Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

18. LASCIARSI ANDARE

29/03/17

La parola “abbandono” viene principalmente usata con un significato privativo: quando qualcuno ci lascia e rimaniamo soli. Ovviamente questo avvenimento è accompagnato da dolore e ribellione. Forse siamo stati traditi o forse la morte ci ha privato della persona che amavamo. Il senso dell’abbandono richiama deserti e lande oscure, dove tutto è brullo, e sicuramente non è un luogo dove si trova la felicità. Questi scenari tragici avvengono se qualcuno ci abbandona… ma se siamo noi ad abbandonare noi stessi?

Il verbo diventa abbandonarsi ed ecco che il significato della parola cambia totalmente… ma anche da questa azione cerchiamo di fuggire, infatti ci risulta una delle più difficili da compiere; questo perché all’altro capo dell’abbandonarsi c’è il controllo.

La maggior parte di noi vuole il controllo totale della propria vita, siamo sempre vigili e attenti a ciò che ci circonda. Più agiamo nella nostra vita il controllo e meno ci risulta facile abbandonarci, perché per farlo è richiesta totale fiducia.

C’è un test che ciascuno può sperimentare con gli amici: mettevi al centro tra due o più amici, chiudete gli occhi e lasciatevi cadere, abbandonatevi, loro vi dovranno sorreggere. Sembra semplice, ma ci sono persone che non riescono proprio a farlo oppure lo fanno irrigidendosi pronti a riprendere il controllo dell’azione.

Nella nostra esistenza poter avere il controllo è per molti di noi un’esigenza primaria. Questo significa pianificare e organizzare la nostra vita e gli eventi che accadono con determinazione e lungimiranza. Il nostro controllo il più delle volte non si limita solo a noi stessi, ma in larga misura anche riguardo agli altri. Noi non li consideriamo “altri” perché sono le persone che amiamo e il cui destino abbiamo a cuore. Ci sentiamo coinvolti e allora la sofferenza che può derivare dal loro comportamento o dalle loro scelte ci fa sentire in diritto di interferire, perché vogliamo che la loro vita sia sicura e felice, ovviamente secondo i nostri parametri. Ma avere sempre l’attenzione al futuro e alla sua pianificazione ci inchioda a una ritmica ed a un’analisi continua che ci toglie ogni sapore del nostro presente.

Quanto perdiamo in salute, sotto lo stress del controllo, ce lo dicono i rimedi che assumiamo per addormentarci alla sera, o i crampi che ci prendono lo stomaco quando le situazioni ci sfuggono, o il respiro affannoso che ci accompagna, o i mal di testa che ci mettono fuori uso, anche il nostro corpo ci dice che dovremmo lasciarci andare.

Da un punto di vista spirituale l’abbandono significa sciogliere i propri nodi e fluire nella Luce divina, ma ciò è ancora più impegnativo.

Mi capita spesso quando incontro persone che mi portano il loro disagio di capire che l’unica azione da suggerire è arrendersi, accogliere ciò che sta arrivando nella loro vita, abbandonandosi all’esperienza. Nel momento in cui sono in grado di fare ciò, miracolosamente il loro panorama cambia, tutto si scioglie e scorre. Infatti tenere sotto controllo la situazione, pensando che lottare ci farà vincitori, il più delle volte non fa che approfondire il nostro disagio e aumentare la nostra sofferenza.

Arrendersi è un atto coraggioso ma implica la fede nell’abbandono alla nostra Luce interiore, anche se non comprendiamo ciò che avviene nella nostra esistenza.

Quando vogliamo incanalare la nostra vita su percorsi ben delineati, privi di pericoli, dove ogni azione è stata valutata e soppesata, entriamo in una rigidità che blocca la nostra vita, allora l’Universo per farci capire che dobbiamo cambiare deve scuoterci così tanto e così forte che alla fine dovremo mollare, e purtroppo quello era il solo modo per costringerci a farlo.

Controllo e rigidità sono due amici molto stretti, se c’è uno c’è sempre anche l’altro e liberarsi di tutti e due è un’operazione che fluidifica la nostra vita, rompe le dighe che abbiamo costruito e ci rende liberi ed energetici. Meglio metterlo in atto subito, capirlo ora, senza aspettare alcuna lezione dall’Universo.

In pratica

Imparare a lasciarsi andare è qualcosa in cui ci possiamo esercitare. Prima di imparare l’abbandono interno tuttavia dobbiamo provare ad abbassare il controllo esterno.

Suggerisco piccole e banali azioni che, forse, per alcuni saranno difficilissime. Quando non lavorate:

Togliete l’orologio, non temporizzate la vostra vita.
Staccate il cellulare o lasciatelo a casa.
Non datevi programmi con orari fissi.
Non datevi programmi fissi, improvvisate.
Nelle relazioni con i vostri familiari non chiedete gli orari di arrivo o di ritorno a casa.
Siate fluidi all’interno delle vostre giornate libere.
Quando siete fuori imparate ogni tanto a chiudere gli occhi e fatelo anche in casa.

Quando riuscirete a fare queste azioni normalmente, potrete provare l’esercizio che ho accennato prima: circondati da amici, lasciatevi andare, meglio se all’indietro e con gli occhi chiusi.  Potete farlo anche sul vostro materasso o nel mare con l’acqua alle ginocchia. Ascoltate il vostro corpo. Come vi lasciate andare? C’è abbandono o siete ancora all’erta? Provate e riprovate, finché cadrete come sacchi molli.

Tra i Fiori di Bach ve ne è uno, Holly, che aiuta ad aprirsi all’Amore Universale, questo significa andare oltre noi stessi e abbracciare e compenetrarsi con il Tutto.

Un altro fiore di Bach che aiuta a fluidificare i nostri pensieri è Rock Water. Sentiremo le nostre rigidità sciogliersi e diventare liquide e saremo pronti ad abbandonarci.

Entrambe si assumono puri una goccia direttamente sulla lingua, magari uno al mattino e uno alla sera.

Jose Maffina

CD-Ferite-Emotive-Maffina Jose Maffina

CD-Visualizzazioni-2-Maffin  CD-Visualizzazioni-1-Maffin  

 

18-LASCIARSI-ANDARE-big

Immagini reperite via web..

1 commento su “18. LASCIARSI ANDARE”

  1. Aggiungerei anche il Fiore di Bach CHERRY PLUM, specifico per chi tiene troppo il controllo su di sé e sulle situazioni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Lascia un commento con Facebook