine online come “La farsa del contagio batterico-virale”)
ACIDIFICAZIONE UGUALE MUCOSITA’
L’acidificazione è un fenomeno patologico relativo alla dieta e ai comportamenti umani. Parte dal fatto che l’essere umano, da bravo fruttariano, ha un sangue che sta in modo, minimo ma netto, oltre il punto medio o neutrale 7.00 della scala acido-alcalina del pH (una salute ideale implica dunque un sangue equilibrato oscillante tra 7.35 e 7.55 pH). Gli animali onnivori-carnivori hanno invece tutti un sangue acido, che si attesta sotto il livello 7.
Dai valori pH del sangue dipendono le altre acidità tipiche della saliva, dei succhi gastrici e delle urine, che stanno su livelli moderatamente acidi. Mantenere uno stato di leggera alcalinità del sangue è una priorità vitale per il nostro organismo.
Acidificare il sangue significa compromettere le reazioni biochimiche e la vitalità dell’intero sistema. L’acidificazione del sangue porta, come sintomo protettivo e reattivo, alla formazione di muco e di catarro nelle diverse parti del corpo, al punto che acidificazione è sinonimo di mucosità.
Uno dei massimi teorici della dieta vegetariana-fruttariana crudista, ovvero della dieta anti-muco, è il dr Arnold Ehret (1866-1922).
L’ACQUA
L’acqua pura e distillata, ed anche la pioggia e la neve da nuvole non inquinate da acido solforico e acido nitrico (inquinamento auto, emissioni industriali, emissioni centrali termoelettriche), hanno un ph 7.00, perfettamente neutro.
l fenomeno delle precipitazioni acide (pioggia, neve, grandine) deriva dall’alto tasso di inquinamento, soprattutto in zone urbane ed industriali, dove l’acqua che cade al suolo registra livelli estremamente bassi, tipo 5.60.
Chi vuole procurarsi acqua distillata dalle precipitazioni, lo può fare, con l’accortezza di raccogliere la pioggia non al primo scroscio di pioggia, ma a temporale avviato.
CIBI ACIDIFICANTI E ALCALINIZZANTI
L’acidità di stomaco, deriva da errori alimentari causati dall’ingestione di cibi acidificanti come le proteine in eccesso, soprattutto quelle di origine animale, difficilmente disgregabili con le scarse dotazioni di acido cloridrico dello stomaco fruttariano umano.
Acidità significa agrezza, vitamina C, limone.
Alcalinità significa proteina vegetale (cereale) e proteina animale (carne e latte).
I cibi alcalini in partenza (carne, latte, uova, pesce) rilasciano nel duodeno (parte alta dell’intestino) ceneri acide ed acidificanti, mentre i cibi acidognoli in partenza (frutta e verdura cruda) rilasciano nel duodeno ceneri alcaline, e sono dunque alcalinizzanti.
In chimica, acidità significa proprietà di una sostanza di mandare in soluzione ioni di idrogeno H+, e si misura con il pH (potenziale Hidrogenium) che rappresenta il logaritmo decimale dell’inverso della concentrazione di ioni H+ presenti nella soluzione stessa, secondo la formula pH = -log (H+).
L’ACIDO URICO
Quanto all’acido urico, trattasi di sostanza tossica particolare che si accumula nell’organismo per eccesso di albumine provenienti dalle carni, dal pesce, dal formaggio stagionato, dalle uova, dai legumi secchi e dai funghi, e per eccesso di alcaloidi, gruppo di oltre 200 sostanze organiche azotate di estrazione vegetale (atropina, chinina, cocaina, stricnina dalla noce vomica, morfina e codeina dall’oppio, caffeina dal caffè, teina dal tè, teobromina dal cacao, nicotina dal tabacco) e di estrazione animale (adrenalina dal rene dei cavalli, cadaverina e ptomaina dai cadaveri putrefatti e quindi da tutte le carni morte).
L’acido urico è una maledizione per il corpo umano fruttariano, che non ha dotazioni enzimatiche di uricasi, per contrastare e demolire tali sostanze micidiali, come invece succede per gli animali onnivori-carnivori, che il creatore ha equipaggiato con adeguati strumenti antiurici.
Nel corpo umano, l’acido urico produce arteriosclerosi, angina pectoris, apoplessia, malattie renali ed epatiche, patologie alla prostata e alla vescica (infiammazioni chiamate prostatiti ed uretriti), nonché calcoli nei vari citati organi.
Senza scordare i mali di testa, le emicranie che nessuna pasticca è in grado di risolvere.
Senza contare il reumatismo, l’artrite e la gotta.
Una alimentazione vegana è il migliore mezzo per contrastare questa catastrofica condizione chiamata iperuricemia.
(Tratto dalla mia tesina “Fermentazione, Putrefazione e acidificazione”)..
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