Cari ricercatori,
se non ci riconosciamo come Spirito e, quindi, non vediamo l’infinita capacità di plasmare la nostra vita secondo i nostri desideri profondi, o se abbiamo paura di sperimentare la libertà di esserne i creatori, possiamo manifestare la sindrome della vittima.
Il quadro tipico di questa modalità di essere nasce nell’infanzia, con una madre oppressiva che elargisce un amore condizionato. In questo contesto affermare la nostra libertà è considerato una colpa e il suo amore ci ha in trappola, facendoci sentire sconfitti e umiliati.
Decidiamo così di essere una vittima, di non avere potere e, da quel momento in poi, usiamo la debolezza come arma; l’affermazione non sono capace è il nostro strumento di difesa, ma rappresenta anche la negazione della nostra essenza.
Così, quando ci capita qualcosa, è sempre colpa degli altri, noi non abbiamo altra alternativa che subire, rinnegando la nostra responsabilità ma anche la nostra libertà di creare qualcosa di diverso.
La sindrome della vittima nasconde anche una forte energia manipolatoria in quanto, con la nostra presunta debolezza, sollecitiamo gli altri a fare in vece nostra.
Abbiamo sentimenti bloccati di spregio, di ostilità, di superiorità e temiamo di esplodere in violente manifestazioni di rabbia.
Per risolvere questo blocco, dobbiamo liberarci dall’umiliazione che è il sentirci impotenti di fronte alla vita, abbiamo bisogno di esprimere la nostra creatività esistenziale ricordandoci che siamo sempre in grado di plasmare la nostra esistenza.
continua..
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