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42. IL GUERRIERO E L'AUTODETERMINAZIONE

42. IL GUERRIERO E L’AUTODETERMINAZIONE

Nessuna religione dovrebbe arrogarsi il diritto di decidere al posto delle singole coscienze degli individui, soprattutto non dovrebbe sostituirsi od interferire con il potere politico di uno stato che deve garantire ai suoi cittadini la possibilità di fare altre scelte etiche.

Il caso di Eluana è l’emblema di una situazione umana adoperata per contese di potere che nulla hanno a che fare col senso profondo di questo dramma, che dovrebbe essere del tutto privato!

La vita è un fenomeno naturale come la morte. Non mi si venga a dire che in natura Eluana sarebbe ancora in vita, ammesso che si tratti di vita, se la tecnologia non intervenisse pesantemente a tenere artificialmente in uno stato vegetativo un essere umano che, (ripeto) secondo le leggi naturali, sarebbe già morto da tanti anni.

Questa è una violenza perpetuata all’involucro corporeo di una donna e una violenza alla natura perché viene simulata una vita meccanica per mezzo di forzature meccaniche e di un accanimento terapeutico.

Questa è violazione della libertà più essenziale. Perché un individuo non può essere padrone della sua vita e della sua morte, quando non lede il diritto altrui?

Perché una chiesa non si fa portatrice di una legge autentica d’Amore e di Compassione? Perché non accetta che ci possano essere altre concezioni etiche?

Ma veramente in coscienza qualsiasi essere umano può affermare di sapere le leggi del Divino e obbligare a seguirle chi non crede in queste sue interpretazioni?

Il guerriero ha il senso del Divino, ma è una sua conquista personale e fa i conti solo con la sua coscienza.Essere credenti non coincide con l’appartenere ad una determinata istituzione religiosa. Invece c’è l’assunto presuntuoso che solo un cattolico è credente. Ma l’assurdo più totale è che questa affermazione è sostenuta dalla maggior parte dei movimenti religiosi.

Se un essere umano ha un male che lo condurrà alla morte, può scegliere liberamente di lasciare che la natura faccia il suo corso e decidere di non curarsi. Questo non va contro le leggi che i “sapienti” dicono di sapere così bene, perché morire è una legge di natura e la natura è espressione del Divino. Non si viola così nessun principio etico.

Una società che nega il diritto di morire naturalmente è veramente pericolosa perchè assume il controllo totale sugli individui e sulla loro coscienza.

Torniamo alla legge dell’Amore che consente agli uomini di avere una propria coscienza.

Continua..

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