La coscienza dell’unità non combatte, non vuole distruggere l’ego, ma integra, fa la pace, guarisce. La coscienza dell’unità rispetta l’organismo e le sue proprietà, esprime qualità transpersonali che consentono all’individuo di affrancarsi dall’ambiente per la soddisfazione dei suoi bisogni esistenziali, di superare le ferite che lo costringono incessantemente sulla difensiva per aprirsi all’esperienza della pace con se stessi, di unità, fiducia e sicurezza interiori. La coscienza dell’unità conduce oltre la mente, nelle dimensioni del cuore, la dimensione dell’amore spontaneo per se stesso e i propri simili, della consapevolezza, del servizio verso il prossimo, della compassione per le miserie proprie ed altrui.
Nelle dimensioni del cuore si potrà cogliere la vera natura dell’io e allora, come ammonisce De Mello:
“non sarete più gli stessi, mai più. Nulla potrà più toccarvi e nulla potrà farvi del male. Non avrete paura di nulla e di nessuno. Non è straordinario? Vivrete come re e regine. Ecco cosa significa vivere come un sovrano. Non c’entra niente con la possibilità di apparire sul giornale o con il possedere un sacco di soldi. Quelle sono tutte sciocchezze. Non si ha paura di nessuno perché si è più che soddisfatti di non essere nessuno. Non ve ne frega niente del successo o del fallimento. Non hanno alcun significato.” (2)
Si potrà inoltre compiere quel processo di auto-realizzazione descritto da Maslow (3) per il quale l’individuo sarà in grado di realizzare le proprie potenzialità e adempiere così alla propria missione, raggiungere una piena conoscenza e accettazione della “natura intrinseca della persona” e una “incessante tendenza verso unità, integrazione o sinergia”.
Finalmente liberi dall’importanza personale o dalla peste emozionale che costringe l’individuo a cercare costantemente un sostegno psicologico positivo e a difendersi tenacemente da un mondo esterno minaccioso ci si potrà aprire all’esperienza dell’unità con autentico amore, empatia e compassione per i nostri simili.
Ne conseguirà una società dove la vita umana sarà realmente sacra e non lascerà posto a guerra, omicidio, violenza e misfatti di ogni genere. Similmente ad una cellula del nostro corpo inizieremo ad agire nel rispetto di noi stessi e dell’ambiente guidati da un intuitiva e immediata consapevolezza del bene comune. Seppur inconsapevoli dell’interezza del disegno svolgeremo la nostra parte sentendoci al nostro posto nella nostra unicità, assolutamente diversi e allo stesso modo totalmente interconnessi, come un dito della nostra mano, un onda dell’oceano, un albero della foresta.
Una serie di valori verrebbero reinterpretati ad incominciare dalla crescita e dallo sviluppo, il cui concetto di “sostenibilità” si allargherebbe fino a comprendere oltre al progresso economico e tecnologico quello interiore della coscienza, della creatività, dell’intuizione, delle potenzialità. Per continuare con il diritto al lavoro al quale si aggiungerebbe il diritto di esistere, di “fare senza fare”, di dedicarsi al proprio sviluppo personale; oppure con il diritto alla salute, il cui concetto recupererebbe il suo significato originario di intero e santo.
Dove intero e santo stanno ad indicare un essere umano integro, in armonia nel copro, nell’anima, nella mente, nello spirito, in grado di padroneggiare la propria esperienza interiore e i propri stati di coscienza; in grado di riconoscere e trasformare i propri bisogni disidentificandosi dagli stessi, di riconoscere e accettare amorevolmente i propri limiti ma anche di autorizzarsi a trovare la forza e il coraggio necessari per trascenderli. Un essere umano in grado di volere ma allo stesso modo di sottomettersi ad una volontà che lo trascende, forte ma capace di debolezza, fiero di sé ma umile e modesto, capace di dire sì e di dire no, di accogliere e respingere, donare e ricevere.
Un essere umano che assume pienamente la responsabilità di se stesso e della propria vita, senza pretesti (4), senza deleghe, senza complicità; un essere umano consapevole che, come sostiene Jodorowsky: “Solitudine è non sapere stare con se stessi” e che, come recita l’Ecclesiaste: “Chi accresce la sua scienza accresce il suo dolore. Ma io ti dico, soltanto chi conosce il dolore può avvicinarsi alla sapienza”. (5)
Un essere umano in grado di farsi guidare dall’interno piuttosto che dall’esterno, da quello che pensano gli altri o dalle gratificazioni dell’ambiente circostante; in grado di non identificarsi con i bisogni del proprio ego individuale, i quali saranno “trascesi e inclusi” dagli aneliti del Sé, il cuore, il centro, l’essenza, orientati verso l’amore, la compassione, il servizio verso il prossimo e il mondo intero.
Un essere umano libero dalle ferite del passato e dai desideri per il futuro, senza obbiettivi o progetti personali, che non si sente costantemente in dovere di ottenere risultati e gratificazioni, che non si sente costantemente minacciato e bisognoso di difendersi e affermare se stesso.
Un essere umano in grado di riconoscere nel limite la porta, nel dolore l’insegnamento, nel contrattempo l’opportunità, nel nemico l’alleato, nel sintomo il messaggio, nella malattia il dono, negli altri se stesso, nella parte il tutto, negli eventi il gioco cosmico, sincronico e perfetto in sé, della coscienza dell’unità
Continua
Note
(2) De Mello A. (1990), Messaggio per un’aquila che si crede un pollo, p. 66-67, Piemme, Casale Monferrato.
(3) Maslow A., Verso una psicologia dell’essere, Astrolabio, Roma
(4) Jodorowsky A. (2004), La danza della realtà, Feltrinelli, Milano
(5) Jodorowsky A. (2004), p. 24..