Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

186. IL GUERRIERO E LA PUREZZA DELLO SGUARDO

Il male della maggior parte degli uomini che appartengono alla cultura della società industriale è un vuoto incolmabile che obbliga a cercare continui riempitivi. Ma questo vuoto nasce dalla mancanza di contatto con la propria essenza, la cui conseguenza è la perdita di senso, l’assenza di un’intima gioia e della partecipazione al magico flusso della Vita.

Il piacere non è più spontaneo e, per tentare di ottenerlo, bisogna aumentare gli stimoli sempre di più. La conseguenza di questo fenomeno è la necessità di forti sensazioni e il continuo cambiamento di stimoli.
186rsNon si esce più da una siffatta spirale, a meno che non si recuperi un naturale contatto con la pulsazione vitale del corpo, che consente all’essenza di manifestarsi più spontaneamente. Anche la mente risente di questa pulsazione, essendo anch’essa parte del corpo.

Il guerriero, invece, non trova gioia perché possiede le cose e le cerca spasmodicamente; il suo modo di essere si esprime nel modo opposto a quello dell’uomo meccanico: egli trasferisce la propria gioia nelle cose. Non ha quindi necessità di riempirsi.
Dando alle esperienze la sua pienezza, diventa ricco ogni volta perché coglie sfumature e bellezze nascoste in cose semplicissime.
C’è un che d’infantile in lui, ma non di ingenuo.

Più la mente è contorta, più esclude la percezione diretta dei fenomeni della vita. Non è un caso che lo sguardo di un fanciullo sia più puro e sappia incantarsi di fronte a un piccolo insetto o ad una fiaba. Gli adulti, in conseguenza di uno sguardo divenuto distorto, finiscono col ricercare storie intricate, sofismi intellettuali e piaceri violenti.
Spesso il guerriero si annoia, stando con i “grandi”. I grandi sono coloro che “fanno gli adulti”: parlano di argomenti “impegnati”, “seri”, “dotti”. C’è solo erudizione mentale, dialettica sofisticata e lotta di potere intellettuale; niente umorismo, tuttalpiù sarcasmo. I “grandi” si annoiano anch’essi, ma difficilmente lo ammettono.

Il guerriero resta affascinato da cose piccole e si nutre di una passeggiata serena, di un film senza pretese, di una canzone. Prende il jet dell’osservazione e costruisce fantasie reali che hanno le radici nella vera percezione e nell’intuizione dei lati poco visibili. Va alle Seichelles nella sua stanza, va alle Maldive nella sua strada, va in Tibet nel suo silenzio…

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