Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

49. LA “COTTOMANIA”

LA COTTOMANIA NEL MIRINO DI TITO LUCREZIO

Veganismo dunque, senza alcun dubbio e senza alcuna esitazione. La scienza e l’esperienza ci dimostrano però che, per stare davvero bene, nemmeno quello basta. L’errore marchiano dell’umanità, dopo la proteinomania, è la cottomania.

Questo lo sapevano già gli antichi Romani. Il maggior poeta romano dopo Virgilio, Tito Lucrezio (99-55 a.C), cento anni prima di Cristo, additava ilcibo cotto come causa dell’indebolimento progressivo della razza umana e come causa dell’accorciamento della vita stessa.
E lo diceva quando Roma viveva i suoi 600 anni di massimo splendore politico e di sfratto totale all’arte medica, quando il cavolo crudo era considerato simbolo della salute nella città Eterna. Lo diceva, nota bene, quando nelle abitazioni romane non c’erano i fornelli a gas, i fornelli elettrici, i micro-onde. Quando non esistevano i supermercati di oggi stracarichi di cibi concentrati, irradiati, sintetizzati, precotti, pastorizzati, congelati, salati e dolcificati.

LE ACUTE OSSERVAZIONI DI ORAZIO

Non è che a Roma mancassero anche grottesche esibizioni di cattivo gusto, come rileva Quinto Flacco, dettoOrazio (65-5 a.C), osservatore sereno, sorridente e indulgente delle debolezze umane, sulle quali ironizza non poco.
Se da un lato i legionari mantenevano le tradizioni degli spartani, stando sulla frutta e la verdura, e su orzo e farro abbrustoliti, non mancavano i ghiottoni, i ricchi oziosi e annoiati che cercavano stimoli nei cibi strani e sofisticati…

Erano i banchetti dei buongustai romani, quelli che non disdegnavano pesci e uccelli, fegato di oca bianca e fichi per addolcirne la schifezza, gru affettata e farcita con sale e farro, per mascherarne il sapore di morte e la povertà nutrizionale. Gente insoddisfatta che si trovava poi alle prese col “vomitorium”, con grandi gastriti e con inevitabili stitichezze, nonostante le abbondanti caraffe di vino che giravano sui tavoli. Gente che rappresentava tutto sommato la mollezza e la degenerazione, i segni anticipatori di disgregazione etica e materiale dell’Impero.

Orazio invece, memore della sua militanza nelle file dei soldati di Bruto, manteneva una dieta basata su cibi semplici, tendenzialmente crudi, sani e poco lavorati49bUna dieta inclusiva di mele, di “pensilis uve” (uva passa), datteri e fichi, lattughe e cicorie, ravanelli e porri, cavoli e rafani, delicate malve e tante olive.
A fine pasto il suo dessert era rappresentato spesso dalle more di rovo o da frutti di bosco.
Quando Orazio aveva davvero fame, il delizioso “cum sale panis” (pane col sale) calmava i latrati del suo stomaco.
Stessa cosa per le fave bollite e le zuppe di legumi, che di tanto in tanto apprezzava.
Il cibo insomma serviva a divertirsi e a stare bene, non certo ad ingozzarsi e a soffrire le pene dell’inferno.

GLI INTEGRATORI

Tornando ai nostri tempi odierni, imperano i cuochi trasformatori, mescolatori e distruttori di vivande, e impera la cottomania. Nella cottomania si include anche la integratormania, ovvero la micidiale tendenza a correggere sinteticamente le proprie carenze, ignorando che le vitamine e i minerali di sintesi non sono affatto degli alimenti ma delle droghe, dei veri e propri Viagra alimentari, dei farmaci dopanti che creano dipendenza.
Nella scala Simoneton i cibi sintetici non producono onde vibrazionali vivificanti ma solo perturbazioni chimiche che nel breve stimolano, ma nel lungo periodo vengono a costare care.
La prova del nove sta nella dipendenza che causano gli integratori. Una volta presi non li puoi abbandonare, se non vuoi cadere in piena depressione.

I CAPITOMBOLI DELLA MEDICINA

La medicina nemmeno farlo apposta, casca sempre nelle reti della chimica. Si è fatta infinocchiare dal chimico Louis Pasteur coi batteri causativi di malattia, mentre la colpa è sempre del terreno corporale.
Si è fatta infinocchiare dal chimico Linus Pauling e dalla cosiddetta “ortomolecolare”, con le miracolose megadosi di vitamina C, che sballano letteralmente gli equilibri del corpo.
Si è fatta infinocchiare dal chimico Barry Sears, con la “Zona”, ossia la peggiore dieta del secolo, con gli Omega3 da pesce, uniche prostaglandine negative ed ammalanti, quando gli Omega3 salubri esistono abbondanti nelle mandorle, nelle noci e nei semini.

UNA ALIMENTAZIONE NATURALE E NON DOPANTE

Siamo dunque per una alimentazione naturale e non dopante, non stimolante e non deprimente, non idratata da eccessiva acqua minerale, come blaterato dalla “medicina”.
Siamo per un’alimentazione responsabile, capace di produrre in noi stessi una ricaduta benefica importantissima che si chiama non solo “salute fisica” ma anche “autostima”.
L’alimentazione non è solo cibo, ma tutto quello di cui ci “nutriamo”, tutto quello che mettiamo dentro di noi, incluse pertanto tutte le nostre scelte culturali e comportamentali.

(Estratto dalla conferenza di Tolmezzo-Udine del 22 Ottobre 2011)..

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Lascia un commento con Facebook