Recentemente nei miei seminari o negli incontri di meditazione ho avvicinato persone che stavano iniziando il loro cammino spirituale. Alcune capitate lì per curiosità o perché trascinate da un amico. Tutte queste persone erano “pronte”, ma inconsapevoli. Per tutte loro, quell’incontro è stato positivo perché aveva funzionato il meccanismo della sincronicità: arriva sulla nostra strada quello di cui abbiamo bisogno.
Spesso, però, ci sono persone che, prese da una frenesia di conoscenza, tendono a sperimentare di tutto, non permettendosi di metabolizzare nulla. Si frastornano di nuove conoscenze e si perdono, purtroppo, smarrendosi come in una grande nebulosa e non trovando così più alcuna strada. Ogni evoluzione personale parte da noi, scoprire noi stessi, chi siamo, è il primo passo; solo dopo saremo in grado di occuparci di ciò che ci circonda, focalizzandoci sugli altri per capire le loro esigenze e le loro profondità. Il nostro cammino continua poi con il varcare la soglia e andare oltre, forti delle nostre “basi”, aperti a conoscere e a capire.
Ciò che è pronto per noi arriverà: persone, libri, esperienze e la nostra accoglienza darà i suoi frutti. Potremo arricchirci, invece che colmare un vuoto. Il concetto di arricchimento è un concetto di abbondanza dove la ricchezza aumenta la ricchezza. Questo avviene solo se abbiamo solidificato le nostre fondamenta attraverso la conoscenza di chi siamo e attraverso l’amore che diamo a noi stessi e agli altri.
Tempo fa qualcuno mi chiese di spiegargli cosa voleva dire “capire chi siamo” e perché fosse così importante. Mentre cercavo le parole per rispondergli, mi resi conto che la difficoltà a capire dipendeva dal punto di vista da cui partiva la domanda “chi sono io?“. Quando ci facciamo questa domanda a cosa pensiamo? In cosa ci identifichiamo? Sono un padre oppure sono un marito. Sono un ingegnere, sono un italiano. Solo quando rispondiamo a questa domanda possiamo capire da dove stiamo partendo per il nostro cammino. Forse non vogliamo neppure partire, ma non ce ne facciamo una ragione se qualcuno ci dice che non andiamo da nessuna parte se non comprendiamo chi siamo.
Quando è il nostro ruolo sociale ciò in cui ci identifichiamo, avremo difficoltà a sintonizzarci su parole come “guarda dentro di te”, “comprendi qual è la tua missione”, “cerca la lezione che devi imparare in questa vita”. Se la nostra attenzione entra dentro, perché l’esigenza primaria è rendere armonico il nostro profondo e stare bene con noi stessi, queste parole ci arrivano invece come balsamo sulle ferite e diciamo a noi stessi: “Sì, questo è il viaggio che voglio intraprendere”. Allora quando ci incamminiamo abbiamo già ridimensionato tutta la nostra vita esterna. Come pezzi di un puzzle tutto è nel posto dove doveva essere collocato. Mentre, se ci identifichiamo con ciò che sta fuori di noi, siamo in balia degli eventi esterni, perché tutto ciò non ci appartiene e lo possiamo perdere.
Capire chi siamo è un viaggio senza fine, è il viaggio della vita, un percorso in cui la meraviglia di noi ci rende coraggiosi e amorevoli, pronti ogni giorno a metterci in gioco, quello più bello: il gioco della vita.
Nella nostra ricerca, tuttavia, dovrebbe esserci chiaro che non tutto può essere conosciuto perché non tutto è comprensibile, e guai a superare la soglia di ciò che non è alla nostra portata; se andiamo oltre a ciò che siamo in grado di comprendere, la nostra vita si altera ed entriamo in uno stato confusionale che ci porta a perderci.
Quando ci mettiamo in cammino siamo come esploratori di rocce, con un piccone andiamo alla ricerca, ma dobbiamo lasciare che la mano sia “guidata”; solo se ci affidiamo alla sincronicità della conoscenza, ciò che incontreremo ci arricchirà, perché saremo in grado di metabolizzare ciò che è pronto per noi.
Conoscere per avere maggiore potere sulla vita o sugli altri può deviare il nostro percorso. La ricerca spirituale è un atteggiamento interiore che accoglie il nuovo quando questo arriva per noi.
Alcuni pensano di aver perso molto tempo lungo la strada evolutiva, e se ne rammaricano. Io penso che ciascuno ha tempi precisi. Solo quando sei pronto puoi interagire proficuamente con quanto arriva sulla tua strada. Non c’è un’età giusta, non c’è un prima o un dopo, ciascuno ha il suo momento e quando arriva ce ne accorgiamo perché la vita si ribalta, le prospettive cambiano, i valori e le priorità si sovvertono. La spinta è forte e determinante e allora siamo pronti ad accogliere, a capire, e a quel punto essere autenticamente noi stessi è ciò che guiderà ogni nostra scelta.
Come fare
Conoscerci vuol dire entrare nel nostro mondo interiore dove teniamo nascosti tesori e fantasmi. La tecnica più semplice e facile da utilizzare (perché la possiamo fare da soli) è sempre la meditazione.
La seguente visualizzazione può aiutarvi: rilassatevi e visualizzatevi appesi a una corda che pende e a cui voi siete aggrappati. Cominciate a scendere lungo questa corda contando da 21 a 0. Man mano che scendete vi rilassate sempre di più. Allo zero siete arrivati alla fine della corda, fate un saltello e toccate terra. Davanti a voi c’è una sedia, sedetevi. State lì un po’, respirando profondamente e lentamente, guardando e ascoltando quello che è intorno a voi, lasciate che le immagini vengano senza cercarle, ascoltate senza cercare risposte. Siete nel vostro profondo. Aprite gli occhi solo quando vi sentite pronti a finire l’esperienza. Ripetetela senza aspettative, vedrete che arriveranno risposte utili per ciò che dovete capire.
Come al solito la floriterapia ci aiuta anche in questo campo: il fiore della ricerca interiore è Cerato, un fiore di Bach, anche detto il “fiore dell’illuminazione”. Questo fiore ci fa trovare le risposte riguardo a ciò su cui vogliamo far chiarezza interiormente. Prendetene una goccia in un bicchiere d’acqua e sorseggiatelo alla sera prima di andare a dormire.
Jose Maffina
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