Navigando nelle infinite possibilità dell'essere

138. IL GUERRIERO E IL DISCEPOLO IN NOI

Il tema che sto approfondendo con tutto me stesso è il meccanismo inevitabile per cui l’ego si appropria della ricerca spirituale. Questo argomento quindi dovrebbe essere al primo posto nell’attenzione del ricercatore.

138Quando diciamo “io faccio la ricerca spirituale” dobbiamo osservare con cura quale “io” sta parlando in quel momento tra le varie personalità che si alternano continuamente dentro di noi.

Dobbiamo anche osservare le motivazioni che ci avvicinano alla spiritualità: vogliamo trovare la pace, la felicità, dare un senso alla nostra vita, avere un carisma, sviluppare dei poteri psichici, consolarci a causa di un dolore? Tutte queste motivazioni sono dell’ego!

In un libro speciale, Il Vedanta e l’Inconscio, Arnaud Desjardins ci mette in guardia dicendo che nel ricercatore può nascere “un’ambizione che potrebbe anche essere iniziatica, yogica, addirittura mistica”. Quest’ambizione è “una dittatura” di un io che pretende di essere spirituale e che “prende il potere” su tutti gli altri.
Da di fuori noi vediamo una persona che sembra veramente immersa in nella spiritualità, ma in effetti è un’imitazione ben riuscita.

Deve nascere in noi quello che Dejardins chiama il Discepolo in noi.
Ma attenzione a non pensare “io sono il discepolo”, ma “in me c’è un discepolo”.

Il Discepolo che è in voi – dice Desjardins – si comporta con simpatia ed intelligenza nei confronti dei vostri altri aspetti (…) Questa è l’unica garanzia per un Cammino giusto”. Continua Dejardins: “Quando dico voi, non intendo rivolgermi a voi, ma al discepolo che avete dentro”.

Il discepolo non deve essere un torturatore intransigente, ma impone sugli altri vostri aspetti “un giogo dolce come quello di Cristo”…

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