Cari ricercatori,
In una situazione equilibrata noi dovremmo sentirci liberi di esprimere i nostri pensieri, ciò che è vero per noi, in tutta tranquillità e senza aver la pretesa di convincere o prevaricare gli altri.
A volte questo meccanismo basilare si inceppa e noi ci imbavagliamo.
La scusa è che quello che vorremmo dire non sia adeguato al momento o alla situazione, ma la realtà è perché vorremmo essere più apprezzati o più amati. Magari temiamo di apparire strani e allora lo facciamo per non essere diversi, per far parte del branco.
Così ci costringiamo al silenzio. Di solito, agendo un forte controllo, neghiamo la nostra verità in funzione di un apparente maggior beneficio. Ecco il meccanismo dellasindrome del bavaglio.
Questo snaturarci porta un grande stress che, se non risolto, crea un muro sempre più alto di isolamento e di solitudine. Infatti, la comunicazione è la base della connessione e, in questo modo, noi ci tagliamo fuori dalla intimità con un’altra persona.
Diventiamo prigionieri del controllo e della finzione, sempre più soli dietro al personaggio che ci siamo costruiti. E quando il controllo ci sfugge, spesso passiamo dalla parte del torto: quello che diciamo, qualsiasi cosa sia, anche la più vera, la più giusta, è tinta di rabbia e di rancore e, quindi, viene percepita come aggressiva da chi ci ascolta.
Esprimere il nostro punto di vista, soprattutto se in un modo limpido e pacato, aiuta gli altri a comprenderci e amarci per quello che siamo. Affermare la nostra verità ci rende liberi. Provate a farlo prima per le piccole cose, sostenete che preferite l’acqua gasata a quella naturale e ordinatela, non sorridete compiacenti bevendo qualcosa che non vi soddisfa fino in fondo. Poi passerete a cose che vi stanno più a cuore senza pretendere, perché non volete cambiare gli altri ma solamente affermare ciò che è vero per voi. Riuscirete infine a dire anche quelle verità che vi toccano maggiormente, perché sono la vostra essenza e quella non può mai essere sbagliata.
continua..
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