L’altra sera mi sono ritrovata a cena con amici, alcuni di questi erano uomini separati o divorziati. Ciascuno di loro raccontava degli aneddoti della propria storia. Pur avendo avuto mogli diverse e situazioni diverse, ciò che li accomunava era che ciascuno di loro, dopo anni, non sapeva spiegarsi perché era stato lasciato. Non c’erano stati litigi, tensioni, tutto secondo loro filava liscio e tranquillo fino a che non sono stati lasciati, chi con una raccomandata spedita dal legale, chi con un semplice discorso di fine rapporto. Li vedevo disorientati, ma fortemente convinti che loro erano “innocenti”, erano stati buoni mariti, buoni padri e improvvisamente si erano trovati abbandonati.
Nelle relazioni succede proprio così: la disattenzione maschile, l’immancabile distrazione, non permette loro di cogliere i segnali di disagio che le donne mandano.
Purtroppo molte di noi hanno ancora la convinzione che dovrebbero essere gli uomini a comprendere, della serie “se mi amasse, lo capirebbe”. Donne che non esplicitano in modo diretto le ragioni di ciò che sta compromettendo il rapporto.
La natura femminile, il più delle volte con una bassa autostima, cerca nell’altro le proprie certezze, i propri punti fermi. È una strada pericolosa perché acuisce in modo esasperato le frustrazioni interiori che, quando arrivano a saturazione, raggiungono il punto di non ritorno. In quel momento per il compagno non ci sono più chances: vederlo, averlo accanto è la memoria del fallimento. Allora le donne lasciano, perché sentono che meritano di meglio, o forse hanno trovato qualcuno che dà loro quel meglio che fino ad allora non avevano mai avuto.
Il linguaggio di noi donne è trasversale: è il sospiro che emettiamo, è il mutismo in cui ci chiudiamo, è il nuovo taglio di capelli, è la cena che bruciamo. Quello che non riusciamo a fare è dire subito ciò che ci deprime, ciò che ci manca nella relazione. Forse ci rinunciamo quando parlare dei nostri sogni non cattura l’attenzione di chi ci sta accanto. Il non ascolto uccide ogni futuro tentativo di condividere con lui il nostro profondo.
Gli uomini hanno un mondo mentale fatto di linee rette, di logiche strette, di razionalità. Dicono: “Mi sono sacrificato, ho lavorato duramente per darle una vita agiata. Cosa potevo fare di più? “. Ma quello che non capiscono è che armadi pieni, carte di credito, frigo abbondante non possono compensare il vuoto relazionale. Così passano gli anni e improvvisamente noi donne ci rendiamo conto che siamo rimaste prigioniere in una vita dove non eravamo le protagoniste, abbiamo tessuto una storia smorta, senza colori e senza gioia. È in quel momento che cresce il basta dentro di noi, così facciamo mandare la raccomandata dall’avvocato, perché non ci sono più parole da dire, quelle parole che non sono mai state dette, perché morte dentro. Allora ecco che le donne lasciano, lasciano quel compagno che svegliandosi da un torpore emozionale continuerà a chiedersi per gli anni a venire “Ma perché mi ha lasciato?”.
In pratica
Ogni relazione dovrebbe basarsi sulla chiarezza di ciò che si vuole costruire assieme. Un buon rapporto si basa sulla crescita comune; ognuno dà all’altro qualcosa, ciascuno migliora nel cammino assieme. Non è semplice ed è per questo che alla base di ciò deve esserci onestà e rispetto. Tenere sempre in mente le proprie aspirazioni, ma non trascurare quelle dell’altro. Ci si può riuscire? Sicuramente, ma presuppone di essere sempre consapevoli e non dare mai nulla per scontato.
Chiediamoci alla sera, prima di dormire: “Sto lavorando per la mia felicità? Il mio compagno/a è felice?” Rimanere nell’attenzione verso noi stessi e verso l’altro ci permette di mantenere quella vigilanza che renderà possibile chiarire sempre le situazioni che palesano disagio e disarmonia.
Scegliersi ogni giorno vuol dire che ci siamo interrogati e abbiamo ogni volta risposto sì al nostro rapporto. Obblighiamoci a chiarire subito, non chiudiamoci nel mutismo e nella ritorsione. Diciamo chiaramente cosa non va bene e permettiamo all’altro finalmente di capire.
Anche la floriterapia ci aiuta: per aumentare la nostra autostima prendiamo Strenght che equilibra il nostro terzo chakra e Autenticity che ci aiuta nella comunicazione stimolando il nostro quinto chakra. Avremo la percezione del nostro valore e la capacità di affermare la nostra verità. Due gocce al giorno direttamente sulla lingua, una essenza al mattino e una alla sera.
Per gli uomini invece sarà utile l’essenza californiana Yellow Star Tulip che aiuta a sensibilizzare e a sviluppare l’ascolto dell’altro e l’empatia.
Jose Maffina
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