Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

208. IL GUERRIERO E IL CORPO SPIRITUALE

208. IL GUERRIERO E IL CORPO SPIRITUALE

Questa è l’era della distruzione di un sistema che la mente degli uomini ha creato, un sistema di conoscenze separate, di fratture e di piccoli pezzi di verità contaminati da veli, offuscati dall’egoismo strutturato nei meccanismi di sopravvivenza dell’ego.
Ma è anche l’era del risveglio, della nuova alba, un’era in cui si comincia a manifestare una nuova forma di coscienza che si esprime in un paradigma scientifico che scopre l’unità della materia, dell’energia e della coscienza.
E’ proprio la fisica quantistica ad aprire la porta a conoscenze che erano appannaggio di antiche tradizioni e che venivano relegate nell’ambito della spiritualità.
Finché era la mente separativa a dominare, una mente rigida che è espressione di una corazza, forgiata nei secoli da una cultura della morte e della colpa, la scissione presunta tra materia e spirito era ratificata da una percezione alterata dal congelamento della pulsazione vitale. La corazza caratteriale infatti crea una frattura tra il sentire vivo e gioioso e la rigidità dormiente del nostro corpo-individuo.

Bisogna avere il coraggio di affermare a gran voce che non esiste spirito e materia, ma c’è un’unica realtà che vibra si varie frequenze della stessa coscienza universale.
Di conseguenza non esiste la via psicologica e quella spirituale, separate da domini completamente diversi. Soma, psiche e coscienza sono la stessa cosa nella loro costituzione essenziale.
Wilhelm Reich lo aveva capito e lo esprime chiaramente, per chi ha occhi per vedere, in libri come Etere, Dio e Diavolo L’Assassinio di Cristo. Anche Alexander Lowen lo afferma (si legga La Spiritualità del corpo). Ma, a mio avviso, colui che in maniera più esaustiva si fa emissario di questa conoscenza è Sri Aurobindo, Mère e Satprem.

Scrive Sri Aurobindo: “Solo i vecchi metodi yoghici richiedono il silenzio e la solitudine. Lo yoga di domani sta nel trovare il Divino nel lavoro e nel rapporto con il mondo”. E continua: “Considerare il corpo una carcassa è il segno del sannyasa (colui che rinuncia alla vita), della via del Nirvana (in cui il mondo è illusione). Con questa idea non si può vivere la vita del mondo. Bisogna invece sentire la gioia in tutte le cose, nel corpo e nello spirito. E il flusso di questa gioia si precipita anche attraverso il corpo”…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Lascia un commento con Facebook