Nel percorso di crescita interiore per chiunque la prima tappa da cui partire è la consapevolezza di non essere consapevoli di sé. Può sembrare un gioco di parole, ma ciò che dico è molto serio! Il primo risveglio è accorgersi di essere addormentati, ovvero identificati con i nostri personaggi dell’ego.
Per questo in ogni Tradizione si parla del risveglio in vari modi e linguaggi: il ricordo di sé, il testimone, la presenza, la vigilanza, la veglia…
Ciò che conta è comprenderne il senso: iniziare ad avere sempre più momenti in cui non siamo immersi nei pensieri automatici, nelle fantasie e nelle emozioni, ma siamo capaci di restare consapevoli di esserci mentre viviamo i momenti della nostra quotidianità.
Questo primo momento di risveglio è anche raffigurato nella metafora di non essere più ciechi o di aprire gli occhi o tornare a vedere.
Negli Atti degli Apostoli si legge a proposito di San Paolo (Saulo di Tarso) che aveva perso la vista, non sostenendo la potente Luce che lo avvolse, provenendo dal cielo: “Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla (…) Lo condussero a Damasco dove rimase tre giorni senza vedere (…) Allora Anania andò, entrò nella casa e gli impose le mani (…) ed improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e recuperò la vista”.
Nell’orto di Getsemani Gesù portò con sé Pietro e i due figli di Zebedeo e disse loro: “L’anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate con me (…) Poi tornò dai discepoli e li trovòaddormentati e disse a Pietro: ‘Così non siete stati capaci di vegliare con me un’ora sola? Vegliate e pregate…”.(Matteo)
Il guerriero sa che ci vuole una vera aspirazione e una forte determinazione per praticare il risveglio. Cento volte al giorno si dimenticherà di se stesso e cento volte al giorno tornerà a vigilare!
L’ostacolo alla Presenza è l’identificazione. Così la definisce Arnaud Desjardins: “Identificazione significa farsi assorbire completamente da qualcosa senza più alcuna coscienza di sé”. “La vera meditazione è vigilanza e potrete meditare anche mangiando e camminando”.
Suggerisco quindi a ogni ricercatore di dedicare molto spazio alla pratica della vigilanza, o della presenza, onde sviluppare gradualmente il Testimone, lo sguardo dell’anima…
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