Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

19. SE VALGO

27/04/17

Se dovessi rapportare il grado di mancanza di autostima a un paragone di genere, potrei dire che femmine battono maschi 8 a 2. L’autostima sfugge infatti alla maggior parte di noi donne e ciò si ripercuote nella vita quotidiana creando disagi. L’autostima è la chiave di volta di molte persone, lavorare su questo ambito e trasformare le energie connesse risolverebbe di colpo le modalità di relazione tra la maggior parte delle donne e il mondo esterno.

Dovremmo fermarci un attimo e chiederci: Chi sono io? Riuscire a delineare le nostre caratteristiche ci impegna all’analisi oggettiva di noi stessi, sia uomini sia donne. Per poterlo fare dovremmo raccontarci usando un occhio neutro.

Farò un esempio: una signora mi parlava di sé in modo negativo, sembrava che la vita fosse stata per lei matrigna. Guardandola esternamente io vedevo una donna bella, con un certo fascino, vestita con gusto, da lei non traspariva nulla di drammatico. Le proposi di raccontarmi la storia della sua vita come me l’avrebbe raccontata una persona esterna che la conosceva (un amico o una amica). La narrazione riprese, ma partendo da un altro punto di vista, in questo modo la storia cominciò a svilupparsi in modo diverso. A un certo punto questa signora interruppe il racconto ed esclamò con stupore: “Adesso capisco perché mi invidiano!”.

Cambiare prospettiva ci apre la mente, i contorni cambiano e forse riusciamo davvero a rispondere alla domanda “chi sono io?”.

19-maffinaL’autostima va coltivata come una pianta che deve essere innaffiata tutti i giorni; quotidianamente dobbiamo avere coscienza di noi e del nostro valore. Non aspettiamo che siano altri a nutrire la nostra autostima, non condizioniamo la percezione delle nostre capacità alla misura dei “bravo” o “brava” che ci vengono detti, facciamolo noi per primi, gratifichiamoci nelle nostre azioni positive.

L’ansia da prestazione è una delle cause più frequenti di stress. Se il binario su cui viaggiamo è quello dell’inadeguatezza, saremo sempre in continua tensione o saremo rinunciatari: davanti a noi passeranno un sacco di treni su cui non salteremo mai.

Cominciamo subito, allora. Cominciamo ora a prendere coscienza di noi, dei nostri talenti e del nostro valore, solo così potremo essere vincenti. Ricordiamoci sempre che non esistono fallimenti ma solo lezioni da imparare, gradini che ci faranno salire nel nostro cammino, e impareremo così che non dobbiamo mai passare la mano al tavolo da gioco che è la nostra vita.

Alla base dell’autostima, oltre alla percezione del nostro valore, ci deve essere anche la consapevolezza del nostro diritto a esistere. Il diritto di occupare dello spazio nel mondo, il diritto di esserci. Se abbiamo realizzato questo principio, diventa normale e automatico essere in grado di amare noi stessi e pensare di essere degni sia d’amore sia di guarigione.

Se invece dentro di noi questo manca e non ci accettiamo, ecco che arranchiamo verso l’esterno per avere il consenso. Aspettiamo che gli altri ce lo diano e per ottenere ciò mettiamo in campo tutte le nostre energie, perché il nostro obiettivo è essere accolti, essere utili e a volte, ancor meglio, essere indispensabili. Il nostro diritto a esistere diventa solo il riflesso di chi ci sta accanto, così il più delle volte non saremo identificati per noi stessi ma come l’appendice di altri. Saremo la moglie o il marito di qualcuno, oppure la figlia o il figlio di qualcuno, oppure sul lavoro saremo l’assistente di qualcuno. Il nostro ruolo sarà sempre in funzione di altri.

Quando a una donna suggerisco che sulla lavagna della sua vita deve mettersi al primo posto, la vedo sempre vacillare perché il più delle volte su questa ipotetica lavagna le donne mettono tutti gli altri prima di loro, perfino il cane. Non credono di avere il diritto di pensare a se stesse. Se fanno azioni rivolte e utili solo a loro, come andare a teatro o dal parrucchiere o a un aperitivo con amiche, o semplicemente leggere un libro, sono poi tormentate dai sensi di colpa. Il diritto a esistere vuol dire sì farsi carico delle responsabilità che si sono prese, ma senza dimenticare il proprio spazio e le proprie esigenze.

Una madre frustrata che fa la vittima, perché poi è questo il ruolo che si vive, è molto peggio di una madre che prende i propri spazi ma è consapevole, realizzata e felice ed è quindi in grado di relazionare con i propri figli in modo equilibrato e armonico.

Il diritto a esserci ci aiuta anche nei processi di guarigione poiché, quando riteniamo di avere il diritto di esistere, dentro di noi i meccanismi per guarire sono attivi e pronti a mettersi al lavoro. Nessuno ci può guarire se noi non lo vogliamo o lo permettiamo. Tutto parte da dentro di noi; è il nostro corpo che si autoripara ma solo, e se, ce ne sentiamo degni.

Come riuscirci

Si può stimolare l’autostima o la visione che abbiamo di noi?

Vi suggerisco una delle più efficaci tecniche che ci aiuta ad aprirci alla percezione del nostro valore: l’Azzeramento degli Schemi Interiori o ASI. L’abbiamo già incontrata e ve l’ho già suggerita per risolvere altri ambiti, in questo caso è veramente risolutiva.

Mettiamoci davanti allo specchio, guadandoci fisso nelle pupille, senza barare, ovvero non guardiamo la punta del naso o la fronte, fissiamo le nostre pupille e diciamo a voce alta:

“Guidato/a dalla mia Luce interiore sono in grado di fare qualunque cosa”.

Diciamolo per 30 volte di seguito, per 21 giorni di seguito. Se saltiamo un giorno, dobbiamo ricominciare daccapo.

Anche la floriterapia ci può aiutare, infatti l’autostima è legata al terzo Chakra, dove ha sede il nostro potere, per equilibralo e potenziarlo ci sarà utile l’essenza Himalayana  Strenght (che significa “forza”): prendiamone due gocce pure sulla lingua, una volta al giorno. Riacquisteremo fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità sviluppando interiormente “l’io posso” e la percezione del nostro valore.

Jose Maffina

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