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49. COME CAMBIARE IL (TUO) MONDO – PARTE 2

Continua dalla Parte 1

Nella prima parte abbiamo visto che l’umanità può salvarsi (da se stessa!) solo permettendo a ogni bambino/individuo di preservare la magia, la leggerezza, la purezza, l’entusiasmo e l’unicità che lo contraddistinguono.

Quindi, d’ora in poi, prima di lamentarci dell’ingiustizia del mondo intorno a noi e di inorridire solo davanti alla violenza verso gli animali… teniamo presente che anche trascurare i figli o peggio ancora riversare su di loro le nostre frustrazioni, insoddisfazioni e infelicità è ingiusto e violento; anche dare sberle per farli stare “buoni” o strattonarli per strada quando abbiamo fretta è ingiusto e violento; anche farli desistere dai propri sogni e passioni spegnendo il loro entusiasmo è ingiusto e violento; anche farli sentire sbagliati, stupidi, inadeguati e indegni solo perché pretendiamo che siano diversi da come sono o che facciano ciò che noi vogliamo è ingiusto e violento.

Se il mondo è da sempre “ingiusto e violento”, infatti, è solo perché si continua a far nascere e crescere bambini in un luogo dove la lotta, la sofferenza e il sacrificio vengono considerati nobili, mentre la libertà, la leggerezza e il divertimento vengono considerati futili o peggio ancora deprecabili… ed è per questo che ogni genitore deve fare “mea culpa”, proprio perché, come nessuno “sano di mente” sceglierebbe liberamente di andare in prigione o in guerra, quando qualcun altro sceglie per lui, è il minimo che il responsabile debba cercare di fare di tutto per rendergli questa tortura il più leggera possibile. Invece – e non si sa per quale motivo se non quello che “è sempre stato così” – sono i genitori che si sentono legittimati a pretendere obbedienza e rispetto dai figli, facendogli pure pesare i sacrifici fatti per farli studiare medicina o legge, quando invece loro magari avrebbero voluto fare musica o disegno.

Sempre il buon senso dice che l’impegno è innanzitutto di chi sceglie, non di chi è scelto, e quindi, dal momento che è stato il genitore a scegliere di mettere al mondo il figlio, deve successivamente fare tutto il possibile per onorare quello che è l’impegno più grande e faticoso che esista, ma che – anche in questo caso non si sa per quale motivo – è l’unico impegno che viene preso alla leggera… col risultato che poi sono proprio i genitori ad aver pretese sui figli!

Con la premessa che i doveri siano dei figli verso i genitori che li hanno messi al mondo, è normale poi vivere in un luogo dove i rapinatori hanno più diritti dei rapinati, dove la giustizia favorisce i potenti a danno degli indifesi e dove lo stesso Dio sembra accanirsi contro i più deboli favorendo i più forti.

È un mondo alla rovescia proprio perché si regge sul potere, sulla paura e sul bisogno, e non sull’armonia, sulla libertà e sulla gioia… e questo fa sì che chiunque induca alla paura e al bisogno detenga il potere su tutti gli altri. Chi cerca di ribellarsi e di combattere, inoltre, non fa altro che alimentare tale potere, a discapito della propria pace interiore, della libertà e della gioia, che rappresentano l’unica via d’uscita da una prigione virtuale(*) in cui ci si rinchiude proprio a causa dell’assenza di consapevolezza, ormai del tutto soppiantata dalle dipendenze psicoemotive.

Solo nel momento in cui decidiamo di sottrarci ai condizionamenti esterni, ritrovando in noi stessi il vero centro del potere da cui tutto ha origine, possiamo creare le premesse per un mondo diverso dove la pace e l’armonia saranno la base per un’esistenza libera e felice senza più vittime né carnefici; in caso contrario sarà normale che ognuno si senta in dovere di farsi valere appena ne ha l’occasione, per riversare sul più debole o l’indifeso di turno il cumulo della propria frustrazione… e la famiglia sembra essere un ottimo terreno su cui poter “riequilibrare” i torti subiti, pretendendo soprattutto che i figli portino rispetto verso quei genitori che in passato non sono riusciti a sottrarsi al potere dei propri genitori e successivamente di tutti coloro che hanno rivestito il ruolo dell’autorità nella loro esistenza.

In pratica è una sorta di “catena di Sant’Antonio” attraverso cui vengono trasmesse, di generazione in generazione, le fondamenta su cui edificare questo mondo assurdo, di cui tutti si lamentano senza rendersi conto che lo alimentano costantemente, soprattutto mettendo al mondo futuri “portatori insani” di infelicità.

La paura e il bisogno sono inoltre alimentati dal fatto che le persone, essendo state programmate sin da subito a soddisfare le pretese degli altri, successivamente non vogliono prendersi la responsabilità della propria felicità, pretendendo così che anche per loro valga la regola secondo cui debbano essere gli altri a doverli rendere felici. Questo non fa altro che alimentare il medesimo circolo vizioso proprio perché è da qui che nasce l’esigenza di avere un figlio – oltre che naturalmente un partner o un animale domestico o una qualsiasi cosa/occupazione/situazione/persona – che credono possa colmare quel vuoto interiore (causato in origine dal proprio genitore) su cui poi riversare la propria rabbia e frustrazione quando si rendono conto che la situazione non è come avrebbero voluto, proprio perché è stata scelta non per come fosse, ma per come servisse a loro. E non essendo come l’avevano idealizzata (a causa di una percezione distorta/condizionata dal bisogno e dalla paura), invece di scusarsi per la loro scelta tanto errata quanto egoistica, e di conseguenza rimediare a essa, peggiorano la situazione prendendosela coi malcapitati di turno. E la cosa “divertente” è che poi queste stesse persone sono magari le più attive nel campo della beneficenza, del volontariato e delle opere di bene… forse per provare a placare i loro sensi di colpa inconsci o per guadagnarsi un “pezzetto di Paradiso”.

Un’altra cosa divertente è la teoria secondo cui viene considerato sbagliato ed egoista fare quello che si vuole nella propria vita a prescindere da quello che vogliono gli altri, mentre è ragionevole e altruista sapere cos’è giusto per un altro e magari obbligarlo a farlo… probabilmente proprio perché in passato non si è riusciti a farlo in prima persona.

Comunque, giunti a questo punto, non è importante cercare negli altri l’origine e la colpa di questo allucinante “girone infernale”… Ora serve solo il coraggio di interrompere il circolo vizioso, scegliendo di prendere le distanze da un sistema di vita autolesionista invece di continuare ad alimentarlo, e cercando di imparare a rendere felici prima se stessi, per evitare di rendere poi infelici tutti gli altri. Anche perché il vero male dell’esistenza non è rappresentato dalla morte né tanto meno dalla solitudine, ma da tutto quello che spesso si è disposti a fare pur di evitarle!

Infatti, è proprio attraverso la solitudine, che le persone possono risvegliare il proprio Maestro Interiore, ritrovando quella Magia, quella Scintilla Divina, quella Forza e quel Potere necessari per creare un mondo nuovo da lasciare in eredità a future generazioni felici… e anche a se stessi, visto che, alla fine di questa vita, ci si rincarnerà in un’altra in cui troveremo tutto ciò che abbiamo lasciato/seminato.

Ma se anche non ci interessasse niente della rincarnazione e delle vite future, resta comunque essenziale capire che continuare ad autodistruggersi in questa ha poco senso, e che invece ne ha molto fare qualcosa di diverso o almeno provarci per rendere, se non grandiosa, quanto meno significativa la nostra presenza su questo pianeta… anche solo evitando di portare avanti un sistema che definire diabolico e paradossale è un eufemismo. Qualcuno ha detto: “Se per vivere devi strisciare, alzati e muori!”… più semplicemente si potrebbe dire che scegliere di vivere e morire per un meraviglioso ideale è sempre meglio che sopravvivere – finendo  così inevitabilmente con l’esserne complici e di conseguenza artefici, oltre che vittime(**) – per una squallida realtà.

È stato detto anche che sia meglio essere ottimisti e avere torto, piuttosto che essere pessimisti e avere ragione… Per quanto mi riguarda è da anni che credo che la realtà in cui viviamo sia semplicemente il frutto della nostra percezione e di tutte le nostre convinzioni in merito a essa, ed è per questo che ho scelto di vivere in un mondo che voglio percepire sempre più come sicuro, appagante e libero, governato da un Universo/Dio/Creatore/Sé Superiore amorevole che mi asseconda e sostiene in ogni mia scelta. Se invece questo pianeta si dimostrerà essere un terreno minato su cui dover sopravvivere e difendersi da insidie, pericoli e sofferenze, allora sarò ben felice sia di non “averci portato” qualcun altro, sia di saltare in aria in qualunque momento, perché per me ogni singolo giorno che ho vissuto spensieratamente tra miracoli, meraviglie e magie è valso molto di più di interi anni vissuti imprigionato tra preoccupazioni, lotte e infelicità.

Se, alla fine, il mio insensato ottimismo avrà avuto ragione del più sensato pessimismo globale, allora sì che ci saranno i presupposti per lasciare alle future generazioni un mondo in cui valga realmente la pena di vivere!

Lorenzo Capuano

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NOTE

(*) Per creare/manifestare un mondo diverso, bisogna percepire in modo diverso quello attuale… La nostra realtà si plasma, infatti, attraverso le nostre sensasioni e convinzioni, quindi, finché continuiamo a credere di dover lottare e difenderci per sopravvivere in un mondo ostile e pericoloso, la realtà continuerà a plasmarsi sulla base delle nostre paure. Solo percependo l’attuale mondo in cui viviamo come un luogo amorevole, libero e sicuro – a  prescindere da ciò che possa “sembrare“– e viviamo di conseguenza attraverso sensazioni, convinzioni e azioni coerenti con tale “ideale“, possiamo causare un reale “cambio dimensionale” in cui la realtà si plasmerà attraverso i nostri sogni.

(**) Per chi dovesse chiedersi se tutto sommato non valga la pena sopravvivere e lottare in un mondo materiale basato sull’avere e sul fare piuttosto che sull’Essere, e in cui la competizione, l’ambizione e la legge del più forte portino all’evoluzione della specie, mentre la libertà, la fiducia e l’armonia portino chissà dove, consiglio “vivamente” la visione del film “Il pianeta verde” (La Belle Verte) di Coline Serreau – anche a questo link – per avere qualche spunto al riguardo su cui riflettere.  

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