Quarta e ultima parte. Continua dalla parte 3.
Ristudiamo il grande John Tilden e il suo illuminante concetto di tossiemia
Lo studio delle leggi del dr John Tilden sulla tossiemia è certamente mille volte più importante ed illuminante di tutte le nefandezze sciorinate dalla medicina negli ultimi anni. La tossiemia è il terreno. La tossiemia è la presenza nel sangue, nella linfa, nei fluidi, negli organi, nei tessuti e nelle cellule, di non importa quale sostanza estranea e incompatibile con la salute del nostro corpo. Un livello minimo di tossiemia ce l’abbiamo sempre, ed è pertanto fisiologico, innocente.
I guai cominciano quando si passa il limite di tolleranza
La tossiemia diventa tossica quando il suo accumulo oltrepassa il limite di tolleranza, e produce la goccia che fa traboccare il vaso. La tossiemia può essere endogena naturale (autointossicazione da scarti cellulari mitocondriali non espulsi regolarmente), endogena intestinale (autointossicazione da decomposizione alimenti non digeriti), ed esogeno-chimica (dovuta a farmaci, vaccini, coloranti, fumi, insetticidi). Senza un’elevata tossiemia non svilupperemo mai alcuna malattia.
Gli antibiotici e i microrganismi
Nel caso di raffreddore o febbre, i batteri hanno il compito di sgomberare il terreno, per cui occorre lasciarli fare tranquilli il loro lavoro. Se si prendono degli antibiotici, i batteri muoiono e la febbre se ne va, ma il terreno rimane tossico come e più di prima, col risultato che alla prossima occasione ci ritroviamo con una crisi peggiore da dover risolvere. Chiaro che gli antibiotici non servono contro i virus, perché nei virus non c’è bio, non c’è vita (ennesima prova di quanto squinternate siano le asserzioni contro i mostriciattoli virali, non solo vivi ma pure sadici e agguerriti).
La carica dei virus e dei batteri di origine esterna
Quanto ai virus esterni, provenienti da altre persone o da animali o piante, è sempre un giochino da ragazzi per il nostro sistema immunitario isolare e fagocitare questo tipo di invasori. A condizione che il proprio sistema immunitario non sia stato messo fuori uso dai vaccini e dai farmaci. Ed è proprio per tutti questi motivi che non esistono e non sono mai esistite malattie propriamente microbiche, cioè causate direttamente da batteri e virus, ma soltanto malattie tossicologiche e malattie di carenza.
Chiaro che i consumatori di carni altrui si imbottiscono pure di virus e tossine degli animali morti, nonché dei batteri che intervengono in soccorso, ovvero di materiali che mettono a dura prova il sistema immunitario.
Nessuna trasmissione di malattia e nessuna vera ereditarietà
Ognuno ha il suo grado individuale di tossiemia, e questa realtà non può essere trasmessa. Al massimo, se uno è intossicato brutalmente, la sua pelle trasmetterà odori pesanti e sgradevoli, portatori di asfissia e di fastidio. Tutti i sintomi influenzali, inclusi quelli del cosiddetto AIDS (febbre, diarrea, tosse, eruzioni cutanee, debolezza estrema), rappresentano un indispensabile processo di eliminazione. Nessuna malattia può essere propriamente ereditaria. Possiamo però ereditare una predisposizione, una diatesi (inclinazione) nervosa, tubercolare, artritica, linfatica, cardiaca, cancerogenica. Oppure possiamo ereditare degli organi piccoli, un petto piccolo, una carenza di difese immunitarie.
La teoria del contagio proviene dalla antica stregoneria
Ecco spiegato il perché il contagio non esiste se non nella mente distorta e superstiziosa dei monatti. La teoria del contagio proviene direttamente dalla magia e dalla stregoneria antica, dalle fattucchiere e dalle streghe con la scopa. Il dr Luc Montagnier, premiato col Nobel, parla spesso di germi che possono moltiplicarsi in numero incontrollabile. Lo hanno premiato per questo. Dove e quando mai ha visto in natura un germe moltiplicarsi in modo incontrollabile? Forse sui cartoni televisivi dei mostriciattoli giapponesi?
Mai contrastare la natura
La natura controlla tutto, proprio tutto. Se tiri una fucilata a una lepre, essa muore. Nel giro di poco tempo, se i corvi non l’hanno già divorata, i microbi si moltiplicano per mangiare il suo cadavere e, quando non restano che le misere ossa e della peluria, anche i germi spariranno. La natura controlla anche la febbre. Non c’è alcun pericolo di sforare, poiché il corpo non si suicida mai, per cui il pericolo è nullo. Quando i batteri hanno finito di gozzovigliare al nostro interno con le porcherie che trovano in surplus, per cui la tossiemia è rientrata nei limiti, essi spariscono. L’unico pericolo mortale sta semmai nel voler contrastare testardamente la natura.
Una salubre bevuta di colera all’Università di Vienna
Il dr Max Joseph von Pettenkofer (1818-1905), fisiologo igienista bavarese, professore di batteriologia all’Università di Vienna, pur disinteressandosi delle diatribe dei suoi contemporanei Pasteur, Béchamp e Koch, era arrivato da anni alla conclusione che i microbi non causano alcuna malattia.
Un giorno, mentre dava un corso nel laboratorio di batteriologia, con grande stupore dei suoi allievi, prese un bicchiere colmo di un liquido, e lo fece verificare strumentalmente uno per uno dai suoi ragazzi. Tutti si accertarono che conteneva milioni di microbi viventi di colera. Richiamò la loro attenzione e inghiottì l’intero contenuto. Il dr Kruif, che era presente alla lezione, scrisse poi che in quel bicchiere erano presenti milioni di bacilli attorcigliati, fatti apposta per infettare e sterminare potenzialmente un intero reggimento. Pettenkofer non si prese alcuna malattia.
I vani sforzi di ammalarsi di colera e di peste bubbonica del dr Powell
Il dr Thomas Powell, morto a 80 anni, negli anni 30, aveva ridicolizzato l’intero mondo della medicina. Aveva lanciato la sfida di produrre nel suo corpo anche una sola malattia, inoculando in lui sotto controllo di una giuria, i germi del colera, della peste bubbonica, e microbi di ogni genere, facendo a gara nel recuperare ogni schifezza non velenosa reperibile sul pianeta e mescolabile in un bicchiere. Si fece spargere questi microbi in tutti gli alimenti che mangiava. Si spennellò varie volte la gola con i germi della difterite. Ma tutti gli sforzi per ammalarsi non approdarono a nulla.
Gli esperimenti di Fraser con la difterite
Il dr John B. Fraser di Toronto, descrisse sulla rivista americana Physical Culture (maggio 1919) i suoi 150 esperimenti realizzati dal 1914 al 1918 per determinare se i microbi causano davvero la malattia, o se invece sia la malattia generata da altre cause a produrre i microbi in eccesso. Cominciò nel 1914 a dissetare gruppi di volontari con dell’acqua contenente 50 mila microbi di difterite. Si attese qualche giorno, e nessuno si ammalò. Passò allora a un secondo esperimento, con del latte contenente 150 mila microbi di difterite. Nessun sintomo. Nel terzo esperimento, si spennellarono le tonsille, il palato, le narici ed il sotto-lingua. Nemmeno farlo apposta, nessun caso di malattia. Si pensò che la difterite fosse poco adatta.
E quelli con la meningite, il tifo, la polmonite e la tubercolosi
Si intraprese un’altra serie di prove con i più pericolosi microbi della meningite. Si invasero ancora le mucose nasali, le pareti delle narici, le tonsille, il sotto-lingua e la parte posteriore della gola, spennellando milioni di microbi. Non apparve alcun segno di malattia. Altro tentativo venne fatto con la tubercolosi, attendendo lunghi mesi, ma anche lì andò buca. Si utilizzarono pure combinazioni diversificate di microbi (tifo con polmonite, meningite con tifo, polmonite con difterite). Niente ancora.
E quelli col raffreddore e l’influenza
Presero poi 10 soggetti maschi diversi, di varia provenienza e corporatura, e li tennero 45 minuti accanto a 10 casi freschi di raffreddore acuto, appositamente selezionati tra i più gravi. Dieci malati diversi che tossivano in faccia contemporaneamente a ciascuna persona sana, senza barriere e senza mascherine. Ma nessuno dei volontari sviluppò sintomi di influenza o di raffreddore.
Le conclusioni sono molto semplici e chiare: la malattia è pre-esistente ai microbi
La verità è molto semplice. Batteri e virus sono onnipresenti ed ubiquitari sia nei sani che nei malati. Le malattie scattano per motivi che esulano totalmente dai microrganismi. Lo stato di malattia, sempre di derivazione tossicologica e mai microbica, porta in seconda istanza a disfunzioni metaboliche e a conseguente intasamento cellulare-virale e intestinale.
I virus e i batteri che accompagnano e caratterizzano la malattia senza esserne minimamente la causa
L’accumulo di virus non espulsi da un lato e di tossine gastriche e intestinali dall’altro, stimola la moltiplicazione dei batteri, che sono gli unici microrganismi vivi e in grado di proliferare. Ed è a questo punto che alla malattia pre-esistente si aggiunge l’intensificato traffico interno di microrganismi che la accompagnano, comportando pure qualche ulteriore fastidio e febbre prolungata, visto che i batteri mangiano e defecano, e a loro volta muoiono e si virusizzano all’interno del corpo, prima che tutto ritorni tranquillamente alla normalità, non appena le immondizie in eccedenza sono state divorate e la tossiemia è rientrata sotto il suo livello di tolleranza corporale, sotto il livello di guardia.
Valdo Vaccaro
Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)
Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)
Scritto in data 1 Settembre 2009
Nota
A proposito di Aids e di voci non ufficiali, un lettore di Valdo ci segnala il seguente documentario e lo riportiamo:
Attenzione: le notizie riportate in questo post non sono da intendersi come suggerimento per sospendere o modificare eventuali cure mediche, ma trattasi di materiale divulgativo per quanto concerne il punto di vista della scienza igienistica. Per ogni dubbio di carattere medico e salutistico, invitiamo il lettore a consultarsi sempre con il proprio medico di fiducia.
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