Il guerriero per essere coerente con se stesso deve spezzare ogni schema mentale che lo imprigionerebbe nell’ovvio e nello scontato. Agli occhi degli altri apparirà come un incoerente o come un folle perché non si allinea col comune buon senso.
I benpensanti saranno subito pronti a giudicarlo, felici di poterlo cogliere in fallo secondo la loro meschina morale. Essi hanno invidia per il guerriero, invidiano la sua libertà, anche se spesso non lo vogliono ammettere. Per essi è un personaggio scomodo perché li mette di fronte alla loro paura.
La libertà ha un costo altissimo. Perseguire la libertà di affermare ciò che si è veramente mette il guerriero di fronte alla possibilità di perdere sicurezze o presunte tali, e anche di creare sofferenza in alcune persone. Ma la Vita è continuo movimento e se si entra nell’energia della stagnazione (tamas) si fa del male a sé e agli altri, non offrendo loro la possibilità di salire di ottava tramite uno shock addizionale.
Dice Castaneda: “Ogni automatismo è per gli stregoni un fare; il non-fare significa invece evitare consapevolmente tutti gli automatismi, interrompendo queste sequenze e permettendo a sé stessi di fare nuove esperienze e riacquistare vera spontaneità. Evitiamo fin dal mattino di cadere nella catena di automatismi e nella trance della quotidianità”.
Dice SriAurobindo che ciò che gli esseri umani spesso chiamano bene è di fatto un male, e ciò che chiamano male può anche essere un bene.
Non ci sono certezze nella Via del Guerriero. Per questo è la via del Coraggio e anche della Solitudine nei passaggi fondamentali di stato. La solitudine però è una condizione che si accompagna alla sensazione di essere immersi in una Trama. Si è soli ma non ci si sente soli.
Il guerriero accetta tutto questo come condizione per la sua Libertà e impara a giocare con la Morte, fedele alleata, che gli consente di vedere la menzogna dei luoghi comuni e la inutile idiozia dell’importanza personale.
Tutto finisce tranne il Vero Centro di Verità.
Roberto Maria Sassone
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BELLISSIMO