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27. SE LA FEDE SERVE

17/01/18

Per la maggior parte di noi il concetto di fede è legato alla credenza o meno dell’esistenza di Dio, perché pensiamo che avere fede voglia dire credere in Lui. Ciascuno di noi può quindi interrogarsi: ho fede? Se la nostra risposta è affermativa vuol dire che riteniamo che, in dimensioni diverse, un’energia superiore è in connessione con noi, e non importa che nome le diamo.

Io personalmente non mi identifico in nessuna religione; di solito parlo di una energia cosmica perché penso che questa energia non possa essere definita con un nome o all’interno di regole rigide, e sono convinta che qualsiasi sia il modo con cui ciascuno di noi vive la propria fede vada benissimo, le strade possono essere diverse, ma la meta è unica.

Ciò che noto nelle persone che incontro e frequento è che, a volte, sentirsi nella fede, viversi persone in cammino ed evolute, significa per loro essere persone che “godono della protezione divina”, quindi nulla può accadere loro di negativo e di difficile. Questa convinzione è errata, chi pensa in questo modo è ben lontano da quello che è la fede. E se preghiamo per avere vantaggi, e “li pretendiamo”, non c’è alcuna fede. Forse in questo ambito dobbiamo imparare qualcosa.

Analizzata strettamente sotto il profilo spirituale, la fede è la connessione tra l’Uomo e il Divino. Immaginiamolo come un filo elettrico con la spina infilata nell’interruttore, se la spina è staccata non passa la corrente elettrica e nessun meccanismo può mettersi in funzione. La fede è questo: è mettere energia nell’Uomo, accendendo la sua parte divina, e farlo agire nella luce, connesso a Dio.

Come vi dicevo prima, la fede non è una garanzia di vita sicura, ma un percorso che ciascuno deve fare. Ciò che accade nella nostra vita può essere accettato con fede, e in questo modo ne trarremo il maggior vantaggio, e la lezione che l’evento porta verrà da noi totalmente accolta; oppure possiamo vivere senza fede, e allora ogni prova che accade nella vita diventa un tormento infinito che ci può rendere disperati e infelici.

La fede ci aiuta a vedere gli accadimenti della vita come la migliore soluzione per il nostro percorso.

Quando a volte avviene un’interruzione e ci distacchiamo dalla fede, non riconoscendo la nostra parte divina, possiamo sentirci perduti, ma se ci riconnettiamo allora cambia tutto, l’energia entra in noi e la vita ritorna a essere un sentiero che vale la pena percorrere.

Avere fede è un atteggiamento interiore, qualcosa a cui arriviamo e che sentiamo profondamente al di là di ogni ragionamento della mente, perché questa forza vibra dentro di noi.

È dimostrato che per tutti coloro che sviluppano la fede è più facile attivare gli strumenti di guarigione fisica. Molti libri di autori autorevoli come Chopra o Siegel ci confermano attraverso la loro esperienza diretta con gli ammalati che coloro che hanno fede hanno molte più probabilità di guarire. Credo che questo significhi che “dentro” si diventa più forti, più consci delle proprie possibilità e dei propri talenti.

La malattia quando arriva ci insegna sempre qualcosa, è come una mano che ci allontana dal sentiero sbagliato che stavamo percorrendo e quando si ha fede ecco che la prova non diventa altro che un dono per riprendere il nostro sentiero perduto.

La Fede è affidamento totale, è accettazione. La vita quando ci rovescia nella tempesta ci mette nella condizione di imparare, la fede è l’energia che ci sorregge nel caos, non è l’assicurazione che il caos non entrerà mai nella nostra vita. Non capire questo significa che ogni rituale, ogni pratica che facciamo è totalmente svuotata dall’amore, siamo congelati all’interno di un processo dove la vita è solo un percorso che vogliamo facile e senza problemi: niente dolore. Certo, nessuno di noi cerca il dolore, ma se abbiamo fede, sappiamo capire che, quando arriva, forse porta con sé qualcosa di cui dobbiamo fare esperienza. Solo in questo modo la nostra forza interiore ci renderà saldi, pronti a fluttuare nel caos e aperti a capire ciò che ci viene insegnato; allora la lezione sarà lieve e l’arcobaleno presto risplenderà nel nostro cielo interiore.

In pratica

Non c’è alcun modo per poter far entrare la fede, perché la fede è un seme che abbiamo tutti e sboccia solo quando siamo pronti a farlo fiorire. Riconoscere la nostra componente divina è il primo passo.

Una tecnica che più volte vi ho suggerito e che potrebbe aiutare moltissimo è l’Azzeramento degli Schemi Interiori (ASI). Mettetevi davanti a uno specchio e a voce alta, guardandovi diritto nelle pupille, ripetete questa frase:

“Riconosco la parte divina che è in me e a lei mi affido”.

Ditelo per 30 volte di seguito, per 21 giorni consecutivi. Se saltate un giorno dovete iniziare il percorso nuovamente.

Come al solito anche la floriterapia è pronta a darci una mano. Il fiore che ci aiuta nella connessione con il Divino e ci apre all’energia cosmica è Flight, un’essenza himalayana legata al settimo chakra. Prendendola portiamo in equilibrio ed energizziamo proprio questo chakra che è la nostra porta verso l’Universo. Assumetene due gocce alla sera prima di andare a letto, direttamente sulla lingua.

Jose Maffina

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