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213. IL GUERRIERO E LA GIUSTA AZIONE

213. IL GUERRIERO E LA GIUSTA AZIONE

Spesso mi chiedono cosa sia giusto fare ed io non so rispondere, perché questa domanda sottintende che esista una regola assoluta a cui uniformarsi che prescinda dalla diversità e dalla complessità di ognuno.

In tal caso l’unica affermazione che mi viene spontanea è: “Non domandare cosa sia giusto, ma chiediti cosa sia vero per te”.
Bisogna sostituire al criterio di giustizia il criterio di Verità.
Ma per sapere cosa è vero, bisogna sentirlo; non lo si può pensare.
La difficoltà sta proprio in questo punto: il sentire. Per molti è un lusso sentire e saper riconoscere il proprio sentire!
E’ giusto ciò che sento vero. Per ognuno c’è una verità diversa. Naturalmente non stiamo parlano di verità assolute.
Il passo importante per ognuno è quindi imparare ad ascoltarsi, raffinando la percezione di sé.

Non bisogna però essere attaccati alla coerenza totale. Ogni ricercatore deve essere in grado di sapere a che punto sta con se stesso e non diventare un idealista della perfezione.
Se abbiamo delle contraddizioni, possiamo anche prenderne atto serenamente ed accoglierle, finché non sia mutato in noi qualcosa che sciolga la contraddizione.
La contraddizione fa parte del tessuto dell’ego e sfido qualsiasi ricercatore a sostenere di essere totalmente coerente. La struttura della personalità, soggetta alle istanze, spesso in conflitto, della mente, del cuore e degli istinti, è proprio il terreno su cui attecchiscono le contraddizioni.

Il guerriero impara a non entrare in conflitto con le sue contraddizioni, rinunciando a qualsiasi ideale di perfezione.Il guerriero è umano. Non vuole essere un illuminato, né tantomeno porsi come tale agli occhi degli altri. Di fronte a esse non diventa un giudice spietato, ma, un passo alla volta, con lo scioglimento delle emozioni represse, con la Presenza sempre più attiva nel suo quotidiano e con un osservatore accorto, la sua personalità si armonizza gradualmente.
Il guerriero non è connivente né indulgente con le sue contraddizioni, che lo portano alcune volte ad azioni divergenti, ma sa essere tenero con sé stesso e con gli altri. Non si va all’inferno, non si commette peccato!
Quindi bisogna attivare la virtù dell’onestà, riconoscere che alcuni bisogni ci fanno deviare dalla coerenza. Ma il Divino sorride di fronte alle nostre maldestre azioni, e anche il guerriero impara a sorridere di sé e della sua stupidità…

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