Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

41. IL PRIVILEGIO DI VIVERE

31/07/19

Viviamo in un’epoca dove il concetto di morte è rimosso, ed è quasi un tabù parlarne, tuttavia il malessere di vivere è molto diffuso. Gli scontenti esistenziali ci portano ad accogliere con fatica il nostro presente e ancora di più il passare del tempo e l’essere spettatori del nostro invecchiamento.

Deepak Chopra nel suo libro Corpo senza età e mente senza tempo formula un’ipotesi che condivido pienamente: noi invecchiamo legati alla percezione che abbiamo acquisito all’interno del nostro ambito familiare e quindi invecchiamo come pensiamo sia diventare anziani. Se nella nostra famiglia abbiamo avuto nonni arzilli e genitori dinamici, la vecchiaia non ci spaventa. Se invece siamo stati testimoni di nonni senescenti e genitori affetti da patologie invalidanti, ecco che la vecchiaia ci terrorizza perché ce la immaginiamo solo come è stata vissuta da chi ci era vicino.

Un altro dato interessante è il risultato delle ricerche che sono state fatte sulle persone centenarie, un comune denominatore per raggiungere questa veneranda età è la serenità di fondo nel portare avanti la propria esistenza.

La longevità è una grande possibilità, infatti possiamo mettere a frutto tutto ciò che abbiamo imparato lungo il cammino. Ma su questo argomento abbiamo atteggiamenti ambivalenti: da una parte la ricerca di una lunga vita e la negazione della morte, dall’altra il rifiuto di accettare il passaggio alla terza e ora quarta età.

Rifiutiamo nel nostro corpo i segni del cambiamento, non li accogliamo e li contrastiamo in tutti i modi. Ma un conto è prefiggersi una mente elastica appassionandosi di enigmistica o praticare discipline orientali come lo yoga o il qi kung per mantenere il proprio corpo elastico e energetico, altro è ricorrere alla chirurgia estetica per cancellare le rughe, o tingere i capelli dei colori più improbabili o ricorrere a posticci e capelli finti per mascherare la calvizie. Il corpo è la nostra lavagna, ciò che diventa è la manifestazione di come abbiamo navigato nella vita. Le rughe esprimono i dolori e le felicità che abbiamo vissuto.

Proprio recentemente ho letto di una donna che non ha mai voluto sorridere per evitare rughe agli occhi e alle labbra. Pensate attraversare l’esistenza congelando ogni emozione perché non rimanesse impressa sul volto; personalmente lo trovo agghiacciante. L’invecchiamento è un privilegio, ci è dato il tempo di agire, di scoprire, di capire, di condividere. Ma se questo tempo non diventa un moto di evoluzione, ecco che il tempo diventa un luogo infernale dove guardandoci allo specchio vediamo un immagine che ci tormenta, o forse arriviamo al punto di non vederci più per come siamo diventati e allora sembriamo maschere ridicole, lo dicono i nostri vestiti da adolescente, cerchiamo di fermare il tempo e riusciamo solo a fermare la nostra saggezza che non arriverà mai, resteremo immaturi, bloccati in un’immagine esteriore di bellezza e giovinezza che ci sfuggirà sempre di più. Perché se la longevità non viene vissuta come un’opportunità ecco che l’amarezza per come eravamo e non siamo più ha il sopravvento: eravamo belli, eravamo agili, eravamo rispettati, dinamici e attivi, ora invece le nostre ore sono vuote e non sappiamo come occuparle. La nostra diventa una vita di rimpianti.

Un altro modo per non mettere a frutto la nostra vecchiaia, e forse questo è il modo peggiore, è quando, sentendo che i giochi sono ormai fatti nella nostra vita, ne facciamo un bilancio che ci fa sentire dei perdenti. Vediamo gli altri intorno a noi che hanno avuto il successo e tutte quelle soddisfazioni che a noi sono mancate. Dentro di noi cresce il risentimento contro il mondo che non è stato generoso con noi e pensiamo che ci sono state servite tutte le carte sbagliate. Non riusciamo a capire, quando è il rancore che guida la nostra vita, che noi ne siamo stati i soli responsabili e in qualsiasi momento possiamo prenderla in mano e fare di una giornata di pioggia un momento di gioia. Tutto dipende solo da noi e nulla è impossibile. La saggezza arriva quando capisci il ritmo del tempo, il tempo della corsa e il tempo del riposo, il tempo dell’azione e il tempo della contemplazione.

Una lunga vita è un sentiero a volte pieno di gioia e di dolore, due elementi che ci aiutano a portare a termine il nostro compito. La gioia è quella energia che ci carica, il dolore è quella energia che mette in moto le nostre risorse interiori. Camminare senza chiederci quanto sarà lungo il nostro sentiero è ciò che dovremmo fare. Ogni passo è quello che conta e non importa quanto dovremo camminare, l’importante è che, se ci è stata donata una lunga vita, ogni momento non deve essere sprecato, perché come ogni dono divino dobbiamo saperlo usare e sfruttare per noi stessi e per gli altri, sentendoci dei privilegiati. Teniamo sempre presenti le parole di Gandhi: “Vivi come se dovessi morire domani, impara come se dovessi vivere per sempre”.

In pratica

Vivere bene la nostra longevità significa fare sempre i passi giusti per il nostro benessere totale. La consapevolezza deve guidarci in ogni scelta: più che mai badando alla nostra alimentazione, curando il nostro corpo, facendo movimento con lunghe passeggiate, nutrendo il nostro spirito con buone letture e musiche che ci elevino, creando uno spazio di incontro con noi stessi e portando l’attenzione alle nostre relazioni che dovranno essere armoniche e ricche d’amore. Un amore che saremo pronti a dare e a ricevere.

Il trascorrere degli anni a volte, come dicevo prima, anziché portarci saggezza ci potrebbe trasmettere amarezza e cinismo. Se chiediamo aiuto alla Floriterapia, Gentian è il fiore di Bach che può aiutare tutte queste persone, restituendo loro la capacità di rapportarsi con il mondo con maggiore apertura ed accoglienza. White Rose invece è adatto a chi si sente le forze venir meno, e ritiene che il vivere sia diventato un’immane fatica. Questo fiore ridona energia e rimette in moto le forze vitali.

Jose Maffina

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