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35. L'INDICE GLICEMICO – PARTE 2

35. L’INDICE GLICEMICO – PARTE 2

DISINFORMAZIONE

Già, meglio non scordarci che viviamo nel mondo delle droghe sociali, nel mondo dell’amaro sangue e del dolce zucchero-saccarosio, e sarebbe assurdo che in un posto del genere dominasse la logica e la chiarezza. Ecco perché la nostra è purel’epoca della confusione e della disinformazione universitaria, governativa, ministeriale, e globale. Ne sono coinvolti Nazioni Unite, Europa, OMS, Medici senza Frontiere, Unicef, stampa e televisione, partiti e sindacati, destre e sinistre. Un carosello continuo tra l’imbroglio cercato e voluto, e l’ignoranza endemica di singoli e di organizzazioni.

E’ SEMPRE IL CORPO A GIOCARE LA PARTITA

Non è il farmaco e il vaccino, non è il virus e il batterio, ma è il corpo a giocare la partita. Il terreno è tutto, il microbo è niente, dicono i medici e i biologi onesti e trasparenti. Nei cibi vale la stessa cosa. E’ il corpo che fa la differenza. Chiaramente, è gravissimo dargli cose sbagliate.

VARIAZIONI TRA UN INDIVIDUO E L’ALTRO

Nel caso dei cibi, sappiamo benissimo quanto dannosi siano i non-cibi carno-lattei, i cibi non della specie, i cibi cotti e devitalizzati. Il fattore più importante non è mai il cibo in sé, ma il corpo che consuma quel cibo. Non solo per il carico glicemico del sangue del soggetto, che è diverso da individuo a individuo, e persino in una certa ora del giorno rispetto a un’altra. Ma soprattutto per l’indice di colesterolemia e per l’indice di densità e di scorrevolezza del sangue stesso, che variano in modo drammatico da una persona a un’altra.

L’ESEMPIO DELLA VITAMINA B12

Non a caso, tanto per fare un esempio, i livelli di vitamina B12 nel sangue variano dagli 80-100 pg/ml dei vegani-crudisti ai 157 minimi della FDA, ai 300-1059 entro i quali oscillano i mangiatori intensivi di carne e di proteine animali, che si sentono tranquilli e approvati dalla carnofila FDA, non sapendo che la B12 alta significa sangue che si rapprende e si cicatrizza rapidamente, ma che trasmette e trasporta nutrienti, sporcizie da eliminare, e anche enzimi ed ormoni correttivi con troppa lentezza.

FALSI DIABETICI MA VERI INTASATI E ADDENSATI

Non per niente la medicina ufficiale, dopo aver intasato il sangue della gente con le sue raccomandazioni sulle proteine nobili, ricorre pure agli ormoni nobili dei maiali (derivati da succhi di budella pressate di maiali essicate) prescrivendoli in continuazione a destra e a manca, sottoforma di eparina. Pochi sanno al mondo che molta gente dichiarata diabetica o pancreas-difettiva o insulino-deficiente, in realtà ha un pancreas normale che fa il suo dovere e produce normalmente insulina, salvo che non sia già stato abituato a non funzionare più per disuso, ovvero per colpa del ricorso all’insulina farmacologica. Il problema, in molti casi, sta tutto nel sangue denso e poco scorrevole della gente obesa. Con un sangue del genere, l’insulina, pur esistendo ed essendo regolarmente erogata dalle isole di Langerhans, non fa in tempo a raggiungere i punti critici di picco glicemico.

INSULINA E INULINA

C’è poi da aggiungere che parlare di indice glicemico senza fare le indispensabili differenziazioni tra cibo crudo e cibo cotto porta sempre sulla strada sbagliata, conduce sempre a risultati aberranti. Sappiamo benissimo infatti che molti vegetali (come ad esempio il topinambur) contengono ottima insulina vegetale e molta inulina vegetale, le quali diventano rispettivamente sorella e cugina dell’insulina del pancreas, collaborando con essa, a patto però che le verdure non vengano cotte e inscatolate.

Chiaro che gli indici glicemici usati dalle industrie non tengono affatto conto di questi valori basilari, per cui tutto il discorso sugli indici glicemici IG, e tutte le lunghe liste pubblicate du Internet, sono fatica sprecata.

LA DETERMINAZIONE DELL’INDICE GLICEMICO

La determinazione dell’IG può essere certificata soltanto in modo sperimentale di volta in volta, alimento per alimento, dipendendo essa da una decina di fattori variabili, come contenuto in amido dell’alimento, viscosità delle fibre dell’alimento, lavorazione del prodotto, caratteristiche organolettiche del prodotto.

A questa variabilità oggettiva dell’indice glicemico, occorre aggiungere poi il fattore soggettivo e variabile dell’individuo che assumerà il cibo stesso, per cui anche la certificazione più precisa dell’IG deve essere considerato valore virtuale e teorico.

L’UNIVERISTA’ DI SIDNEY

Sotto accusa sono infatti le banche dati, come quella dell’Università di Sydney, che fa da riferimento mondiale del settore. Se si inserisce ad esempio la voce riso, dall’archivio fuoriescono 170 tipi diversi di riso, con variazioni che toccano il 50%, senza contare la successiva variabile dei metodi infiniti di cottura. Ad esempio, un prodotto come la pasta di semola, che ha un IG basso se cotto al dente, sale del 40% nell’indice glicemico se viene stracotto. Gli alimenti a elevato contenuto di amido, come le patate, hanno indici glicemici alti, che aumentano quanto più li lavoriamo.

I CIBI INDUSTRIALI

Cuocere e lavorare le patate significa infatti predigerirle e facilitare il loro transito nello stomaco. I cibi più a rischio sono dunque quelli di preparazione industriale, molto lavorati e sofisticati. Fette biscottate, grissini e marmellate normali provocano picchi glicemici altissimi, ma ce ne accorgiamo pure. Chi mai riesce a mandare giù più di un paio di cucchiaini delle marmellate stile Luisa Biondi che offre di regola il mercato? Se invece si produce in proprio una marmellata senza zucchero, si riesce a consumare, volendo, l’intero vasetto (anche se è sbagliato farlo).

ETICHETTARE I CIBI

Sarebbe giusto pretendere sugli alimenti un bollo legale tipo Prodotto ad alto indice glicemico, sugli alimenti sballati come le merendine e le bevande pericolose come le cole e le altre bevande gassate e dolcificate. Questo spingerebbe parecchi ragazzi a cercare cibi più sani e più naturali per colazione e merenda, ha dichiarato Bruno Berra, ordinario di biochimica all’Università di Milano (Occhio al fattore IG, di Marco Bonarrigo, Panorama 17/4/2008).

Ha perfettamente ragione, ma per coloro i quali nemmeno il teschio sulle sigarette serve come dissuasione dal fumo, tanto sono irresponsabili ed autolesionisti, l’ammonimento “IG alto” sull’etichetta servirebbe a ben poco. La coalizione delle industrie viziose e dissolute, tipo Coca-Cola, Eridania, Alemagna, Motta, Algida, Kraft, Bayer, Monsanto, Pfizer, Philip Morris e simili, tutte ben difese dal Codex Alimentarius, non è d’accordo nemmeno sull’apposizione obbligatoria della dicitura “Cibo contenente OGM”, figurarsi se accetterebbero di porre l’etichetta di “cibo glicemicamente pericoloso”.

La vera etichetta, caro dr Berra, dobbiamo stamparcela tutti nella mente, e dev’essere quella “dell’albero e della terra”.
Proviene dal buon albero e dalla buona terra? E allora va sempre bene.
Proviene dalla fabbrica? E allora siamo sempre in zona pericolo.
Proviene dal caseificio o dal macello? E allora siamo sempre in zona disgraziata.

(Estratto dalla tesina “Zucchero-saccarosio, dolce droga assassina”)

Valdo Vaccaro..

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