Frequentando ormai da molto tempo ambienti in cui si pratica la ricerca interiore e la crescita personale, mi accade frequentemente di ascoltare i discorsi dei vari adepti di questa o quella scuola e di questo o quel maestro. Il tenore di queste conversazioni spesso cade sulla squalifica delle altre vie che non corrispondono a quella scelta dal ricercatore. Il tutto si può condensare nella frase “il mio maestro è migliore del tuo!”.
La prima considerazione da fare è che di fatto nessuno di noi è realmente in grado di valutare la bontà di una maestro e di una determinata disciplina, sia perché non conosciamo in maniera approfondita l’argomento, sia perché non abbiamo sperimentato seriamente quell’insegnamento, sia perché la nostra mente è piena di pregiudizi. La seconda considerazione è che ogni percorso può essere congeniale ad alcune persone e non ad altre e questo dipende dalle predisposizioni individuali, dalla struttura del carattere e dalle formazioni ideologiche.
Ciò che invece è corretto per ogni ricercatore è riconoscere che quell’insegnamento non parla al suo cuore o alla sua intelligenza, ovvero, non sente con esso un’affinità. Anche io sono caduto più volte in questo errore di atteggiamento, criticando alcuni movimenti, senza rendermi conto della mia presunzione.
La ricerca interiore è una foresta intricata in cui non si deve perdere la propria capacità di discriminazione e bisogna ascoltare le proprie sensazioni più profonde. Anche se non siamo in grado di valutare, possiamo però rispettare il nostro sentire. Accade inoltre che gli stessi discepoli di un maestro, i più convinti, siano quelli che gli fanno un pessimo servizio, interpretando male le sue parole e usandole in maniera fanatica.
Con questo voglio dire che dobbiamo mettere in conto durante la ricerca una serie di errori di ogni tipo e che non dobbiamo mai dare niente per scontato. Conta l’esperienza vera, la sperimentazione sincera, la verifica su se stessi di una trasformazione tangibile…
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