Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

02. IL PRINCIPE AZZURRO

17/11/15

Dentro a tutte noi donne l’archetipo del principe azzurro è presente, che ne siamo coscienti o meno. Vive nell’immaginario femminile e a questa figura dedichiamo pensieri e sogni, ma mai come in questo caso i sogni possono essere molto penalizzanti.

Immaginiamo il principe azzurro come colui che ci salva, ci porta via e risolve tutti i problemi. Da una condizione di disagio ecco che arriva un uomo forte e potente, che dice di amarci e ci prospetta una vita senza pensieri perché sarà lui a pensare a tutto.

In questo modo noi non diamo alcuna considerazione a ciò che siamo. L’energia femminile può diventare un valore solo se noi per prime ce lo riconosciamo, se ci rendiamo conto della nostra unicità, e cominciamo a credere che vedere e agire nel mondo con il nostro filtro è positivo.

Il secondo passo, forse quello fondamentale, è che questo deve essere accettato anche dagli uomini. Ciò significa che anche loro devono essere in grado di  accogliere la propria energia femminile e conseguentemente poterla agire.

Viviamo in un mondo che ha codificato come prevalenti e vincenti le modalità legate all’energia maschile. Così succede in ambito politico, finanziario, manageriale; possiamo dire che  nella “stanza dei bottoni” ci si relaziona e si parla “al maschile”.

Ce la faremo allora a codificare il mondo con modalità al femminile, a credere nel nostro valore, convinte di poter badare a noi stesse?

Io credo che il cammino sarà lungo e impervio, perché i primi ostacoli saremo noi stesse.

Per esempio, una signora era crucciata dal fatto che il figlio fosse sensibile, che si prendesse a cuore le situazioni, che soffrisse e piangesse se emozionato. Non andava bene, doveva essere forte, rigido e distaccato. Quando le dissi che la sensibilità del figlio doveva essere vissuta come un valore, lei rispose: “No, è solo un debole e sarà un perdente”. Ho citato questo episodio, ma potrei citarne altri, non ultimo una ragazza che si lamentava del suo spasimante che le diceva di amarla, ma se lei lo trattava bruscamente lui soffriva e gli venivano le lacrime agli occhi. Era inorridita, e spiegava il suo orrore così: “Ma se piange per un’inezia, quando ci saranno veri problemi cosa farà?”

Questo è il punto, noi donne vogliamo gli uomini “forti”: non accettiamo che agiscano la loro energia femminile perché la consideriamo un disvalore, e proprio l’aver interiorizzato questo ci può portare a prendere fischi per fiaschi, a confondere un prevaricatore per un uomo forte, o un uomo possessivo e violento per un innamorato.

Gli uomini violenti dovrebbero essere una specie in via di estinzione perché impossibilitati a trovare donne con cui accoppiarsi. Se l’uomo violento fosse un prodotto, dovrebbe rimanere invenduto sugli scaffali, e invece noi donne, spinte dalla ricerca del nostro principe azzurro, confondiamo e sbagliamo clamorosamente, perché non abbiamo presente quel detto: se fa il verso dell’anatra e cammina come un’anatra, è un’anatra. Invece noi vediamo altro e proiettiamo i nostri desideri cadendo in quel meccanismo che è: “Non sembra un principe azzurro, ma io sento che  dentro lui è un principe azzurro e io lo aiuterò a farglielo capire”.

Se poi analizziamo il mito del principe azzurro da un punto di  vista spirituale, vediamo che  rappresenta lo spostamento dell’energia dall’interno all’esterno. Questo significa che non teniamo conto di ciò che è dentro di noi, non prendiamo in considerazione le nostre risorse interiori. L’attenzione alla risoluzione dei problemi è all’esterno. Cerchiamo una forza che ci aiuti e ci liberi, abdichiamo alla responsabilità della nostra vita e lasciamo che sia qualcun altro che agisca per noi. Se per le donne è il principe azzurro, colui che sistema la loro vita, per gli uomini potrebbe essere la donna ricca che li manterrà per sempre o la vincita di danaro che ribalterà il loro presente, dando prospettive di benessere impensabili.

Quando dentro di noi alberga il desiderio che arrivi un intervento magico dall’esterno a sistemare le cose, rischiamo di perdere la nostra dimensione interiore e spirituale.

Come fare

Come ci si libera dagli stereotipi limitanti come quello del principe azzurro o comunque dell’intervento esterno che cambia totalmente la nostra vita? Sicuramente non è un percorso facile. Fuggire dalla nostra realtà è sempre una grande tentazione, specialmente se non riusciamo a trovare nella nostra quotidianità benessere e armonia.

Quello che dovremmo fare è proprio questo: chiederci cosa sta creando il nostro disagio. Se è l’amore che cerchiamo, diamocelo.

Amiamo noi stessi, dicendocelo ogni giorno per 21 giorni di seguito davanti allo specchio, fissando le pupille degli occhi, e ripetendo a voce alta per 30 volte di seguito: “Io amo me stessa/o”.

Così semplice? Per alcuni potrebbe esserlo, per altri diventa una montagna da scalare. Questa tecnica molto efficace, da me messa a punto, si chiama ASI (Azzeramento degli Schemi Interiori). Se si salta un giorno bisogna ripetere di nuovo dall’inizio.

Se ciò che invece vogliamo è una ricchezza che ci cambi la vita, cominciamo a fare l’elenco di tutto ciò che abbiamo, diamo valore a ciò che è nostro: salute, intelligenza, casa, lavoro, affetti. Ricordiamoci che ciò che otteniamo lavorando ci premia e ci dà molta più soddisfazione di ciò che possiamo ottenere vincendo del danaro. È dimostrato che se sei fortunato e vinci, porti nella tua vita un grande squilibrio, e se sei sfortunato e continui a perdere, perché giocando cerchi di recuperare ciò che hai perso, ecco che la tua vita diventa miserrima e acquisisci una dipendenza da cui è difficilissimo uscirne. Per cui meglio evitare entrambe.

Jose Maffina

 

 

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