La parola pentimento viene quasi sempre associata alla parola peccato. Chi ha avuto come me un’educazione cattolica sa questo che cosa vuol dire, ovvero sentire di aver violato un precetto o una legge che ci allontana da Dio. In questo caso il pentimento non si limita solo al dispiacere per ciò che si è fatto ma si tramuta soprattutto in impegno a non peccare più.
Il peccato è una zavorra che noi cattolici ci trasciniamo per anni, e per superarlo seguiamo un processo di liberazione che ci accompagna nel nostro cammino evolutivo. Dovremmo di conseguenza allontanarci anche dal concetto di pentimento? No. Il pentimento è la certezza del nostro errore, di qualsiasi tipo esso sia. Errore di analisi, errore di scelta, errore di fare qualcosa, ma anche di non farla.
Il pentimento ci mette di fronte a qualcosa che avremmo dovuto affrontare in maniera diversa. Pentirsi significa che il risultato non ci ha soddisfatto, siamo delusi, perché avremmo voluto che le cose fossero andate diversamente.
Nel pentimento noi impariamo dal nostro errore, dicendo a noi stessi che non agiremo più in quel modo nella nostra carriera, nei nostri affetti o nelle relazioni in generale. Questo pentimento non ha niente a che vedere con il peccato.
Ciò di cui ci pentiamo fa parte del nostro percorso di apprendimento, il pentimento diventa il cartello stradale che ci indica che dobbiamo cambiare strada o il comportamento da tenere, ci fa evolvere inducendoci a lasciare alle spalle tutte le azioni sbagliate. Siamo pronti alla trasformazione da vigliacchi a coraggiosi, da intolleranti a tolleranti, da giudicanti ad accoglienti, sempre tendendo alla versione migliore di noi stessi.
In pratica
Molto spesso ci pentiamo più di ciò che non abbiamo fatto: le parole non dette, le occasioni perdute. Rendercene conto ci sprona ad agire, a lasciare andare le nostre paure. Il pentimento non è un momento di debolezza, ma di chiarezza. Abbiamo la consapevolezza di ciò che avviene intorno a noi e solo in quel caso comprendiamo come correggere il nostro cammino.
Floriterapia
Due sono i Fiori di Bach che ci vengono in aiuto. Uno è Pine che permette di riconoscere gli errori affrontandoli e imparando da essi. L’altro è Chestnut Bud utile a coloro che non imparano dall’esperienza e ricadono sempre negli stessi sbagli. Permette di sviluppare la consapevolezza preparandoci a imparare dalle nostre azioni.
Jose Maffina
Autrice del libro I codici della felicità
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