Scegliere può creare i più profondi tormenti, poiché ogni volta abbiamo la percezione che sbagliare può comportare la nostra infelicità. Sappiamo che ciò che decideremo condizionerà la nostra vita e questo rende la nostra mente un mulinello di interrogativi.
Prima di tutto, però, dovremmo chiederci: “Ciò che scegliamo renderà la nostra vita armoniosa e serena?”
Quindi non “più ricca”, non “più gratificante”, ma solo più ricca di centralità, più in linea con ciò che sentiamo nel profondo. La scelta, così, ci dovrebbe venire più facile, perché se non bariamo con noi stessi, dentro sappiamo cosa è giusto per noi.
Questo vuol dire che, se noi veniamo primi nella lista della nostra vita, ciò che pensiamo sia il giusto per noi tiene in minimo conto ciò che pensano gli altri sia giusto.
Sceglieremo allora il lavoro non perché è un’occupazione che ci fa guadagnare tanto ma ci fa morire dentro; lo sceglieremo perché ci rende ogni giorno felici anche se guadagniamo di meno. Diremo sì al nostro partner, non in base alla sua posizione o al suo conto in banca, ma valutando quante sono le affinità che ci uniscono e ci arricchiscono. Seguiremo gli affetti e non la ricerca del potere.
Se è il cervello ciò che usiamo per scegliere, dobbiamo capire quale stiamo usando, visto che di cervelli ne abbiamo ben tre. Uno è il cervello che si trova all’interno della scatola cranica. Il secondo cervello è nell’intestino; tenete presente che l’intestino e il cervello sono fatti della stessa materia, quella che comunemente viene chiamata “la materia grigia”. Poi c’è l’ultimo cervello, il terzo, che è nel cuore, infatti è stato scoperto che nella sua punta ci sono ben quarantamila neuroni .
Possiamo dunque essere guidati nelle nostre scelte dalla razionalità, dall’istinto o dall’intuito, ma qual è la differenza?
Noi privilegiamo la razionalità che è la nostra più affidabile consigliera. Siamo sicuri che un buon ragionamento, il soppesare i pro e i contro, ci eviterà di sbagliare.
Il secondo, l’istinto, è stato da noi dimenticato o forse non lo riteniamo importante, in ogni caso molti di noi di lui non si fidano. L’istinto è la nostra parte animale, le sensazioni che proviamo non sono filtrate dalla mente. Gli animali se ne servono in ogni circostanza della loro esistenza, come gli uccelli che costruiscono il nido in un luogo che deve rispondere a caratteristiche identificate solo dal loro istinto. L’esposizione che scelgono non è frutto della ricerca razionale del Nord o del Sud, loro non conoscono i punti cardinali, ma li sentono nella loro valenza. Per noi umani l’istinto è il balzo indietro che facciamo quando stiamo attraversando la strada mentre sopraggiunge un’auto che non avevamo visto.
Il terzo cervello, l’intuito, è invece una qualità della coscienza o del nostro profondo, qualsiasi sia il modo in cui preferiamo chiamarlo. Veniamo guidati dalla nostra voce interiore che ci dice cosa fare. Affidarsi all’intuito permette alla sincronicità di manifestarsi, quell’accadere che è sulla nostra strada e ci conduce nel luogo dove dovremmo andare.
Ma anche in ambito spirituale siamo spinti alla scelta e obbligati a identificarci sotto una bandiera. Chi siamo? Buddisti, cattolici, protestanti, mussulmani, induisti… “Chi siamo?“ ci chiedono insistentemente; perché se non scegliamo non abbiamo credibilità in ciò che affermiamo.
Chi siamo allora? Il libero arbitrio qui è fondamentale. Molti di noi hanno bisogno di un quadro preciso in cui credere, hanno bisogno di identificarsi e di appartenere a una Chiesa, perché altrimenti si sentono smarriti. La vera spiritualità è l’esperienza personale di Dio o di come vogliamo chiamarlo, energia, luce, amore.
Le regole sono dentro di noi, non esterne a noi. Non ci sono veicoli precostruiti, ma scelte continue fatte giorno per giorno nella nostra quotidianità. Queste scelte a volte ci rendono fieri di noi e a volte invece evidenziano le nostre debolezze insegnandoci nuovi percorsi. La scelta coinvolge e condiziona la nostra vita, esserne consapevoli vuol dire che non è più tempo di ricorrere alla conta di pin pin cavalin…
In pratica
Se è alla voce interiore che dobbiamo affidarci per scegliere, ci può aiutare solo la meditazione che è pratica più semplice per contattare il nostro profondo; questa pratica scioglie molti nodi nella nostra vita.
È importante sapere che la meditazione ci conduce veramente sul nostro percorso evolutivo. A chi non ha ancora iniziato o non riesce a essere costante vorrei suggerire di provare in questo modo.
Appena svegli, prima di scendere dal letto, respirate profondamente e contate fino a 21 immaginando di scendere, gradino dopo gradino, una scala luminosa che vi porta direttamente dentro il vostro cuore. Al 21 vi troverete in una sala molto illuminata e piena di fiori colorati. Restate in ascolto e percepite la sensazione o il messaggio che è pronto per voi. Potrebbe essere la parola “Giustizia” oppure “Nessuna paura” oppure “Sì”… Qualsiasi sia ciò che proverete o sentirete sarà sicuramente inerente al vostro problema o al disagio che state vivendo; questo vi donerà la percezione di essere sostenuti e avrete la forza di scegliere la cosa giusta.
Possiamo anche ricorrere alla floriterapia che ci può aiutare con l’essenza himalayana Clarity che dona la conoscenza della direzione della propria vita oltre a quella di se stessi. Ciò significa maggiore chiarezza e intuizione, si diventa percettivi e il senso di alienazione viene allontanato. Inoltre ci mette in grado di capire il senso della nostra esistenza e quale è il nostro ruolo nel mondo.
Se poi la nostra difficoltà a scegliere è legata a due sole alternative, affidiamoci al Fiore di Bach Scleranthus che apre la nostra mente mostrandoci cosa è meglio per noi.
Queste essenze vanno prese pure, una goccia al giorno, direttamente sulla lingua.
Jose Maffina
Io SCELGO di seguire i neuroni del cuore! Le mie scelte saranno le migliori per me e per gli altri!