Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

53. VIVERE O SOPRAVVIVERE?

Se ci sentiamo liberi, leggeri, pervasi dalla pace, in un costante stato di gioia e grazia che rigenera ogni cellula del nostro corpo… stiamo vivendo!

Se invece ci sentiamo oppressi, intrappolati, stressati, preoccupati, spaventati, arrabbiati, frustrati, angosciati, perennemente bisognosi di qualcuno o di qualcosa (attenzioni, considerazione, approvazione, oppure sostanze per gratificarci, altre per stordirci o dimenticare, dosi di adrenalina per sentirci vivi), e bloccati in un costante stato di lotta e difesa che piano piano ci consuma… beh, in questo caso stiamo sopravvivendo!

Inutile dire che se ci sentiamo rassegnati, impotenti, perennemente spenti e cronicamente stanchi, abbiamo oltrepassato la soglia della sopravvivenza, e ci stiamo dirigendo lentamente verso la morte.

Un altro fattore per capire se stiamo facendo altro rispetto a vivere è renderci conto che ciò che ci spinge a fare o non fare qualcosa è la paura: paura delle conseguenze, paura del giudizio, paura di deludere, paura di sbagliare, paura di non essere all’altezza, paura del fallimento, paura dell’abbandono, paura della solitudine,  ecc… quindi, per esempio, il motivo per cui abbiamo scelto il nostro lavoro non è la passione ma la paura di non riuscire a “campare” senza o per accontentare i genitori; il motivo per cui abbiamo scelto le persone con cui stare non è perché ci fanno stare bene ma è la paura di stare da soli o per riconoscenza; il motivo per cui abbiamo scelto di diventare ciò che siamo è la paura di non essere accettati per come siamo veramente, la paura di essere giudicati sbagliati, oppure per compiacere qualcuno; magari ciò che scegliamo di mangiare o di non mangiare non è per il nostro piacere ma per paura di ingrassare o per prevenire/curare qualche malattia oppure per adattarci ai gusti degli altri.

Tutto questo ci porta a fingere, mentire, subire, sacrificare la nostra libertà e la nostra felicità, scendendo a continui compromessi che nel tempo fanno di noi e della nostra vita qualcosa che non ci appartiene più. Così succede che, a un certo punto, ci guardiamo intorno e ci chiediamo che cosa ci facciamo lì, o cosa c’entrano quelle persone con noi, oppure ci guardiamo allo specchio e non riconosciamo più la persona che vediamo riflessa.

Questo è il risultato di un’esistenza basata sulla paura, sull’autocritica, sull’insicurezza, sui sensi di colpa… e quindi sul disamor proprio!

La buona notizia è che non è mai troppo tardi per ritrovare se stessi e dare un senso alla propria esistenza, ma per compiere questo passo bisogna essere consapevoli del proprio “smarrimento”… e questa consapevolezza può giungere attraverso una “illuminazione” o attraverso una “crisi”. Nel primo caso è come un risveglio da un lungo stato di trance, grazie al quale smettiamo di voler essere dei robot che fanno ciò per cui sono stati programmati; nel secondo caso interviene un evento traumatico (incidente, malattia, perdita di qualcuno o qualcosa) che, se preso nel modo giusto, può farci rinascere, in caso contrario velocizza il processo di autodistruzione già presente in noi.

Naturalmente è preferibile la prima opzione perché, se non siamo del tutto masochisti, sappiamo che la “via della gioia” è decisamente migliore della “via della sofferenza”. Però il libero arbitrio permette a chiunque qualunque percorso, rendendolo perfetto ai fini della sua esperienza su questa terra… Mai come in questo caso si può dire: “Contento lui, contenti tutti!”

A chi invece vuole smettere di assecondare le proprie dinamiche inconsce autosabotanti, iniziando così a dare spazio all’amor proprio per non lasciarsi più spaventare e manipolare dall’esterno, consiglio di porsi le seguenti domande:

Cosa mi appassiona veramente?

Cosa farei se amassi me stesso?

Cosa posso fare ogni giorno per dimostrare che mi amo e mi sostengo?

Come posso celebrare veramente la vita, a prescindere dalle mie attuali condizioni?

… O meglio ancora:

Cosa farei oggi se sapessi di essere completamente libero e sostenuto dall’universo?

Cosa farei se non avessi paura e niente mi preoccupasse?

Dopodiché suggerisco di prendere nota di tutte le risposte e di iniziare a fare da subito quelle cose perché è importante celebrare la vita ogni singolo giorno; non occorre affrontare e superare difficoltà per ricordarci di farlo!

3-vivereEliminiamo i “dovrei” che sono originati da paure e bisogni psicoemotivi inappagati, e scegliamo solo in base all’amore verso noi stessi e la nostra vita, e allo stare bene. Impariamo a consultate la nostra guida interiore in ogni momento per valutare cosa è meglio per noi, invece di lasciare che le paure e le dipendenze condizionino le nostre scelte. Chiediamoci davanti a ogni opzione come ci fa sentire l’idea di sceglierla: forti e sicuri oppure spaventati e deboli? E poi optiamo per le scelte che ci fanno sentire di esercitare il nostro potere e che ci rendono liberi e felici, perché solo questo ci permetterà di eliminare ogni limite alle nostre possibilità!

Raccontiamoci nuovi modi di dire per alleggerire il nostro stato d’animo, motivarci e potenziare il nostro inconscio, invece di prendere per buoni quelli attuali, che rappresentano un vero e proprio terrorismo psicologico! Trasformiamo per esempio il penoso “si va di male in peggio” in un entusiasmante “tutto va sempre di bene in meglio!” e proseguiamo su questa linea con tutti gli altri.

Quindi:

Chi si accontenta… sbaglia!

Chi troppo vuole… è consapevole del suo valore!

Chi tardi arriva… trova chi l’aspetta!

Chi lascia la strada vecchia per quella nuova… è saggio e verrà ricompensato per il suo coraggio!

I sogni son desideri… e se ci credi, tu li avveri!

Accresciamo la fiducia in noi stessi e in un universo amorevole, perché solo così la nostra vita si trasformerà in una meravigliosa avventura piena di miracoli e magia!

Quindi adesso…

Respiriamo… sorridiamo… e godiamoci finalmente il nostro Paradiso quotidiano!

 

Lorenzo Capuano

ti-amo-comunque-promessa   ti-amo-comunque   ti-amo-comunque-cd

 

 

 

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