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248. IL GUERRIERO E GLI SCHEMI MENTALI

Se il ricercatore della coscienza si è impegnato seriamente nella ricerca e nell’esperienza di sé, giunge un momento terribile in cui comincia a vedere che la trama della sua mente, dei suoi pensieri e delle sue convinzioni è per la maggior parte una rete di schemi mentali di cui subisce il condizionamento e che credeva fossero invece sue idee e sue convinzioni.

Le sue idee sull’amore, sulla ricerca interiore, sulla spiritualità, sulla morale… tutto crolla e si sente nudo e inerme.

Vede lucidamente che sono stati inseriti nella sua mente fin dai primissimi anni di vita dei virus che alterano la funzione dell’intelligenza, della comprensione e quindi delle scelte nelle azioni della vita.

L’inconscio collettivo della cultura alla quale apparteniamo, la religione che si è impiantata nell’area geografica in cui siamo nati, le idee politiche e sociali e le strutture caratteriali dei genitori plasmano la personalità in maniera così completa che ci convinciamo che la nostra struttura mentale ed emozionale sia davvero nostra!

Persino la nostra morale, l’idea di ciò che sia giusto o sbagliato, è forgiata nella maggior parte dei casi dall’azione ipnotica che questi principi hanno sulla nostra natura più profonda ed essenziale.

Per molto tempo il lavoro di trasformazione di se stessi tocca soltanto i nodi emotivi, i conflitti, i bisogni personali, tralasciando questo livello collettivo di condizionamento. Ma quando iniziano a lesionarsi gli schemi mentali di questo livello collettivo, l’intero edificio scricchiola.

Il guerriero sagace e previdente ha però nel frattempo sviluppato un processo di disidentificazione per mezzo della pratica meditativa costante che gli consente di aprirsi a uno spazio di coscienza e di presenza su cui poter restare ancorato nella tempesta.

Si è allenato a mettere radici nel sé, spostando il suo punto d’osservazione dall’ego alla coscienza di sé. La coscienza di sé è divenuta un’esperienza vera, anche se intermittente; è diventata una percezione e uno stato.

Il radicamento nella coscienza di sé, stato d’essere senza contenuti e attributi, diviene per il guerriero la sua salvezza durante il crollo del castello che aveva costruito e che era statocostruito intorno a lui da schemi mentali consolidati da secoli.

Lo spazio del cuore in cui respira la sua anima si apre e il guerriero scopre di essere un’anima rimasta impigliata nella forma che in parte ha costruito.

Roberto M. Sassone

 

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