Questo argomento è di estrema delicatezza.
Il guerriero è religioso per natura e non per scelta ideologica. La sua religiosità è la conseguenza di un contatto con la sua intima essenza che gli consente di sentire la sua appartenenza al divino. Il divino quindi per lui non è un’ideologia religiosa, ma un’esperienza profonda e concreta.
Ecco perché non aderisce a nessuna religione ufficiale che rischia di appropriarsi del Divino come se fosse una sua proprietà, stabilendo regole, canoni, e divieti.
Le religioni sono diventate portatrici di potere politico, agiscono per determinare le sorti del mondo, producono lotte e rivalità, si arrogano il diritto di parlare per bocca del Divino e di conoscere la Sua volontà.
Il guerriero non ha questa presunzione perché è consapevole dell’immensità del Sacro e del suo Mistero.
Egli sente nel suo Cuore di essere una scintilla divina, sente la sua piccolezza di fronte ad Esso e la gratitudine di essere nel momentaneo flusso della vita. Non teme la morte perché sente l’immortalità della sua anima.
Il rapporto col Divino è personale, senza alcun intermediario.
Il guerriero non ha il senso del peccato, ma dell’ignoranza e dell’incoscienza. Ha un naturale rispetto della vita e degli esseri viventi e non arreca danno. Le sue regole sono etiche e non hanno bisogno di comandamenti. Se commette degli errori è capace di correggerli e di crescere tramite essi.
Aborre ogni forma di fanatismo religioso che nel nome di Dio umilia gli esseri umani, li costringe a seguire dei dogmi e toglie loro la libertà di scegliere il loro credo.
Per il guerriero il Divino non è una fede, ma una certezza che ha conquistato attraverso una disciplina costante che gli ha aperto la porta del Cuore.
Non Lo svilisce personalizzandolo con attributi umani, non Lo considera un essere che stabilisce come l’uomo debba agire e che detta leggi inesorabili. Si sente al sicuro in Esso perché è Suo figlio ed avverte la Sua natura d’Amore.
continua..
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