Quasi sempre si hanno figli in un’età in cui si è ancora immaturi. Le idee sull’educazione da dare inoltre non provengono da un’esperienza di vita maturata nel tempo, ma dai condizionamenti ricevuti dalla propria famiglia. Ciò provoca una grande confusione.
La prima cosa da ricordare è che educare non vuol dire dare regole rigide, ma cercare di “tirar fuori” le qualità e le attitudini del figlio.
Molti cadono nell’eccesso opposto: non danno regole in nome di una presunta libertà del bambino. Il figlio deve conquistare la sua libertà, altrimenti diventa il famoso “bamboccione” che pretende di essere libero senza avere nessun discernimento.
Il genitore offre regole motivate, ma che non hanno nessuna efficacia se non corrispondono al suo esempio. Le parole, vuote di contenuto, innescano reazioni contrarie nel figlio. Il genitore può insegnare solo ciò che conosce veramente e ciò che realizza nella vita. Il resto sono chiacchiere.
I figli non sono proprietà dei genitori, non devono riscattare le loro frustrazioni, non devono compensare l’amore che manca nella relazione con il proprio coniuge.
Ferire la dignità di un bambino, umiliandolo in qualsiasi modo, è un atto criminale. Terrorizzarlo è un delitto.
E’ altrettanto sconsiderato accontentarlo in ogni cosa. La vita è lotta e bisogna saper procrastinare i desideri ed impegnarsi a realizzarli. Chi ha tutto non dà valore a niente.
Un consiglio: quando vostro figlio vi porta un problema o si comporta in maniera che voi giudicate scorretta, ricordatevi prima di come eravate voi da ragazzi, di cosa facevate e di come consideravate i vostri genitori. Noi adulti ci dimentichiamo che da giovani anche noi abbiamo contestato, trasgredito e disubbidito… Lo faranno anche i vostri figli…
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