Cari ricercatori,
abbiamo visto che creiamo la nostra realtà e ne siamo responsabili, sia che lo facciamo in modo consapevole o automatico, sia che il risultato che ne deriva ci piaccia o meno.
Il processo decisionale è, però, composto da parti che si possono scomporre: le percezioni che adottiamo, le convinzioni che abbiamo sposato e, infine, le etichette con le quali definiamo le cose che ci succedono e noi stessi. In ogni momento la qualità della nostra energia determina una specie di filtro, enfatizzando o ignorando certe informazioni; indirizza di conseguenza la nostra attenzione su certi aspetti piuttosto che altri.
E’ determinata da come siamo in quel momento,colorata dalla nostra motivazione primaria di quell’istante, dalle idee che ci passano per la mente, ma anche dai desideri e dalle sensazioni che un determinato evento ha evocato. Le convinzioni sono un altro importante cardine nella formazione della nostra realtà. Rappresentano le nostre più profonde certezze, quello che crediamo sia giusto o sbagliato, vero o falso. Rappresentano la mappa del mondo che ci siamo costruiti e si fondano principalmente sulla nostra esperienza, ma anche su valori acquisiti e pregiudizi. Per ultimo, le definizioni che applichiamo a tutto ciò che ci circonda e, peggio di tutti, a noi stessi. Siamo abilissimi a etichettare emozioni, situazioni, persone; abbiamo poi un talento speciale per catalogare noi stessi, spesso nel modo più impietoso. Quindi, ognuno interpreta la realtà secondo i propri canoni, secondo com’è in quel momento. Se ci rendiamo conto che un’idea, o un’etichetta ci limita nel nostro processo, cambiamola.
continua..
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