Una qualità fondamentale del guerriero è la capacità di avere un intento inflessibile.
In questi giorni sono stato ad un weekend di preparazione al Diksha. Non è questa la sede per spiegarvi di che si tratta. Vi racconto ciò perché in tutto il corso si è parlato molto del Guerriero, con mia grande sorpresa.
Gli insegnanti ci hanno dato una chiave secondo me molto importante per spiegare l’intento e quindi renderlo più efficace:l’intento è la risultante del desiderio + l’anelito. Se manca uno di questi due elementi, l’intento non ha forza. Bisogna dunque essere pervasi dall’intento; senza entusiasmo non si realizza niente. Per comprendere se l’intento è autentico, bisogna osservare da dove nasce e qual è la vera motivazione che ci spinge.
Ho trovato molto stimolante questa formula che coniuga desiderio ed anelito perché il desiderio fa parte del Vitale e l’anelito nasce dallo Psichico, usando le parole di Sri Aurobindo. Il vitale è la sfera emotiva, degli impulsi, istinti, bisogni e desideri; lo psichico è l’anima, l’essenza, il vero sé individuale, il jivatman.
Traduco così questa formula: quando dall’essenza individuale nasce un anelito che si ammanta della forza del vitale (purificato), questa miscela crea l’intento inflessibile del guerriero che lo spinge all’azione.
A questo punto manca un passaggio: l’intento deve concretizzarsi nella vita terrestre in un’azione reale, pratica, per la quale bisogna applicare uno sforzo. Se questo sforzo, che preferisco chiamate impegno, è costante, si ottiene un risultato. Bisogna dare forma all’intento mediante l’azione.
I discorso è molto più ampio e fa parte di quella che viene chiamata da questi insegnanti la formula della crescita. Ve ne parlerò in un altro momento.
Intanto esprimo la mia gratitudine agli insegnanti del Diksha.
Continua..
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