Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

111. IL GUERRIERO E LA “SPIRITUALITA’ DAL BASSO”

“Spiritualità dal Basso” è il titolo di un libricino della casa editrice Queriniana scritto da due monaci benedettini, Anselm Grun e Meinrad Dufner, che esprimono una visione della spiritualità in grande sintonia con la visione del guerriero interiore.

Essi affermano che la spiritualità deve partire dalla conoscenza dei propri sotterranei, dei lati oscuri, della nostra debolezza. Solo così si evita di cadere in un ideale narcisistico di perfezione che ci rende inadatti ad incontrare davvero il Divino, arrendendosi a Lui.

111_sNon possiamo raggiungere Dio attraverso la virtù e l’ascesi, ma soltanto riconoscendo la nostra impotenza”. “I giusti invece nel loro sforzo di perfezionamento spirituale ruotano spesso intorno a se stessi, (…) non si accorgono che il perno di tutto il loro zelo (…) non è Dio ma se stessi”. “Dobbiamo prima sporcarci le mani scavando nella terra, se vogliamo trovare il tesoro nascosto in noi”. “Troviamo dunque il tesoro in noi quando veniamo in contatto con le nostre ferite”.

Grun e Dufner rivalutano anche la psicologia in quanto strumento di conoscenza di quelle parti rimosse, che tendiamo ad ignorare per illuderci di essere migliori, coltivando un’immagine ideale di noi stessi; essi scrivono: ”Proprio i giovani si trovano nel pericolo di perseguire grandi ideali, di meditare moltissimo per diventare spirituali il più presto possibile(…) Noi abbiamo bisogno di poggiare bene per terra per poter riuscire nel rimbalzo verso Dio”. “La spiritualità dal basso esige che nel mio cammino spirituale mi confronti prima con la mia realtà, accettando anche la mia vitalità e sessualità”.

E’ rimarchevole che due monaci cattolici facciano affermazioni di tale portata. Forse questo libro segna una tendenza nuova nella Chiesa verso un ritorno ad un autentico messaggio cristiano. Tale tendenza ridarebbe una vera dignità al messaggio di Cristo, restituendoGli la sua grandezza tra gli illustri Maestri dell’umanità.

Anche lo scottante tema della sessualità viene trattato con una visione evoluta e naturale, al di fuori della colpa. Naturalmente parliamo di una sessualità libera da ombre e violenze, vissuta come inno alla vita, senza però trascurare le ferite che l’hanno svilita e deturpata. Riporto questo passo, a mio avviso, meraviglioso: “Ma si può anche sperimentare che l’eccitamento sessuale porta sempre con sé energia spirituale, che la sessualità ci ricorda ripetutamente la nostra nostalgia di fonderci in Dio con passionalità e amore, sperimentando in Lui l’appagamento pieno delle nostre nostalgie”.

I due monaci in questo libro parlano anche del tantrismo, come possibilità di ascesi, concludendo che “La sessualità è ritenuta qui una forza spirituale che ci spinge verso Dio”

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