Quasi tutti i ricercatori spirituali hanno la mania della perfezione, che potremmo chiamare “mania d’illuminazione”. Ma anche nei casi meno gravi d’identificazione con il personaggio del saggio ricercatore o del devoto meditante, si cerca di realizzare un modello di comportamento, attraverso l’imitazione di atteggiamenti di bontà, di compassione, di gentilezza, di equanimità, di parsimonia, di castità… e l’elenco potrebbe continuare.
Tutto questo porta fuori strada e non conduce da nessuna parte. Addirittura bisogna fare molta più fatica a smantellare i buoni propositi.
Intendiamoci, ciò che ho elencato sono qualità di valore, ma devono essere una conquista reale e non un atteggiamento. Altrimenti diventiamo “sepolcri imbiancati”.
Bisogna essere ciò che si è davvero e far pace con tutto ciò che non accettiamo di noi stessi. Il qui e ora impone la verità di ciò che c’è e di ciò che è. Ogni conflitto va bandito perché è un totale spreco di energia. Non posso far finta di essere ciò che non sono, ma ho più possibilità di trasformare i miei limiti, se li riconosco con tenerezza amorevole.
Ogni azione che compiamo sarà parziale, ma la potremo compiere al massimo delle nostre possibilità. Fare la cosa giusta, alla nostra portata, ci fa sentire un senso di pace. Ma se ci poniamo un modello che non corrisponde a ciò che siamo, ogni azione ci lascerà insoddisfatti e frustrati.
Dice Arnaud Desjardins: “La Via non consiste nel compiere azioni ammirevoli, ma nello svolgere le azioni quotidiane in modo ammirevole”. Significa che dobbiamo compiere le azioni più semplici con la Presenza, con la Vigilanza, con la coscienza di esistere, dedicando a ognuna di esse la nostra completa attenzione secondo ciò che per noi è il massimo realmente sostenibile dal livello in cui ci troviamo.
“Smettete di distinguere tra le grandi azioni esemplari, meravigliose, eroiche, e le piccole azioni mediocri, terra terra. L’azione è sempre azione e tutte le azioni sono importanti”, dice Desjardins…
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