E’ incredibile quanto gli esseri umani siano attaccati al loro dramma personale, come lo vogliano proteggere, come se lo coccolino. Protestano, piangono, si disperano… non vorrebbero soffrire così tanto… e quando si prospetta la possibilità che esso si attenui, quando intravedono una via d’uscita, sono presi dal panico. “Come faccio senza il mio dramma? Non ho più scuse per fare ciò che credo di desiderare”.
E’ molto più comodo pensare che se non fossi oberato di lavoro, che se avessi quella donna, se potessi vivere in campagna… allora sì che potrei finalmente essere ciò che sono davvero, essere vero, godere della vita…
Sono giunto da tempo alla conclusione che la gioia faccia più paura del dolore, che la libertà faccia più paura della schiavitù. Assumersi la responsabilità di se stessi è un fardello troppo pesante! Meglio lamentarsi!
Forse le mie parole sembreranno ad alcuni impietose, ma vi assicuro che ne ho l’evidenza giorno dopo giorno nel mio lavoro.
Persino le autentiche disgrazie, che farebbero male a chiunque, vengono adoperate per assumere privilegi, per diventare importanti agli occhi degli altri… Usare il dolore per essere protagonisti!
Questo discorso conduce a una semplice verità: finchè non si inizia a percepire un autentico spazio di coscienza, finchè non si ha la sensazione di avere valore per ciò che siamo, a prescindere da ciò che facciamo, finchè non c’è amore per se stessi, la libertà è un peso e non sappiamo che farcene.
Ci aspettiamo sempre che la vita ci dia qualcosa… ma perché dovrebbe darci qualcosa? Noi siamo la vita. Perché non andiamo a prenderci le cose che davvero ci servono? Forse perché pensiamo che siano cose enormi, irraggiungibili.
In effetti abbiamo bisogno di poche cose vere e quelle possiamo trovarle soprattutto dentro, ma anche fuori. Cavalchiamo la vita, lasciamo che sgorghi dal nostro cuore e dal plesso solare l’anelito e l’aggressività vitaleche ci conduce ad andare verso le cose.
Il bambino dall’allattamento, in cui dipende totalmente dalla madre, passa a una fase incredibile: scopre che può iniziare a camminare e può andare a prendersi le cose.
Usciamo dalla fase del lattante e andiamo verso… “aggredire” vuol dire, appunto, “andare verso” (ad-gredior)…
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