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52. IL SETTORE FARMACEUTICO FESTEGGIA SEMPRE DI PIÙ

Tutti in pena e in sofferenza per il perdurare della crisi, per la disoccupazione giovanile, per il continuo franare dei titoli e delle borse, per la caduta di valore degli immobili, per il costo insopportabile della benzina. Atmosfera lugubre e nevrotica. Roba da far impallidire la crisi del 1929.

Ma a quel tempo la gente sapeva stringere la cinghia. Viveva con un piatto di ceci e lenticchie. Non aveva i serbatoi delle auto da rimboccare con un carburante a prezzo di oro colato. Non doveva vestirsi con abiti firmati. Non doveva indebitarsi per mandare i figli all’università. Non era immersa come oggi in una società estremamente consumistica, dove gli stipendi, le pensioni, gli utili di ogni famiglia vengono bruciati dall’oggi al domani.

[…] Totalmente diversa, invece, la musica nel settore dei veleni chiamati eufemisticamente “farmaci”, con un termine pharma che suona carezzevole e gradito in ogni borsa mondiale, e che solo nel termine originario greco sta orrendamente per pharmakòn, ossia “veleno”.
52vvSe le farmacie si chiamassero “velenìe” e le aziende di Big Pharma “multinazionali dei veleni”, forse la gente, la stampa e gli stessi governanti, le guarderebbero con meno riverenza e meno tolleranza di quanto non avvenga nella realtà odierna, dove ai manager della Pfizer, della Merck, della Sanofi Aventis e della Bayer, vengono stesi tappeti rossi e inviate limousine presidenziali negli aeroporti di arrivo.

La GlaxoSmithKline in particolare si segnala come una delle aziende più in forma e più intraprendenti del momento.
E’ infatti vicina a sancire l’acquisto della Nanjing Mei Rui Pharma Co, una fabbrica cinese di farmaci. L’acquisto è importante e strategico poiché le permetterà l’accesso a un mercato in forte crescita come quello della Cina.

[…] In una conferenza stampa, Andrew Witty, chief executive della Glaxo, ha dichiarato di aver già fatto 15 o 16 acquisizioni negli ultimi anni, chiarendo anche che la sua organizzazione non è sul mercato per affarucoli striminziti, ma per operazioni comprese tra le centinaia di milioni di dollari (come nel caso della Mei Rui) e le decine di miliardi di dollari.
Lo scopo è quello di entrare nei mercati emergenti, nei prodotti di consumo, nei vaccini e nei farmaci, ma soprattutto nei cibi, anche per diversificare il portafoglio di rischio dell’azienda.

[…] La Mei Rui appartiene alla Pagoda Pharma Group, una multinazionale basata sulle Isole della Virginia Britannica, che venne in Cina nel 1966 e che vanta di essere leader di mercato nel settore urologico ed in quello della allergologia diagnostica, coprendo un mercato di 30 miliardi/anno di US$.
Un mercato che ha continuato a crescere del 27% all’anno nell’ultimo quinquennio.
I prodotti della Mei Rui sono usati non solo nel settore prostatico, ma anche come calmanti di vesciche iperattive.

Altro che coltivare mele, lattughe, pomodori e cocomeri!
Altro che indugiare nei kaki, negli ananas, nelle arance, nei manghi e nei leichi, prodotti naturali col grave difetto di promuovere la peggior peste umana, che è la normalità, il benessere, la salute!

Eparine, statine, tiroidine, insuline, stimolanti, inibitori, aspirine, viagra: questi sono i prodotti nobili e questo è il domani dell’uomo, qui come altrove.

[…] Il bimbo nasce e c’è il latte alla melammina, apre gli occhi e ci sono i vaccini, si svezza e c’è l’omogeneizzato, si appesantisce crescendo e c’è il diuretico, si affama e trova gli hamburger e le bistecche, si asseta e c’è la cola-cola, si batterizza per eccesso di immonizia interna e c’è l’antibiotico, si virusizza con la propria moria cellulare e c’è l’antivirale, si accalora e c’è l’antipiretico, si disarmonizza ormonalmente e c’è l’eutirox, si infiamma e c’è il cortisone, si depotenzia e c’è il viagra, si deprime e c’è lo stimolante, si denutre e c’è l’integratore mineral-vitaminico, si affatica e c’è l’anfetamina, si incazza di brutto e c’è lo psico-farmaco, si esaurisce e c’è il valium, si spegne la fiamma vitale e c’è l’onoranza funebre.
Che vogliamo di più?

[…] Con la melammina, che è stata praticamente legalizzata a livello mondiale, si sono già fatti molti passi avanti nella giusta direzione. In Cina poi si è fatto questo e altro.
Qualche poveraccio della manovalanza è finito con la solita pallottola in testa, regolarmente pagata dai familiari allo stato.
Ma i managers delle varie ditte che adoperavano i cristalli di urina di mucca, per rendere il latte più proteico, sono rimasti al loro posto.

Tutto è come prima, con la differenza che la FDA ha sancito la accettabilità di una presenza minima di melammina, ovvero di urina, in ogni latte prodotto sul pianeta.
Bambini salvati per miracolo, ma col sistema renale decisamente compromesso.
Ottimi clienti per il futuro dei farmaci urologici.
Risarcimenti statali per le famiglie? Qualche elemosina, riservata ai casi più gravi ed eclatanti.

[…]

Estratto dalla mia tesina LE MULTINAZIONALI DEI VELENI E GLI ACQUISTI DI NATALE..

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