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35. IL GUERRIERO E IL LAMENTARSI

“Ogni volta che smettiamo di lamentarci e permettiamo alla buona fortuna di ispirarci, entriamo nel mondo del guerriero”; tratto da Consigli ad un Guerriero Compassionevole di Pema Chodron (Oscar Mondadori)

cascateUno degli atteggiamenti più dannosi dell’essere umano è il lamentarsi perché questa azione rafforza l’atteggiamento negativo e ratifica la convinzione di essere in una spirale persecutoria. Sul piano energetico chiude il collegamento col flusso della vita e con i processi armoniosi che sono animati dalla legge dell’amore e della gioia.

Il lamento è indice di impotenza, e talvolta nasconde un certo compiacimento distorto, come se affermare la nostra sofferenza ci consentisse di sentirci importanti ai nostri occhi e a quelli degli altri.

Tolle nel suo libro “Un Nuovo Mondo” parla del corpo di dolore. Esso è costituito dall’insieme delle sofferenze che impregnano la nostra aura, a cui spesso siamo profondamente attaccati, come se attraverso il dolore rivendicassimo la nostra identità.

La sofferenza attrae sempre sofferenza e questo meccanismo favorisce negli individui la convinzione di essere perseguitati dalla sorte.

Il guerriero si guarda bene dal cadere in questo tranello della mente perché sa che la cosiddetta buona sorte altro non è che il naturale processo di flusso della vita, quando la corrente non è ostacolata dalle dighe.

Bisogna quindi ristabilire il flusso, quando sentiamo un ristagno o delle opposizioni. In questo ci viene in aiuto la disciplina del guerriero. E’ molto utile fare degli esercizi di respirazione e di meditazione, oppure un esercizio fisico collegato ad una doccia salutare. L’acqua purifica molto.

Nei casi di maggiore tamas, ovvero quando ci si sente in una palude, si può optare per un’azione corporea forte, ovvero esercizi fisici fino allo sfinimento.

Bisogna comunque fare tutto ciò che è in nostro potere per rientrare nella sensazione corporea e nello spazio del Cuore.

continua..

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