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177. CIÒ CHE È GIUSTO E CIÒ CHE È VERO

177. CIÒ CHE È GIUSTO E CIÒ CHE È VERO

Spesso sento chiedermi: “Che cosa è giusto per me?” Ed è proprio in una domanda così concepita che si nasconde una trappola in cui possiamo restare impigliati per sempre. Giusto o sbagliato rientra nelle categorie mentali e non si collega al “sentire”. Io non potrei mai sapere cosa è giusto per una persona, perché la stessa scelta o la stessa azione può essere dannosa per un individuo ed essere invece salutare per un altro.

Bisogna chiedersi invece che cosa “sento vero per me”, al posto di “cosa è giusto per me”. Ma se non siamo in contatto con il sentire, se non abbiamo la percezione del nostro corpo e, in una fase più avanzata, del nostro “Cuore”, restiamo imprigionati nella categoria del giusto e sbagliato.

Coscienza del corpo apertura del cuore sono fasi indispensabili per passare da una coscienza mentale a una coscienza sovramentale, dalla terza alla quarta dimensione, dall’homo sapiens all’Uomo Nuovo.

Potrei dire quindi che solo ciò che è vero per me è, di conseguenza, giusto.
Ma la verità non è un concetto, non è un tema metafisico, la verità è armonia del sistema, è un modo difunzionare in maniera integrale, è la coscienza della vacuità in cui tutto è unito e collegato ed in cui anche le contraddizioni si fondono, è la consapevolezza focalizzata senza rappresentazioni che la deformino.

Stiamo andando verso l’Uomo Nuovo e non possiamo e non dobbiamo più ignorarlo. Il guerriero non dubita di ciò ed è in cammino sull’onda della nuova coscienza di cui assaggia piccoli tesori e di cui sente il fremito.

È curioso, ma anche significativo, che qualcuno se ne renda conto persino nel percorso cristiano. Il gesuita Padre Hugo Lassalle nel suo libro Zen e Spiritualità Cristiana (Ed Mediterranee) dice:

“Non si può ignorare il fatto che lo spirito umano sia capace di un’evoluzione che anni addietro era appena immaginabile. Soltanto pochi grandi uomini, più avanti rispetto all propria epoca, lo hanno previsto. Basti pensare soltanto a Teilhard de Chardin in Occidente e Sri Aurobindo in Oriente” (pag 54) […] Forse l’umanità potrà difendersi dal declino in virtù della nuova coscienza. Poiché, finchè restiamo al livello della coscienza mentale, ogni progresso nel campo della scienza e della tecnica, rappresenterà sempre un nuovo pericolo”. (pag 174)

“Il nuovo uomo troverà altre strade di cui oggi non sappiamo ancora niente […] Quel che fino ad oggi è stato concesso soltanto a pochi, sarà normale per ciascun uomo che non si opporrà alla nuova coscienza, ma la integrerà con la propria umanità. Il nuovo uomo sarà un illuminato e in termini cristiani un mistico.” (175-176)..

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